Appalti, la denuncia degli imprenditori: "Non riusciamo più a lavorare" - Affaritaliani.it

Cronache

Appalti, la denuncia degli imprenditori: "Non riusciamo più a lavorare"

Antonio Bonifacio del C.RE.D.A.: "Le nuove leggi e il nuovo codice appalti stanno uccidendo le piccole imprese e gli imprenditori onesti"

"Non riusciamo più a lavorare". La denuncia del C.RE.D.A. (Comitato Regionale Difesa Appaltatori) della Sicilia è forte e circostanziata. "Si fanno solo le gare che fanno comodo" dice il presidente Antonio Bonifacio ad Affaritaliani.it. E le ultime leggi non hanno migliorato le cose, anzi le hanno peggiorate. La situazione è gravissima".

"E' in atto un vero e proprio "liberi tutti" da parte di Dirigenti, Pubblici Ufficiali e Imprenditori disonesti", afferma ancora Bonifacio. "La corruzione e il malaffare ormai padroneggiano in ogni settore dei lavori pubblici, specialmente dopo l'entrata in vigore del nuovo codice appalti (18 Aprile 2016). Non so più a chi rivolgermi per fare sentire la voce mia, e di migliaia di imprenditori onesti ridotti sul lastrico dal malaffare e che si scontrano ogni giorno con appalti truccati e aste turbate".

Ecco qui sotto pubblicato il dossier che Antonio Bonifacio e il C.RE.D.A. (che ha anche lanciato una petizione online che ha raccolto già più di 1600 adesioni) hanno inviato alle più alte cariche politiche e dello Stato per mettere in evidenza le gravi problematiche esistenti.

IL DOSSIER C.RE.D.A.

Egregi riceventi,

la presente per rappresentare il momento drammatico che ha travolto e continua a travolgere il mondo imprenditoriale onesto delle PMI, che operano al fine di portare dignitosamente avanti la propria professione. Ancora, tutt’oggi, si assiste in modo confusionario e caotico, sia per gli operatori economici, sia per le amministrazioni pubbliche, all’assegnazione di commesse con modalità poco chiare e trasparenti.

Molte sono le criticità che investono il settore:

  • procedure di aggiudicazione poco chiare (manifestazione di interesse, procedura negoziata, offerta economicamente vantaggiosa) dove si annidano accordi collusivi preventivi imprese/amministrazioni/pubblici funzionari, turbativa d’asta mediante cartello tra imprese;
  • istituti altrettanto inadeguati (avvalimento) che permette a qualsiasi detentore di partita IVA di partecipare a gare di commesse pubbliche senza averne le competenze e le capacità;
  • leggi esitate e poi impugnate, rinvii legislativi continui, a scapito della chiarezza e della trasparenza;
  • il versamento dell’1,5% alla ormai famosa società Asmecomm S.p.A. Si vuol ricordare che in Sicilia tale compito era delegato alle U.RE.GA e non aveva costi aggiuntivi per le imprese e per le amministrazioni, dato che i dipendenti delle U.RE.GA provenivano da altri uffici pubblici. Tale versamento, dagli imprenditori è considerato, consentiteci il termine, una tangente legalizzata;
  • L’avviso sui costi della pubblicità legale, che con l'entrata in vigore dell'art. 34, comma 35, della Legge n. 221 del 17/12/2012, a partire dal 1 gennaio 2013, ha posto a carico degli aggiudicatari di contratti pubblici gli oneri di pubblicità legale conseguenti alle spese per la pubblicazione dei bandi e degli avvisi di gara. Tali oneri devono essere versati alla stazione appaltante entro 60 gg.  dall'aggiudicazione definitiva dell'appalto a titolo di rimborso delle spese sostenute dalla stessa per l'assolvimento degli obblighi di pubblicazione previsti dal secondo periodo del comma 5 dell'art. 122 del D. Lgs. n. 163/06 e s.m.i.. Quindi in ottemperanza alla disposizione di legge sopra richiamata, verranno poste a carico dell’aggiudicatario dell'appalto le spese sostenute dalla Stazione appaltante per la pubblicazione nei quotidiani nazionali e locali dell'estratto del bando di gara in oggetto e del conseguente esito di gara. Tali spese ammontano regolarmente a circa €. 8-15 mila,altra tangente legalizzata;

Ma una criticità che emerge, più delle altre, è il ricorso al massimo ribasso con tutte le sue conseguenze: costruzioni che si trascinano da anni e mai terminate con notevoli danni alle comunità, risoluzione dei contratti, riserve, etc. etc..

Tutte criticità che servono ad attirare “imprese legate al malaffare” e al tempo stesso fanno fuggire quanti hanno la capacità di condurre una professione in maniera dignitosa e con l’obiettivo di portare a termine, con soddisfazione, la commessa acquisita e  consegnarla alla comunità.

E’ ormai consolidata l’opinione (secondo quanto è emerso sin dalla relazione della Direzione investigativa antimafia presentata in Parlamento, già nel primo semestre del 2010) che la criminalità organizzata ricorre a “nuove e sfuggenti tecniche di infiltrazione, che hanno sostituito le capacità di intimidazione con due nuovi fattori condizionanti: il ricorso al massimo ribasso e la decisiva importanza contrattuale attribuita ai fattori temporali molto ristretti per la conclusione delle opere”.

Per descrivere la gravità del fenomeno, basterà richiamare quanto emerge dalla relazione della Direzione Nazionale Antimafia, consegnata al Parlamento nel primo semestre del 2015, secondo la quale “Tutte le organizzazioni mafiose tradizionali mostrano un particolare interesse al settore degli appalti pubblici, tramite il quale acquisiscono importanti fonti di profitto, diversificano l’impiego dei capitali illecitamente accumulati, si inseriscono nell’economia legale e di fatto attuano il controllo del territorio, gestendo in via diretta o indiretta imprese economiche” .

Inoltre la stessa DNA precisa che “Tale situazione genera costi elevatissimi in quanto, oltre ad alterare il meccanismo della libera concorrenza, l’impresa caratterizzata da derive criminali trova il suo vantaggio nell’utilizzazione di materiali scadenti (basterà ricordare l’utilizzo di calcestruzzo depotenziato nella realizzazione di importanti infrastrutture), nell’esecuzione dei lavori secondo standard molto lontani dalla regolarità, nello sfruttamento della manodopera, nella dilatazione dei tempi e nel conseguente incremento dei costi”………… “Le modalità con cui le organizzazioni criminali riescono a pilotare le gare di appalto sono svariate: si va dai capitolati redatti allo scopo di individuare specificatamente l’impresa che dovrà risultare aggiudicataria, all’adozione di procedure negoziate senza gara creandone artatamente i presupposti”.

Sempre dalla stessa relazione della Direzione Nazionale Antimafia emerge il seguente dato allarmante:

Le infiltrazioni della criminalità organizzata economica nelle attività imprenditoriali lecite riguardano essenzialmente gli appalti di opere pubbliche e i settori  commerciali, attraverso un reticolo clientelare fondato su scambi e favori reciproci. I profitti illeciti così ricavati vengono reinvestiti in altre attività apparentemente lecite, con l’espediente di una schermatura tra l’impresa e l’origine criminale dei capitali e tra essa e l’agente di questa accumulazione, cioè il proprietario effettivo. Il riciclaggio viene quindi utilizzato da queste imprese per nascondere all’economia legale i proventi delle attività illecite e per trasformare il capitale illegale in capitale legale.”………. “Per la criminalità organizzata, la corruzione di funzionari pubblici e di soggetti economici anche privati è funzionale ai propri traffici illeciti nella misura in cui essa permette, fra l'altro, di accedere ad informazioni riservate, ottenere documenti falsi, pilotare i procedimenti di evidenza pubblica, riciclare i propri proventi ed eludere le azioni di contrasto da parte dell'autorità giudiziaria e di polizia”.

La stessa commissione Europea ha stimato che in Italia (prima in classifica tra i paesi membri per corruzione) il peso della corruzione equivale a circa 60 miliardi di euro annui.

Ancora la DNA nella sua relazione si esprime scrivendo:

“La corruzione è uno strumento tipicamente mafioso che non riguarda purtroppo solo la Pubblica Amministrazione, ma riguarda la politica e l’economia. La corruzione è un fenomeno di sistema come l’evasione fiscale. E’ assolutamente dilagante perché è stato per troppo tempo tollerato”

In quest'ottica, pur avendo presenti le esigenze di tutela della concorrenza, quali fissate dalle recenti Direttive Comunitarie 2014/23/UE del 26/02/2014 e 2014/24/UE del 26/02/2014, in materia di appalti, e dalle numerose pronunce della Corte costituzionale in tal senso, deve rilevarsi che l’esigenza di contrasto all’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore degli appalti costituisce interesse prevalente, soprattutto in Sicilia, dove secondo la stessa Corte Costituzionale scelte normative più severe appaiono ragionevolmente giustificate “...dalle peculiari condizioni dell’amministrazione locale siciliana, caratterizzata da fenomeni particolarmente gravi di pressione della criminalità organizzata sulle amministrazioni pubbliche e dal numero e gravità di episodi di illegalità amministrativa riscontrati in tale ambito. … A riprova della manifesta situazione di grave difficoltà in cui versano le amministrazioni locali siciliane, appare sufficiente riferirsi in generale ai molti materiali informativi raccolti, anche in sede parlamentare, sulla situazione delle pubbliche amministrazioni siciliane”. (C.Cost. n. 288/2007).

