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Cronache
Cospito, udienza anticipata, ma può non bastare. Manconi: "Intervenga il Papa"

La lettera di Luigi Manconi a Papa Francesco: "Con Cospito morirebbe la nostra dignità"

La Cassazione ha anticipato dal 20 aprile al 7 marzo l'udienza nella quale si discuterà la richiesta di revoca del 41 bis per Alfredo Cospito. Flavio Rossi Albertini, avvocato dell'anarchico, ha reso pubblica la decisione, frutto di "un provvedimento del Presidente".

Grazie dell'impegno, sia detto senza ironia, ma c'è il concreto rischio che non basti. Le condizioni di Cospito sono gravissime e il garante dei detenuti di Sassari invoca che il suo “trasferimento con urgenza in una struttura in grado di garantire un immediato intervento di carattere sanitario in caso di situazioni di acuzie, rischio, peraltro, elevato dato il forte stress a cui è sottoposto da mesi il suo organismo. Il carcere di Sassari non è dotato di un centro clinico interno e nel territorio limitrofo non vi sono strutture sanitarie in grado di assicurare eventuali interventi urgenti con la dovuta sicurezza".

Forse non a tutti è ben chiara la drammaticità della situazione che, in tutta franchezza, credevamo di aver spiegato bene in questo appello pubblico al ministro Nordio.

Evidentemente non basta, così come non bastano le dichiarazioni pressoché unanimi di vari esponenti politici. E allora non ci resa che sperare in Papa Francesco, come infatti fa l'ex senatore Luigi Manconi, menbro di Amnesty International e fondatore di A buon diritto Onlus. In una lettera rivolta a Bergoglio, Manconi lo invita ad intervenire, perché “con Cospito morirebbe la nostra dignità”.

“Per i parametri convenzionali, che sono fatalmente anche i miei, non è un innocente. Ha commesso gravi reati e per questi ha subito condanne severe. Ora quest'uomo è in fin di vita, perché ha deciso di reagire a quella che considera una inaudita ingiustizia, mettendo a rischio la propria vita e sottoponendo il proprio corpo a un durissimo digiuno. Anche io considero una intollerabile iniquità la sorte alla quale sembra destinato, pure se è stato egli stesso ad avviarvisi intraprendendo lo sciopero della fame”, scrive il sociologo. Vedremo se basterà per smuovere il Papa e, soprattutto, a far capiìre alla Cassazione che l'anticipo al 7 marzo è sicuramente un gesto di apertura, ma rischia di non essere sufficiente.

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