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Cronache
Coronavirus, vivi e morti a contatto. "Diffusione dal 15 febbraio". Il dossier
Coronavirus: un ospedale lombardo

Coronavirus, vivi e morti a contatto. "Diffusione dal 15 febbraio". Il dossier
 

L'emergenza Coronavirus non dà tregua agli ospedali in Italia, soprattutto al nord. Le terapie intensive restano piene, nonostante un leggerio rallentamento. Soprattutto nel Bergamasco la situazione è stata fuori controllo per diverso tempo. Nell' ospedale di Alzano al 3 aprile, sono risultati positivi 1.895 pazienti e 479 operatori. Ecco che spunta un dossier, proveniente proprio da uno dei nosocomi più in difficoltà a causa del grande afflusso di pazienti Covid, che spiega come sono andati i fatti e da dove è iniziata l'emergenza. Il rapporto - si legge sul Corriere della Sera - è datato 3 aprile. Ne segue un altro, una relazione temporale sulla prima fase dell’emergenza che invece è di ieri, 8 aprile.

"Nel periodo compreso fra il 13 febbraio e il 22 febbraio sono giunti presso il pronto soccorso dell’ospedale di Alzano alcuni pazienti che venivano successivamente ricoverati presso il reparto di medicina generale con diagnosi di accettazione polmonite/insufficienza respiratoria acuta». Erano anziani con patologie pregresse e invalidanti che «in larga prevalenza» provenivano da Nembro e da comuni limitrofi. L’azienda ospedaliera giustifica il fatto che non siano stati sottoposti a tampone durante la degenza, perché «nessuno dei pazienti ricoverati in tale periodo presentava le condizioni previste dal ministero della Salute per la definizione di caso sospetto».

Molti familiari degli anziani deceduti prima e dopo il 23 febbraio raccontano, di aver avuto libero accesso alla salma del defunto e di essersi radunati intorno a lui, vegliando la bara aperta. All’inizio la direzione del Pesenti Fenaroli aveva dato disposizioni per proibire contatti tra vivi e morti. Ma dopo le proteste presso la Regione di alcuni parenti ha fatto marcia indietro. Ancora il 2 marzo «sulla scorta delle richieste pervenute dal territorio», una nota del governo regionale riteneva sufficienti «precauzioni standard». La circolare della Lombardia che vieta ogni contatto con i defunti di Covid-19 «prima e durante l’attività funebre» arriverà il 12 marzo.

Domenica 23 febbraio - prosegue il Corriere - è il giorno che segna più di ogni altro questa vicenda. Quando arrivano gli esiti dei tamponi, scatta finalmente l’allarme. Viene decisa la chiusura e l’evacuazione del pronto soccorso di Alzano, poi subito revocata. Nella relazione si sostiene che non fosse una vera serrata. «Abbiamo provveduto a concertare i provvedimenti con i competenti uffici regionali. Mentre si valutavano le misure opportune, si contattava telefonicamente la centrale Areu e si concordava di limitare i trasporti presso il Ps di Alzano. Tale “blocco” durava circa due ore. Sul sito della Croce verde appare un messaggio urgente, oggi non più disponibile. «Pronto soccorso di Alzano chiuso e in isolamento. Non recatevi e in caso di bisogno chiamare il 112». L’isolamento invece dura solo due ore. Nonostante la «collegialità », la riapertura risulta una decisione unilaterale della Regione.

 

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