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Costume
Stefano Bressani: da Pavia verso il MOMA di New York

Abbbiamo incontrato Stefano Bressani nel suo atelier nel centro di Pavia, dove elabora le materie prime e immagina le sue opere, traducendo le idee in "sculture vestite".
Perchè la materia di Bressani, la sua tavolozza dei colori, la sua argilla sono gli abiti, i vestiti.

Li sceglie ad uno ad uno, comprandoli ovunque e trasformandoli in pennellate di colore con le quali produrre le sue opere. Sono quadri ? Immagini ? lui le definisce appunto "Sculture Vestite" tessuti e tracce di abiti composte a riprodurre la sua idea di immagine.
Autodidatta (era ingegnere/designer) è il capostipite e per ora l'unico artista ad esprimersi in questa forma.
Di successo, sta lavorando ad una mostra su Picasso, ed alcune delle sue opere già sono state esposte a compendio di mostre del grande artista spagnolo.

La sua è una ricerca continua, approfondita, di una forma di espressione che richiede "un lungo lavoro di ideazione e preparazione - ci racconta al suo tavolo di lavoro - di un abito utilizzo a volte anche solo un piccolo pezzo, ma quella tinta, quella fluorescenza, quella tonalità data da un certo tipo di stoffa è unica ed esprime ciò che voglio trasmettere".

La sua arte si esprime anche in declinazioni nel design, nella personalizzazione di calzature in particolare, un progetto con Moreschi, finito sui tavoli degli stilisti parigini, o le 300 paia "uniche" di Converse All Stars lavorate con i suoi disegni.

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La  fotografia - prosegue Bressani - è stata una scelta e un esame che ha decretatao la partenza di questo lavoro artistico, la traduzione delle immagini circostanti e degli sguardi, quelli da catturare ed interpretare con la stessa intensità della realtà, con la stessa verità della fotografia.

E' iniziato tutto da un disegno, da una scomposizione di immagini, dal desiderio di sperimentare e trovare qualcosa di personale ed unico, che identificasse, riconoscesse e diversificasse, un tratto da cui partire ed elaborare piani differenti sino a volerli vedere su altre dimensioni.
 
I tessuti sono l'anima di ogni opera, un cuore pulsante che batte all'unisono con il lavoro di scultura e le idee. Le trame, i colori e i materiali scelti, sono toccati ed osservati nel loro intimo per portarli in vita in ogni creazione.

La scelta di dare un nome a qualcosa che presnde vita, che identifica insieme all'unicità di tecnica e della riconoscibilità visiva, un lavoro creativo specifico ed unico, come lo sono loro, le opere, uniche ed irripetibili come l'attimo".

A Palazzo d'Adda a Varallo Sesia è in programma la sua prossima mostra nel mese di giungo. Da non perdere. 

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA A STEFANO BRESSANI

 

 

 

 

Ecco la biografia di Stefano Bressani scritta da Arianna Ginevra Sanna

 

