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Cronache
Militare tenta abuso, poi torna in Egitto. "Ma per Draghi priorità gli affari"

Militare egiziano scansa l'arresto fuggendo in patria. Rifondazione: "Draghi indifferente".

“Dei dittatori abbiamo bisogno”, diceva il presidente Draghi a proposito di Erdogan ma questo vale per ogni regime con cui si hanno vantaggiosi rapporti commerciali. A qualsiasi costo, al punto che un militare del regime di Al Sisi, venuto dall’Egitto per il ritiro di una delle fregate Fremm, vendute dalle nostre “prestigiose aziende”, ha potuto tentare una violenza nei confronti di una ragazza e, sapendosi denunciato, partire indisturbato sfuggendo alla giustizia. Il dittatore che ha fatto torturare e uccidere Giulio Regeni, che detiene illegalmente Patrick Zaki, studente all’Università di Bologna, che reclude 60 mila detenuti politici è intoccabile e come lui lo sono i suoi dipendenti. E' la denuncia di Rifondazione, che chiede al Governo italiano, insieme al ministero degli Affari esteri e della Difesa di chiarificare i fatti.

La Lega, partito in maggioranza, tanto pronto a gridare all’”allarme sicurezza” quando i presunti colpevoli di reati sono “immigrati”, o addirittura a condannare a priori chi cerca salvezza sulle coste italiane, stavolta, fanno notare Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Veruschka Fedi, segretaria provinciale La Spezia di Rifondazione, adesso tace.   

La violenza sulle donne è il punto cardine di una cultura patriarcale trasversale, in ogni angolo del mondo, chiunque, maschio, ne è colpevole, non merita attenuanti ne protezioni in nome degli affari di Stato.

Che governo e il parlamento – oggi si dovrebbe votare la cittadinanza italiana a Patrick Zaki – prendano impegno tanto a riportare Patrick nel nostro paese, quanto a far estradare e portare in giudizio chi ha tentato uno stupro e chi è responsabile dell’uccisione di Giulio Regeni.

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