In tal senso si è espresso, lo scorso anno, anche il presidente dell’A.N.A.C. nel corso della audizione presso l’VIII Commissione del Senato, ribadendo che l’applicazione del massimo ribasso quale criterio di aggiudicazione risulta ad oggi “….un sistema che funziona male che si pone una serie di problemi che riguardano anche i rischi di infiltrazione mafiosa……”.

Vi è da aggiungere, inoltre, che proprio nella relazione di qualche settimana addietro il Presidente dell’A.N.A.C.,Raffaele Cantone, scatta una fotografia preoccupante dell’attuale condizione in cui versa il sistema degli appalti pubblici in Italia, riportando a chiare lettere di come viga attualmente “una sistematica e diffusa violazione delle norme ed un ricorso generalizzato ed indiscriminato a procedure prive di evidenza pubblica (come la procedura negoziata, ndr), con il conseguente incremento di possibili fenomeni distorsivi che agevolano il radicarsi di prassi corruttive”. In particolare, il Dott. Cantone, contesta quello che noi gridiamo da anni, ossia il ricorso sempre più frequente alla cosiddetta “procedura negoziata”, la quale, nonostante sia prevista dal codice degli appalti, è tutt’altro che una gara pubblica, in quanto mancano spesso i presupposti alle imprese per la partecipazione e si finisce per agevolare sempre gli stessi soggetti.

Pertanto in un appropriato sistema costituzionale di bilanciamento degli interessi, deve anzi rilevarsi che il contrasto all'infiltrazione della criminalità organizzata costituisce non tanto un interesse prevalente rispetto a quello della tutela della concorrenza, ma il presupposto di una tale tutela, atteso che un sistema permeato dalla criminalità è in sé ostativo all'instaurarsi di un effettivo confronto concorrenziale.

In altri termini, norme di contrasto dell’infiltrazione criminale nel settore degli appalti costituiscono la condizione grazie alla quale può realizzarsi un effettivo confronto concorrenziale che, in assenza di tali previsioni, si limita ad essere, viceversa, una mera petizione di principio, di calligrafico rispetto dei precetti della Corte Costituzionale, privo, tuttavia, di qualsiasi reale efficacia e foriero del perdurare della condizione patologica descritta dalla Direzione Nazionale Antimafia.

Preso atto di tale esigenza sottoponiamo all’attenzione delle S.V.I. le seguenti considerazioni sul nuovo codice dei contratti pubblici in relazione delle descritte esigenze di contrasto alla criminalità organizzata.

CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE

Per gli appalti di lavori, servizi o forniture che non abbiano carattere transfrontaliero, nel caso in cui il criterio diaggiudicazione sia quello del prezzo più basso, la stazione appaltante può prevedere nel bando che si applichi il criterio dell’esclusione automatica dalla gara delle offerte che presentano una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia individuata con il metodo già adottato dalla Regione Siciliana con L.R. n°14 del 10/07/2015.

Col predetto sistema, si sono raggiunti (basta verificare i dati degli appalti aggiudicati con tale sistema) due finalità sostanziali:

  1. il calmieramento dei ribassi, dovuto al fatto che non è prevedibile il meccanismo di determinazione della soglia di anomalia e quindi le imprese saranno costrette, in fase di valutazione dell’offerta, a valutare oggettivamente la tipologia di intervento da realizzare e non dovranno più, al fine dell’individuazione della media vincente, basarsi su calcoli statistici;
  2. contenimento delle possibilità di accordi collusivi in quanto, le imprese, non possono utilizzare dati statistici ai fini dell’indicazione del ribasso, ma dovranno formulare l’offerta sulla base di un’attenta analisi del progetto e dei costi sostenibili in base alla propria organizzazione imprenditoriale.

