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Costume
Covid, la scuola sotto i riflettori. Difficoltà tra distanziamento e concorsi
Crediti Photo Nick Zonna

Scuola e Covid: il concorso straordinario 

“Il concorso si farà”, ha dichiarato qualche giorno fa la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, arrivando di corsa alla riunione M5s. Si tratta della prima delle tre selezioni del concorso straordinario per la scuola indetto per garantire l’assunzione a tempo indeterminato di nuovi docenti per le scuole secondarie. Avrà inizio il 22 ottobre con termine la metà di novembre, date che fin da subito hanno generato contrarietà tra gli schieramenti politici.

Primi fra tutti gli esponenti del Partito democratico, capitanati dalla responsabile all’istruzione Camilla Sgambato: “Farlo ora significa stressare le scuole, che verranno private di molti docenti, i quali andranno a sostenere le prove del concorso. Avremmo preferito farlo a ridosso delle vacanze di Natale". Ma dal Miur giungono solo voci di conferma e rassicurazione: “Il Ministero ha lavorato nelle scorse settimane per garantire la distribuzione dei candidati nelle aule per tutto il territorio nazionale, procedendo al reperimento di tutte le postazioni necessarie. Ciò eviterà qualsiasi forma di assembramento dei candidati". 

Pare essere questa l’ultima (in)certezza giunta dal mondo scolastico, da tempo in balìa di punti interrogativi senza risposte. 

Coronavirus a scuola: l'avvio di un anno nuovo 

Poco più di due settimane fa è suonato il fischio di inizio di un nuovo anno scolastico, nel quale bambini, ragazzi, docenti e genitori sono stati chiamati a convivere con un compagno insolito: il virus Covid-19. In Alto Adige e a Vo' Euganeo, in provincia di Padova, paese nel quale si è registrato il primo morto per Covid il 21 febbraio scorso, così come in alcuni istituti di Torino, la scuola è iniziata già dal 7 settembre, mentre nelle maggior parte delle altre regioni italiane esattamente una settimana dopo. Solo in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia e Campania la campanella è suonata il 24.

Gli alunni sono stati accolti, oltre che dalle classiche ansie e gioie da primo giorno di scuola, anche dalle molteplici incertezze causate dalla crisi pandemica: dalla copertura delle cattedre agli spazi modificati, dai nuovi dispositivi di sicurezza al distanziamento sociale. I docenti, infatti, pilastri dell’intero sistema, sono stati per molto tempo in preda a classifiche, punteggi e concorsi straordinari, per acquisire il ruolo o la cattedra annuale. Il tutto ha generato nell’opinione pubblica una spaccatura: da un lato chi premeva sullo svolgimento di un ulteriore concorso, dall’altro chi reputava questi tempi scomodi per attuarlo.

Nonostante le polemiche però, secondo una stima fatta dal sindacato Gilda degli Insegnanti, i posti vacanti in questo anno si aggirano intorno ai 170 -180mila. Si tratta di posti di ruolo, a tempo indeterminato, non ancora assegnati, che vengono per ora occupati da supplenze. Un numero già molto alto prima della pandemia, ma che è decisamente cresciuto in questi mesi, a causa dei pensionamenti e delle richieste arrivate dagli insegnanti di età superiore ai 55 anni, con patologie pregresse, che hanno deciso di non partecipare alla didattica in presenza per limitare il rischio di contagio. 

Banchi e mascherine a scuola: le regole  

Ma chi è rientrato a scuola ha dovuto fare i conti anche con altri problemi: spazi modificati per garantire il distanziamento sociale, presenza continua di dispositivi sanitari di sicurezza, scomparsa del “compagno di banco” e conseguente cambiamento nel vivere la socialità. Per assicurare il distanziamento è stato necessario utilizzare dei banchi monoposto, ripensare alla capienza delle classi, scaglionare gli orari di ingresso e di uscita, contingentare gli incontri in presenza tra genitori e docenti. Ma anche il contatto tra gli alunni ha subito limitazioni e stravolgimenti. Nelle scuole elementari e medie, dove la didattica è garantita in presenza, tra genitori ed alunni si è stretto un “patto di responsabilità”, per evitare il diffondersi incosciente di contagi e alunni potenzialmente positivi.

Solo le scuole superiori hanno invece continuato ad adottare, nella maggior parte dei casi, una didattica mista: metà in presenza e metà online. Tutti però sono stati chiamati ad utilizzare gli opportuni dispostivi di sicurezza, tra i quali gel e mascherina, in casi di spostamenti interni, quando il distanziamento di un metro non può essere assicurato. Lo stesso vale anche per i professori, ai quali è consentito togliere la mascherina solo durante le spiegazioni dalla cattedra, a due metri di distanza dagli alunni. 

Covid nelle scuole e la necessità di prospettive differenti

Lo scenario che si prospetta è quello quindi di una situazione non certa, ma in continuo divenire, mutabile da un momento all’altro. “Una scuola diversa e riconfigurata, ma anche pensata in modo diverso” – è così che lo scrittore e antropologo Marco Aime per il Fatto Quotidiano definisce la situazione presente, riflettendo sulle tematiche Covid, scuola e futuro. Gli ultimi mesi, caratterizzati da non semplici problematiche, sono stati il banco di prova di quanto effettivamente “mantenere la distanza” sia arduo. Difficoltà che, purtroppo, non si esauriscono solo nel contesto scolastico, bensì si ripercuotono anche nei rapporti sociali. Perché come sostiene Aime: “La scuola non è solo un luogo dove si apprendono delle nozioni, è anche il luogo dove si impara a vivere e a convivere con gli altri, a mediare le relazioni, a riconoscere il diverso. È a scuola che si formano i cittadini".

La pandemia ha messo sotto i riflettori il luogo forse più formativo ed essenziale per il percorso di vita di ciascun individuo, scorgendone di fatto i lati più intrinseci. Problematiche in realtà obsolete, che perdurano nel sistema da anni: “Se non pensiamo che la scuola e l’istruzione, la formazione in tutte le sue declinazioni siano il pilastro fondante su cui costruire il nostro futuro, abbiamo perso. Il crescente abbandono scolastico ci dice dove stiamo andando. Quindi, giustamente prendiamo tutte le precauzioni per proteggere gli studenti dal pericolo virus, distanziamo i banchi, usiamo le mascherine, ma pensiamo anche a costruire dei percorsi scolastici diversi. Il virus prima o poi scomparirà, l’ignoranza forse no".

 

 

 

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