Cronache
Coronavirus, il Viminale ai prefetti: rischio gravi tensioni

L'aveva annunciata lei stessa alla Camera nel corso del question time, e oggi la direttiva di Luciana Lamorgese, ministro dell'Interno, ai prefetti e' arrivata: perche' la 'fase 2' - al di la' di come sara' pensata - e' sempre piu' vicina, o meno lontana, a seconda della prospettiva scelta: e la ripresa, per quanto graduale sia, dovra' fare i conti con le inevitabili ferite del tessuto economico e con le ricadute sociali che queste ferite comporteranno. Un quadro dal quale la criminalita' organizzata tentera' di lucrare tutti i vantaggi possibili. Due, in sostanza, gli input arrivati dal Viminale: monitorare il disagio sociale e prevenire e contrastare qualsiasi forma di illegalita' legata piu' o meno direttamente all'emergenza. Sul primo fronte, i rischi maggiori sono legati al fattore tempo, a se e come gli aiuti predisposti dal governo riusciranno davvero a lenire i disagi delle fasce piu' deboli, alle opportunita' che i tantissimi lavoratori precari e 'in nero' avranno di rientrare in qualche modo nel circuito occupazionale. I primi segnali non possono lasciare tranquilli: gli assalti ad alcuni supermercati del sud sembrano un allarme presto rientrato ma in alcuni dei territori e dei quartieri a piu' alta densita' mafiosa c'e' gia' chi porta a casa buste della spesa e senza chiedere niente in cambio. Per ora. Perche' il rischio da evitare e' che i clan - dopo aver recuperato parte di quella 'reputazione territoriale' scalfita negli ultimi tempi dalla capacita' di contrasto delle forze dell'ordine e della magistratura - ne approfittino per un'opera di reclutamento a basso costo.
Ci sono altri due 'fantasmi' evocati nella direttiva: una ripresa dell'usura, anche quella individuale, favorita dalla carenza di liquidita' dei nuclei familiari, e il disagio abitativo, destinato a subire nell'attuale scenario "un incremento significativo". Tutto questo potrebbe comportare "gravi tensioni" se non addirittura "focolai di espressione estremistica": solo un'attenta opera di intelligence a livello locale e di ponderata valutazione degli indici di rischio puo' ridimensionarne la portata. Il fronte sicuramente piu' pericoloso resta pero' quello degli appetiti criminali sull'economia legale, delle infiltrazioni illecite nel sistema produttivo, del rischio di condizionamento dei processi decisionali pubblici funzionali all'assegnazione degli appalti. L'inchiesta che ha portato all'arresto di un imprenditore accusato di aver turbato una gara Consip sulla fornitura di mascherine e' a suo modo paradigmatica: il business della 'ripartenza' e' troppo ghiotto per non suscitare un certo tipo di interessi. E non e' difficile prevedere che le mafie saranno in prima fila, favorite dalla disponibilita' di somme liquide ingenti da investire nell'affare di turno. Massima vigilanza, dunque, anche sulle deroghe all'utilizzo delle risorse pubbliche consentite dalla normativa emergenziale: non bisogna consentire che diventino scorciatoie illegali, nemmeno in nome dell'auspicabile semplificazione amministrativa. Nella sua direttiva, il ministro Lamorgese individua alcuni dei settori piu' 'a rischio': la filiera agroalimentare, le infrastrutture sanitarie, la gestione degli approvvigionamenti, specie di materiale medico, il comparto turistico-alberghiero e della ristorazione, la distribuzione al dettaglio della piccola e media impresa. Senza sottovalutare la possibile comparsa di "nuovi fenomeni di illegalita'", in grado anch'essi di produrre ripercussioni sull'ordine e la sicurezza pubblica, "con riflessi negativi sulla stessa percezione della sicurezza a livello locale".