Cronache

Coronavirus, "La malattia continuerà a circolare. L'Italia non era preparata"

Il professor Gianni Rezza dell'Iss: "I tagli alla sanità hanno influito sulla diffusione del Covid-19"

Coronavirus, "La malattia continuerà a circolare. L'Italia non era preparata"

L'emergenza Coronavirus in Italia continua. Il numero di contagiati e morti scende, ma non si azzera e ci vorrà tempo per far si che questo avvenga. Intanto si pensa alla "fase 2", quella legata alla convivenza con il Covid-19, il professor Gianni Rezza, direttore del reparto malattie infettive dell'Iss, mette in guardia. "E' giusto voler tornare alla normalità, - spiega Rezza a Repubblica - soprattutto per chi sta soffrendo economicamente. Però è anche giusto continuare a essere preoccupati. Abbiamo fatto molti progressi, abbiamo più posti nelle terapie intensive, si fanno più tamponi, ma d’ora in poi occorre agire sul territorio per identificare tempestivamente qualsiasi focolaio, perché il virus continuerà a circolare. Non so se l'Itala sia attrezzata per questo, ma sono sicuro che si farà uno sforzo in questo senso. Magari irrobustendo con nuove forze la medicina territoriale.

Rezza torna a due mesi fa, dopo l'individuazione del paziente 1. "Ci sono stati i primi casi, ma il virus circolava in Italia da metà gennaio, forse ancora prima. La situazione si è fatta subito pesante, con gli 11 Comuni del Lodigiano dichiarati zona rossa. Ma purtroppo i buoi erano già usciti dalla stalla. Pensavamo di poter controllare il virus, invece ci siamo ritrovati l’epidemia in casa. Adesso - prosegue Rezza - va decisamente meglio. Lo dicono tutti gli indicatori: diminuiscono i nuovi casi, c’è meno pressione sugli ospedali e il famoso R0, l’indice di contagio, che nelle prime fasi dell’epidemia era superiore a 3 (ogni infetto contagiava in media più di tre persone, ndr) oggi è di poco inferiore a uno. Sfortuna ha voluto che l’epidemia esplodesse nella fase di picco influenzale: chi aveva il virus ma con sintomi lievi è stato scambiato per un malato d’influenza, solo i casi più gravi hanno fatto scattare l’allarme. Questo ritardo ha dato il tempo al Covid 19 di diffondersi. E poi nell’esito della battaglia ha contato l’impostazione dei Servizi sanitari nazionali, molti dei quali, anche a causa dei tagli alla sanità, erano impreparati".