25 Aprile, quanti ipocriti luoghi comuni - Affaritaliani.it

Cronache

25 Aprile, quanti ipocriti luoghi comuni

Ernesto Vergani


Sono passati 72 anni dal 25 aprile 1945, giorno della liberazione dal nazi-fascismo. Il fascismo di Benito Mussolini e il nazionalsocialismo di Adolf Hitler furono due dittature, due totalitarismi - con in più la mostruosità dell’olocausto - dunque è giusto affermare che la Repubblica e la democrazia italiane nascono antifasciste.
Tuttavia tanta parte delle forze fondanti la Repubblica, dal PCI (Partito comunista italiano) di Palmiro Togliatti al PSI (Partito socialista italiano) di Pietro Nenni guardavano all’URSS di Stalin come a un modello. Ma tutte le dittature comuniste – da quella appunto sovietica alla Cina di Mao alla Cambogia di Pol Pot   -  fecero milioni di morti. È giusto dire che il comunismo ha prodotto più vittime del fascismo e che in quest’ultimo ci sono più elementi della democrazia - se non altro la libertà di possedere - che nel comunismo. Le giovani generazioni hanno chiaro che quest’ultimo è l’orrore, che la proprietà privata e la libertà sono intrinseche nell’uomo e che la democrazia liberale è la civiltà con la c maiuscola. Rimangono solo gli anziani o i 40/50enni che utilizzano cliché a parlare di antifascismo, di comunismo e di fascismo. Certo si può essere di destra o di sinistra, ma col tempo tutto cambia.
Bisognerebbe fare un altro salto. Mettere in discussione l’unità nazionale così come finora concepita. Educare alla democrazia, al federalismo, a partire da quello fiscale. Andare persino oltre. Riconoscere le differenze. Fingere che gli italiani siano uguali è ipocrita.  (Errore di Mussolini: non esiste la razza italiana, un siciliano non è uguale a un veneto; i primi (semplificando) sono alquanto notevolmente razzialmente arabi, i secondi indoeuropei e le razze sono un fatto: un pigmeo è diverso da un norvegese).