OFFERTA ECONOMICAMENTE PIU’ VANTAGGIOSA

A inizio 2014 il Parlamento Europeo, in seduta plenaria, ha approvato tre nuove direttive che gli Stati Membri hanno l’obbligo di recepire entro aprile 2016. Da tali direttive, grazie al nuovo criterio di “OFFERTA ECONOMICAMENTE PIU’ VANTAGGIOSA” scaturisce che le autorità pubbliche saranno in grado di mettere più enfasi su qualità, considerazioni ambientali, aspetti sociali e innovazione. I nuovi criteri porranno, sicuramente, fine alla dittatura del prezzo più basso e di certo la qualità sarà il punto focale.

Detto ciò, riteniamo doveroso esprimere le nostre perplessità su tale metodologia di aggiudicazione, consapevoli della Sua condivisione, già espressa in varie sedi, in quanto il più delle volte il criterio di assegnazione dei punteggi, da parte delle commissioni aggiudicatrici, non ha radici scientifiche, quindi oggettive, bensì si basa su ragionamenti soggettivi, dei singoli componenti la commissione, che pertanto non garantiscono parità di trattamento. Inoltre la bozza di legge in corso di approvazione (così come l’attuale legislazione) prevede l’insindacabilità del giudizioespresso dalla commissione, non permettendo, quindi, la formulazione di eventuali controdeduzioni da parte dell’impresa.

E’ pertanto del tutto evidente che, a causa delle “debolezze umane”, del triste primato, tutto Italiano, in termini di corruzione della Pubblica Amministrazione, tale metodo risulta facilmente soggetto al controllo della criminalità organizzata.

AVVALIMENTO

Per definizione l’avvalimento consiste nella possibilità, riconosciuta a qualunque operatore economico, singolo o in raggruppamento, di soddisfare la richiesta relativa al possesso dei requisiti necessari per partecipare ad una procedura di gara, facendo affidamento sulle capacità di altri soggetti e ciò indipendentemente dai legami sussistenti con questi ultimi.

Detto ciò, considerando che la legislazione vigente fissa in tema di qualificazione dell’impresa i requisiti minimi percentuali di capacità economico-finanziaria e tecnico-professionale che deve essere posseduta, ai fini della partecipazione alla gara, riteniamo necessario, al fine di garantire la qualità delle opere, che i requisiti minimi per usufruire dell’istituto giuridico dell’avvalimento siano il possesso dell’attestazione SOA anche di categoria I, altrimenti è come utilizzare due pesi e due misure,

Pertanto, gent.li Signori, alla luce di quanto evidenziato nella presente, Vi rivolgiamo un appello accorato affinché possiate intervenire per risolvere definitivamente le problematiche esposte.

Vogliamo, inoltre, portare all’attenzione di tutti i riceventi, che continuando a persistere l’attuale stato delle cose, ossia con gli operatori del settore che si troveranno costretti a dover aspettare l’invito per poter prendere parte ad una gara di appalto, vi saranno, gioco forza, ricadute catastrofiche sull’occupazione e sugli introiti spettanti allo stato. In particolare all’ A.N.A.C., che sulla base delle gare espletate nel 2015, perderebbe da un’analisi costi effettuata, all’incirca 432 milioni di euro all’anno. Ulteriori ricadute in negativo si abbatterebbero su tutto l’indotto economico derivante dall’ allestimento della gara d’appalto da parte dell’impresa (cauzione, spese postali, marche da bollo, sopralluoghi, dipendenti), per una perdita economica totale di circa 3,6 miliardi di euro, calcolati sulla base delle 24 mila gare d’appalto espletate nel 2015.

Quanto sopraesposto è meglio riassunto nello specchietto seguente:

 

Nell’auspicio di avere contribuito ad ogni necessario chiarimento, restando a vostra completa disposizione nel caso voleste interpellarci concedendoci un audizione, che con la presente formalmente Vi chiediamo, ci congediamo da Voi con una frase che mai come oggi sintetizza le esigenze del settore. Così chiudeva la lettera che l’ArchitettoSébastien Le Prestre Marchese di Vauben (Maresciallo di Francia) scrisse nel 1683 a Sua Eccellenza Il Ministro della guerra:

“Ecco dunque quanto basta, Eccellenza, perché vediate l'errore di questo Vostro sistema; abbandonatelo quindi in nome di Dio; ristabilite la fiducia, pagate il giusto prezzo dei lavori, non rifiutate un onesto compenso a un imprenditore che compirà il suo dovere, sarà sempre questo l'affare migliore che Voi potrete fare”.