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Ultimo aggiornamento: 11:24

ProduttivItalia: Travaglini torna a “La Piazza” con un nuovo Centro Studi per analizzare la produttività delle mPMI e rilancio del Sud Italia

Travaglini (ProduttivItalia): "Attraverso la diffusione di conoscenza e cultura, possiamo creare le condizioni affinché le piccole e medie imprese si rendano realmente indipendenti e si affranchino da quelle 'dipendenze novecentesche'"

di Redazione Corporate

ProduttivItalia: Marco Travaglini rilancia “La Piazza” con un Centro Studi dedicato alla produttività delle piccole e medie imprese e al rilancio del Mezzogiorno

Marco Travaglini, Presidente del nuovo Centro Studi ProduttivItalia, racconta il ritorno a “La Piazza” e illustra gli obiettivi della sua iniziativa per studiare e migliorare la produttività delle piccole e medie imprese italiane. Nell’intervista, Travaglini approfondisce anche le prospettive di sviluppo nel Sud Italia e l’importanza di diffondere conoscenza e strumenti per favorire l’innovazione e l’autonomia delle aziende. Tra temi economici e sociali, emerge una visione orientata a creare un impatto concreto sul tessuto produttivo del Paese.

Presidente Travaglini, cosa significa per lei tornare quest’anno in “Piazza”?

"Significa avere l'opportunità di dare continuità a un percorso avviato da diversi anni e nel quale la precedente edizione de 'La Piazza' ha costituito una tappa davvero molto importante. Quest’anno torniamo a Ceglie con un nuovo Centro Studi - ProduttivItalia - che abbiamo lanciato nel corso del 2025 in parallelo a tutte le nostre attività industriali. ProduttivItalia si pone l’obiettivo di analizzare in modo diverso le mPMI italiane e la loro (purtroppo) bassa produttività, cercando di offrire uno sguardo inedito e un pensiero laterale, attraverso modalità e approcci che stiamo definendo in collaborazione con diverse Università e Istituti di Ricerca, partner prestigiosi assieme ai quali abbiamo già avviato alcune ricerche che indagano il tema della produttività da molteplici punti di vista. Sono quindi molto felice e spero che questa edizione costituisca un secondo importante 'timbro' per continuare a tenere accesi i riflettori su quello che, a nostro avviso, è oggi il primo problema sociale ed economico del nostro Paese, ovvero la produttività delle piccole e medie imprese", ha dichiarato Marco Travaglini, Presidente del Centro Studi ProduttivItalia-Proposte per lo sviluppo.

La scorsa edizione ha rappresentato un momento di riflessione pubblica e confronto importante. Come si è articolato il vostro percorso nell’ultimo anno?

"In questi mesi abbiamo avuto l'opportunità di raccontare la nostra visione a diversi protagonisti del dibattito pubblico nazionale, alcuni dei quali conosciuti proprio in occasione della precedente edizione de 'La Piazza'. Incontrare soggetti interessati ad ascoltare la nostra storia ci ha permesso di trovare l'energia e la volontà di raddoppiare il nostro modello, affiancando al progetto industriale - che ha l’obiettivo di rendere accessibili alle mPMI i servizi a valore aggiunto - anche un progetto di natura più 'politica' orientato a indagare, con approccio analitico e scientifico, i risvolti socio-economici del mondo che abbiamo imparato a conoscere molto bene grazie all’attività imprenditoriale".

"Nel nuovo “progetto politico” che costituisce la seconda metà del nostro modello, un ruolo determinante è rivestito dal già citato Centro Studi ProduttivItalia, che si pone l’obiettivo di analizzare le cose da un punto di vista diverso,  correlando il tema centrale della produttività con le sue ricadute sociali oltre che economiche, quali le disuguaglianze, la fuga dei cervelli, la precarietà o la bassa natalità. Crediamo fortemente che sia ormai il tempo di voltare pagina, lasciandoci alle spalle dinamiche superate quali la contrapposizione tra CGIL e Confindustria - di fatto uno scontro unicamente politico che non produce risultati concreti - per imboccare una nuova strada che metta al centro una visione della produttività intesa in primis come problema di progetto e soltanto dopo come un problema di processo".

Il territorio pugliese, oggi, è spesso citato come laboratorio di innovazione economica e sociale. Quali opportunità vedete per il futuro, e come si inserisce il Centro Studi in questo contesto?

"La Puglia, oltre a essere una terra meravigliosa, è una Regione fatta di persone con grande apertura mentale e grande spirito di collaborazione, che dà molte opportunità e molti strumenti. Qui abbiamo già dei dipendenti in smart working che collaborano con la sede centrale di Roma e abbiamo deciso di investire ulteriormente attraverso l’apertura del nostro primo ufficio in questa splendida Regione: al momento stiamo valutando tra Brindisi e Taranto e non escludiamo che, viste le ottime risposte che stiamo ricevendo dal territorio, alla fine le sedi pugliesi potranno essere direttamente due. Abbiamo inoltre chiesto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy di supportarci nello sviluppo del nostro oggetto anche in Puglia e nel Sud, perché siamo convinti che qui sia possibile dar vita a un autentico laboratorio in cui crescere tutti. A mio avviso il 'Modello Puglia' è un esempio virtuoso che può essere replicato in altre regioni del Sud. Quindi, siamo qui anche per questo". 

Quali sono ad oggi i temi più urgenti su cui concentrare l’attenzione di chi partecipa al dibattito pubblico ed economico in Italia? C’è un messaggio che spera venga ascoltato dalle istituzioni e dal mondo produttivo?

"Spesso in Italia ci perdiamo dietro l’hype e le narrazioni politiche create ad arte per distrarre l’attenzione dall’assenza di reali opportunità e soluzioni. Il messaggio che vogliamo dare è quindi forte e molto diretto: in un mondo governato da finanza, comunicazione e tecnologia, occorre fare un importantissimo lavoro di diffusione della conoscenza, rendendo accessibili e comprensibili questi strumenti anche a quella enorme platea - penso ovviamente alle oltre 4 milioni di mPMI italiane - che ne avrebbe davvero bisogno ma che continua a rimanere esclusa da quei 'mondi'". Se non troviamo il modo di 'rendere commodity' la gestione di quelle opportunità, continueremo a vivere in un mondo che viaggia a due velocità: da una parte un mercato 'ON' fatto di poche imprese in grado di leggere il presente e stare al passo; dall’altra, un mercato 'OFF' fatto della stragrande maggioranza delle aziende, che non sa neanche a chi rivolgersi per fare il primo passo verso il cambiamento".

"Attraverso la diffusione di conoscenza e cultura, possiamo creare le condizioni affinché le piccole e medie imprese si rendano realmente indipendenti e si affranchino da quelle 'dipendenze novecentesche' che ne impediscono la reale crescita: la dipendenza da modelli industriali che non funzionano più; la dipendenza dalla politica che promette e non riesce a mettere a terra le proprie promesse; la dipendenza dalle banche, che operano attraverso un modello obsoleto che finanzia pochi o peggio, solo chi si conosce, secondo una delle tante distorsioni tutte italiane. Dobbiamo assolutamente rendere concreta in primis la capacità delle persone di parlare, con cognizione di causa, di finanza, comunicazione e tecnologia. Solo così potremo superare le tre dipendenze di cui sopra".