Covid, la normativa emergenziale e i pericoli per la giustizia - Affaritaliani.it

Cronache

Covid, la normativa emergenziale e i pericoli per la giustizia

di Vinicio Nardo*

Una situazione disperante, anche perché favorisce il fiorire di forme surrettizie e commerciali di specializzazione. Siamo in una palude, e per uscirci forse dovremo pensare a nuovi percorsi specializzanti e a nuove regole deontologiche adeguate al rivoluzionato mondo della comunicazione. Sta per avviarsi la nuova sessione di esami di abilitazione alla professione forense, anche quest’anno con la formula dell’orale rafforzato che ha suscitato il giudizio tutto sommato positivo dei commissari. Milano ha rispettato il suo ruolino di marcia e di ciò dobbiamo essere grati all’impegno messo dalla Corte d’Appello e dal suo Presidente. Tutti insieme confidiamo di ripeterci nel 2022.

Dobbiamo offrire una prospettiva a questi giovani, non solo con la manutenzione ordinaria della macchina giudiziaria (che pure è necessaria!), ma aiutandoli a riconoscere gli ambiti di tutela dei diritti nel mondo che sarà: incognito e denso di incognite. Il primo insegnamento dovrà venire loro dal prossimo Presidente della Repubblica che, per questo, auspico sia scelto tra chi dei diritti individuali si proponga di fare la propria bussola. Traendo esperienza dall’anno appena finito, ai giovani, ma non solo a loro, girerei il consiglio di Antonio Scurati, sul Corriere di qualche giorno fa, ossia di abbandonare “l’idea prometeica dell’uomo come dominatore della terra e del proprio destino” ed accettare l’idea che “non esiste un corpo sano ma un organismo sempre in precario equilibrio tra salute e malattia”.

L’operatore di giustizia deve esercitare lo sguardo d’insieme. Una pratica che lo aiuta a frenare la mano, sempre pronta a scagliare la prima pietra; a comprendere la complessità della giustizia e come, per un provvedimento rivelatosi non adeguato a frenare l’omicida tra le mura domestiche, ce ne sono mille, diecimila, che lo sono stati e che insieme hanno ricucito profonde lacerazioni del tessuto familiare e sociale.

Giustizia è anche solidarietà: quella che nel recente film l’ispettore sente verso il detenuto ma l’Aria Ferma del carcere gli impedisce di esternare. Giustizia è anche umanità: quella che di fronte al suicidio di una persona da troppo tempo avvinta nelle spire di un processo penale ci impone di sovrapporre il silenzio all’ansia di chiamarci fuori. Giustizia è anche dubbio, è curiosità. E’ l’istintiva protezione delle minoranze: quella che ci porta a sedere dalla parte del torto, e ancor di più se i posti della ragione sono tutti occupati.

Buon Anno Giudiziario!

 

*Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano