Coronavirus, ridimensionato l'impatto. L'analisi sul numero dei decessi
Coronavirus, chi era costui? Qual è la situazione reale? I dati ISTAT ne ridimensionano e focalizzano l’effettivo impatto. 5 i fattori di amplificazione
Sul Coronavirus e Covid 19, tanto si è scritto e tanto si è detto, ciascuno con le sue tesi.
Priorità alla Salute, a discapito della Libertà e del Lavoro o priorità al Lavoro e alla Libertà, con maggiori rischi per la Salute?
Il dibattito è stato ed è tuttora aspro e polarizzato, e molti Paesi hanno applicato ricette diverse.
Inoltre, i veri numeri del Coronavirus non esistono. È sbagliato il numeratore dei decessi (sottovalutato per le morti “silenziose” e sopravvalutato in caso di decessi per patologie diverse ma comunque infettati dal Covid 19) ed è sbagliato il denominatore, ovvero gli effettivi contagiati, in quanto esistono persone infettate e non rilevate (non avendo eseguito i tamponi) e persone asintomatiche. Stime affidabili quantificano i contagiati al 15% della popolazione italiana ovvero circa 12 milioni di persone, e circa il 25% in Lombardia, ovvero 2,5 milioni di persone (tendendo, forse, ad una possibile “immunità di gregge”).
L’effetto è una varianza enorme, che oscilla tra chi quantifica l’impatto al 10% circa dei contagiati e chi allo 0,5% o 0,2%.
Coronavirus, chi era costui? Poche idee, ma confuse.
L’ISTAT ha da poco pubblicato un report relativo al totale decessi, ovvero un valore che include qualunque causa, senza cercare di identificare, magari erroneamente, le singole fattispecie, riducendo in questo modo l’errore aritmetico e scientifico.
Un premessa è doverosa: si deve rispettare e e stare vicino a chi ha sofferto tragiche perdite dei propri cari e a chi ha lottato in corsia per salvare vite, e qui si vuole solo ed esclusivamente riportare dei dati e poterli capire per poter affrontare meglio e più correttamente il futuro.
Il report riporta l’andamento dei decessi nel periodo 1 gennaio – 4 aprile per gli anni 2015-2020. Per l’anno 2020 dati anticipatori sulla base del sistema Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) Grafici interattivi a livello comunale
I dati riguardano una selezione di 1.689 Comuni operata sulla base di una valutazione della completezza e della tempestività delle informazioni raccolte, nonchè dei criteri statistici (numero decessi superiore a 10 e mediamente maggiori degli altri Comuni – con la conseguente soprvvalutazione degli effetti rispetto ai dati nazionali).
Abbiamo rielaborato i dati di 6 Comuni tra quelli disponibili: Milano Bergamo, Brescia in Lombardia, Bologna in Emilia, Settio Torinese in Piemonte, Verona in Veneto. Altri non è è stato possibile in quanto non rilevati (tra i vari, Padova, Treviso, Torino, Roma, Napoli, etc).
Fonte: elaborazione su dati ISTAT – report del 16 Aprile 2020 - periodi 1° Gennio - 6 aprile di ogni anno
Milano: 4.292 decessi nel 2020 rispetto ad una media di 4.084 nel quinquennio precedente (2015 – 2019), ovvero 208 in più. La fascia 85+ anni ha subito la maggior parte dell’impatto (226 decessi incrementali) e quella 75-84 è aumentata di 32, mentre sotto i 75 anni i decessi sono diminuiti di 60 unità
Bergamo: 983 decessi nel 2020 rispetto ad una media di 410 nel quinquennio precedente, ovvero 574 in più. La fascia 85+ anni ha subito la maggior parte dell’impatto (296 decessi incrementali) e quella 75-84 è cresciuta di 201, mentre sotto i 75 anni i decessi sono aumentati di 76 unità.
Bergamo, più di altri comuni, ha subito un impatto forte a seguito dei contagi nelle RSA (Codacons ne segnala 9 e l’OMS parla di “Massacro” RSA) e negli Ospedali.
Brescia: 1.022 decessi nel 2020 rispetto ad una media di 628 nel quinquennio precedente, ovvero 394 in più. La fascia 85+ anni ha subito anche qui la maggior parte dell’impatto (176 decessi incrementali) e quella 75-84 è cresciuta di 153, mentre sotto i 75 anni i decessi sono aumentati di 65 unità.
Settimo Torinese: 152 decessi nel 2020 rispetto ad una media di 146 nel quinquennio precedente, ovvero 6 in più. La fascia 85+ anni ha subito anche qui la maggior parte dell’impatto (31 decessi incrementali) e quella 75-84 è cresciuta di 3, mentre sotto i 75 anni i decessi sono diminuiti di 28 unità.
Bologna: 1.392 decessi nel 2020 rispetto ad una media di 1.382 nel quinquennio precedente, ovvero 10 in più. La fascia 85+ anni ha subito anche qui la maggior parte dell’impatto (21 decessi incrementali) e quella 75-84 è diminuita di 17, mentre sotto i 75 anni i decessi sono cresciuti di 6 unità.