Nato a Pavia nel 1973, si diploma in progettazione meccanica presso l’Istituto Cardano nel 93 e lavora per molti anni come progettista, facendosi anche apprezzare come arredatore e designer di interni.
Coltiva sin da ragazzo la passione per le arti figurative di cui approfondisce alcune tecniche presso le scuole civiche della sua città e durante questa intensa fase di studi, alla fine degli anni 80,scopre un’attrazione verso uno tra i più importanti maestri della pittura del XX secolo, Pablo Picasso e in particolare del suo periodo di forte sperimentazione“cubista”.
Bressani si forma come autodidatta, è interessato alla geometrizzazione, alla frammentazione e ricomposizione delle forme da cui elabora alcuni concetti fondamentali che lo porteranno ad esigere una tecnica estremamente personale ed unica; Durante questa fase, spicca la realizzazione di un disegno che sarà poi decretato il precursore del lavoro che caratterizzerà questo artista, un nudo di donna con tecnica a tempera che riflette in modo molto diretto, una sorta di disegno preparatorio al futuro, con una netta suddivisione di immagini, colori e soprattutto quei punti, che verranno poi sostituiti dai chiodi, nel contributo a fissare ulteriormente il racconto della sua storia.
Il voler esprimere qualcosa di innovativo, lo spinge ad utilizzare diversi supporti e materiali; La scomposizione delle immagini viene ripresa su carta, tele e tavole in legno ma è dall’incontro e l’amore per i tessuti che nasce la voglia di uscire dalla bidimensionalità per scoprire nuovi piani e quindi anche nuovi supporti.
La necessità di coniugare colori, linee e materiali diversi, da vita negli anni 90 a quello che sarà l’originale lavoro di Stefano Bressani e che chiamerà “Sculture Vestite”, ad indicare un nuovo momento che reinterpreta l’arte e allo stesso tempo ne consegna l’identità al legittimo proprietario.
L’ innovazione non solo visiva ma stilistica e tecnica, lo presentano come il fautore di un nuovo modo di fare e concepire arte dall’assoluta riconoscibilità.
Si muove tra strumenti di lavoro creati da lui che prendono il posto dei pennelli, mentre una tavolozza fatta di morbide stoffe sostituisce il profumo degli oli e della trementina, i colorati tessuti si ergono su supporti divenuti tridimensionali, scolpiti in modo preciso e sicuro, il disegno si tramuta in materia e il risultato ne è una creazione unica.
I primi soggetti sono l’ineluttabile omaggio alle opere di Picasso, dai ritratti agli astratti sino agli esempi di disegni, paesaggi e oggetti di fantasia.
Un periodo intenso e di studio che lo portano negli anni 2000 a volersi confrontare pubblicamente.
Bressani vuole avvicinare le persone alla sua tecnica con una comunicazione immediata e soprattutto riconoscibile e gli esordi pubblici avvengono tramite immagini legate a personaggi famosi, icone della musica o della storia in cui l’artista ne cattura emozioni e sguardi, li riveste di una nuova e calda forma trasmettendoli con realismo ma con un significato personalmente decodificato e reinterpretato.
Le opere tra gli anni 2008-2012 si presentano con superfici molto piene, colori accesi, soggetti stravaganti o provocatori e temi che richiamano la pop art, con cui l’artista gioca anche attraverso claim che intitolano alcune sue esposizioni.
Il lavoro di Bressani apre l’arte ad una visione che tocca diversi temi stilistici; Il colore, il calore delle stoffe, la tridimensionalità dei supporti e lo studio di linee prospettiche, trovano grande riscontro anche in quelli che sono i parametri del design ma emergono anche influenze dal mondo della moda con la creazione di collezioni e progetti dedicati.
Nel 2011 gli “SkultoKubo” segnano infatti un’altra evoluzione del lavoro, portando l’operato da una tridimensionalità dei quadri, definita “stiacciato tessile ”, al tutto tondo,come per la linea “Skultoshoes” scarpe-opere d’arte, dove in entrambi i casi, ne firma una “trama”.
Nel 2012 con il “David”, c’è la ripresa del tema della scultura (la prima fu la “Statua della Libertà” nel 2010) ma con un interesse verso il mondo classico che sviluppa in maniera più ampia nel 2013 con altri due scorci dedicati al capolavoro di Michelangelo e l’esempio più imponente di un Bronzo di Riace.
Prosegue la ricerca dei materiali nel 2013 e in particolar modo con due lavori; “Obeliskus”, la prima opera monumentale da esterno, caratterizzata da tessuti tecnici adatti ad ambienti non protetti e il “Mosè”, che fa un salto temporale nella contemporaneità illuminandosi al buio grazie ad una miscela fluorescente e di cui ricorda i primi esperimenti di ologrammi.
Con la fine del 2013, l’operato di Bressani subisce un cambiamento evidente nella scelta stilistica; Dalla quasi esigenza di proporre opere di grande impatto visivo in termini di colore e saturazione degli spazi, si passa ad evidenziare un unico soggetto dai colori tenui su sfondi di più ampio respiro, in cui colori scuri ed eleganti, mettono in risalto la raffinatezza dei dettagli.
Questa inversione di marcia, si riassume con i lavori sui David e il Bronzo di Riace ma si intravede un primo approccio con due dettagli di motore già nel 2010 (Vespa Engine Stock 1 e 2 ) mentre si enfatizza con una serie dedicate alle rane tropicali.
Il 2014 si apre con il ritorno alla scultura a tutto tondo, facendo vivere alle Sculture Vestite una dimensione più reale con le “Teste d’Artista” che, staccandosi dai piani, si materializzano nello spazio.
Questo è anche l’anno che vede un importante richiamo al passato; A distanza di 7 anni, con 3 lavori dedicati, “Maya con la bambola”, “Picasso Horse” e la “Donna che gioca con cane”, non solo vi è una seconda commemorazione a Picasso ma anche la voglia di rimarcare uno stretto legame che Bressani sente con lui, nello studio e attenzione verso una materia che forgerà il suo personale racconto.

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