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Cronache
“Anziani vaccinati, ma ancora segregati nelle RSA: spiegateci perché”
Una "stanza degli abbracci" in una RSA: dove c'è lo spazio per istituirle, sono ottime soluzioni per non privare gli anziani del conforto della visita dei parenti

“Vaccinati, ma ancora segregati. Sono gli anziani delle RSA, quegli stessi che in uno spot del Governo, alcuni mesi fa, venivano mostrati liberi di abbracciare i propri cari una volta vaccinati (e coi loro stessi cari in procinto di vaccinarsi). Ora, nella realtà, quegli stessi anziani che oltre ad aver ricevuto il vaccino sono anche guariti in precedenza dal Covid-19, hanno passato anche la seconda Pasqua confinati dentro quattro mura, esperienza che stanno vivendo da fine febbraio del 2020”. Così Stefano, professionista milanese, si sfoga con affaritaliani.it per la difficile situazione familiare che sta vivendo ormai da un anno.

“MIA NONNA E’ GUARITA DAL COVID, E’ STATA VACCINATA, MA NON POSSO VEDERLA”

“Mia nonna è ospite di una RSA di Milano. Ha avuto il Covid-19, per fortuna è guarita e recentemente ha fatto il vaccino Pfizer, sia la prima dose che il richiamo", continua Stefano. "E come lei, anche tutti gli altri anziani che vivono all’interno della struttura sono stati vaccinati. Eppure non può ricevere visite. Nemmeno quella di mia madre, che pure si è vaccinata. Non può nemmeno uscire per fare una passeggiata o andare al bar. Perché?”.

L’esperienza di Stefano è comune a molte altre famiglie che hanno parenti anziani ed è facile identificarsi nel suo smarrimento: “Ma allora quale era il significato che veniva dato a quello spot del Governo? Potranno mai uscire un giorno da quelle RSA o saranno destinati a concludere la loro vita senza più contatti fisici coi famigliari? E inoltre, assodato che ormai i vaccinati possono viaggiare per il mondo, perché un anziano vaccinato è ancora obbligato ad essere rinchiuso in una RSA? Perché non può stare insieme alla figlia o al figlio, magari vaccinati anch’essi? Anche su questo argomento spesso (volutamente?) dimenticato bisognerebbe fare chiarezza”. 

GUARDA LO SPOT SUI VACCINI

LA RISPOSTA DELLA RSA: “RISPETTIAMO LE REGOLE DI DPCM E ZONA ROSSA”

Affaritaliani.it ha contattato la RSA in questione, gestita da Coopselios, cooperativa sociale che offre servizi alla persona con soluzioni ai bisogni socio-assistenziali, educativi e sanitari in tutta Italia. Alberto Meneghini, Direttore dell’Area Lombardia, ci ha spiegato: “Dall’8 marzo 2020, data dell’entrata in vigore del primo DPCM, l’ingresso dei familiari all’interno delle RSA per le viste ai propri cari non è consentito, salvo casi particolari autorizzati dalla Direzione Sanitaria delle singole strutture. Purtroppo, i successivi decreti, a tutt’oggi vigenti, sono sempre stati in linea con queste disposizioni”.

“Coopselios è pronta a riattivare, nelle RSA che presentano caratteristiche strutturali idonee, la modalità dei colloqui esterni (vale a dire anziani in sicurezza all’interno della RSA e familiari in uno spazio esterno, divisi ad esempio da vetrate), ma anche questa modalità sarà attuabile al venir meno della locale Zona Rossa, cui è sottoposta anche la Regione Lombardia. La visita al parente in RSA, infatti, non è contemplata come giustificato motivo per uscire da casa”.

“Tuttavia i familiari possono fare richiesta di visita ai propri cari alla Direzione Sanitaria delle strutture, qualora sussistano situazioni di particolare gravità che saranno valutate dalla Direzione Sanitaria di volta in volta. Preme sottolineare che, purtroppo al fine di mantenere alta la guardia nella lotta contro il Coronavirus, le regole attualmente vigenti non contemplano altre soluzioni; tuttavia le strutture gestite da Coopselios, tramite i propri operatori, in attesa che si risolva al più presto questa difficile situazione, assicurano in modo continuativo telefonate e videochiamate tra i familiari e agli anziani ospiti”. 


IL PARERE DELL’EPIDEMIOLOGO: “CON LE VARIANTI RISCHIAMO UNA NUOVA STRAGE NELLE RSA”


Per approfondire il tema, affaritaliani.it ha chiesto il parere di Edgardo Valerio, noto epidemiologo milanese: “Al momento ci sono molte cose che ancora non sappiamo e bisogna essere molto cauti nel far riprendere le visite nelle RSA, altrimenti rischiamo una strage come quella che c’è stata lo scorso anno”. I vaccini, spiega il Dott. Valerio, non sono la panacea di tutti i mali: “Tutti i vaccini disponibili offrono una buona sicurezza contro la malattia grave, ma ancora non è chiaro se chi è vaccinato possa comunque diffondere il virus. Il vaccino Pfizer pare che offra una buona protezione anche in questo senso, ma ancora manca una dimostrazione chiara”.

In particolare, la minaccia è rappresentata dalle varianti: “Soprattutto quelle provenienti dal Brasile rischiano di fare dei danni tremendi: per queste forme, serve un livello di protezione più alto”. Un ulteriore problema è dato dall’andamento compassato della campagna vaccinale: “Le dosi inoculate sono ancora troppo poche per pensare ad un allentamento delle misure come sta succedendo negli Stati Uniti, dove al contrario hanno già fatto molti vaccini. Inoltre, far sì che una persona vaccinata possa godere di maggiori libertà rispetto ad altri rischia di creare un problema sociale di non facile soluzione, almeno fino a quando non aumenteremo il numero dei soggetti vaccinati. È una decisione politica non semplice da prendere”. 

Anche Stefano chiama in causa la politica: “Certamente sono per il rispetto delle regole, ma le regole le scrivono i politici”, spiega ad affaritaliani.it. “Io quindi vorrei sapere se c’è un pensiero su come tornare ad autorizzare le visite ai nostri parenti o se invece dobbiamo rassegnarci a non vederli più”. Un tema che il nostro giornale ha posto all’attenzione delle autorità competenti e che continueremo a seguire. 
 

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