VERONA: 919 decessi nel 2020 rispetto ad una media di 838 nel quinquennio precedente, ovvero 81 in più. La fascia 85+ anni ha subito anche qui la maggior parte dell’impatto (74 decessi incrementali) e quella 75-84 è cresciuta di 25, mentre sotto i 75 anni i decessi sono diminuiti di 19 unità.
Sommando le 6 province, emergono i seguenti numeri
TOTALE: 8.760 decessi nel 2020 rispetto ad una media di 7.488 nel quinquennio precedente, ovvero 1.272 in più. La fascia 85+ anni ha subito la maggior parte dell’impatto (824 decessi incrementali) e quella 75-84 è cresciuta di 398, mentre sotto i 75 anni i decessi sono aumentati di 50 unità.
La sintesi che ne emerge sembrerebbe essere la seguente:
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in generale, l’impatto del Coronvirus appare forse in generale di dimensioni più contenute rispettto alle effettive percezioni (in termini di freddi numeri, ferma restando la tragedia per molte persone) e più polarizzato
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l’impatto è in gran parte focalizzato sulla fascia 85+ (2/3 ca dei decessi) e secondariamente 75 – 84 (arrivando a circa il 96% sommando i due cluster)
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l’impatto è in parte focalizzato / amplificato in punti di “aggregazione” e con concentrazione di fasce di età elevate e conseguenti quadri clinici complessi (strutture RSA, Ospedali etc). Bergamo e altre province sembrerebbe abbiano sofferto in modo drammatico in buona parte per questi motivi.
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Sotto i 75 anni, l’incremento medio dei decessi del 2020 rispetto alla media dei 5 anni precedenti (2015-2019) è di 50 unità (3% ca del campione)
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Se i dati e le analisi sono corrette, sull’anno intero il dato si dovrebbe stabilizzare (con possibile maggior incremento su aprile) e forse in parte riassorbire (nella seconda metà dell’anno), con possibile calo nel 2021 (a parte il caso di ulteriori eventi straordinari). Fondamentale avere ulteriori dati e più tempestivi, anche da parte dell’Istat.
Forse abbiamo qualche idea più chiara sul “chi è costui”.
Gli impatti dell’epidemia sono stati poi amplificati da una serie di fattori. Cito i primi 5 elementi
- Ritardo nella gestione dell’epidemia, prima che divenisse tale. Il tema era noto sin da dicembre 2019 ed è stato recepito in Gazzatta Ufficiale il 31 Gennaio (pubblicato il 1° febbraio). Ma fino a sabato 7 marzo praticamente nessuna azione sostanziale e con il giusto metodo era stata attuata;
- Errata identificazione dell’azione del Covid 19 e relative cure, con focus sulle complicazioni polmonari e respiratorie (in realtà gli effetti) e non su quelle circolatorie e formazioni di trombi (le cause). Qui anche la Cina aveva fornito indicazioni errate;
- Indicazione ai malati di rimanere a casa, in assenza o inadeguatezza di cure, fino al momento di massimo aggravamento e conseguente picco di complicazioni polmonari bilaterali e intasamento degli ospedali e delle terapie intensive;
- Mancata protezione al personale medico e paramedico negli ospedali, dove i contagi hanno probabilmente superato R1;
- Mancato isolamento delle categorie (anziani, soggetti con quadri clinici complessi) e delle strutture più a rischio (RSA, centri anziani etc)
(fonte Lapresse)
Il risultato è stato un impatto più violento del dovuto e un conseguente tentativo tardivo di riparare la situazione ex post bloccando tutto indistintamente, chiudendo fabbriche, servizi ed esercizi commerciali e obbligando tutti a restare a casa, peraltro a tempo indeterminato (in teoria la quarantena è di 14 / 21 giorni, poi ci si può frequentare, magari rispettando il metro di distanza, ferma restando la necessità di effettuare i test sierologici).
Questa tattica indifferenziata e generalista non è la soluzione più appropriata, in quanto da un lato comporta una perdità di focus e efficacia sui segmenti e luoghi a maggior rischio Salute (anziani, malati, strutture di riposo e similari, da tutelare e perimetrare) e sulle categorie più coinvolte (in primis i medici e strutture ospedaliere, da mettere in sicurezza con tutti gli strumenti possibili) e dall’altro comporta una massificata e coattiva rinuncia alla Libertà e al Lavoro, con impatti devastanti a livello economico e sociale e una seria ipoteca sul nostro futuro, e che nei prossimi mesi dovremo affrontare, purtroppo senza averne la piena capacità e munizioni.
Dobbiamo poi tener presente che ci potranno essere nuovi focolai e ondate di ritorno, magari sull’ultima parte dell’anno, con la necesssità di capitalizzare rapidamente le esperienze, gli errori e i risultati e mettere a punto il modello più adeguato e complessivamente più efficace, con attenzione massima a riequilibrare il presidio dei valori civili complessivamente in gioco e le specifiche necessità, tutele e caratteristiche delle varie categorie e strutture esistenti.
Luca_greco@hotmail.com
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