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Cronache
"Ilva, la sinistra ha perso l'anima. Così la politica ha ucciso Taranto"

"Questa è la storia del fallimento di un'intera classe politica". Angelo Bonelli, leader dei Verdi, analizza con spietata lucidità in un'intervista ad Affaritaliani.it la situazione legata all'ex Ilva e alla città di Taranto. "Non si salva nessuno, proprio nessuno, di chi ha gestito la vicenda dell'Ilva negli ultimi sette anni. E dire che avevano persino messo sul banco degli imputati noi ambientalisti, definendoci integralisti".

Angelo Bonelli, tutti coinvolti nel fallimento, nessuno escluso?

Certo che sì. Dicevano che con quella infinita serie di decreti sull'Ilva avrebbero tutelato quantomeno il lavoro. E invece non hanno tutelato né il lavoro né la salute. La situazione è drammatica, ma era assolutamente prevedibile.

Perché prevedibile?

Per chi si occupa di siderurgia era ovvio che la situazione sarebbe andata così. Gli indicatori mondiali sulla crisi dell'acciaio erano chiarissimi già a partire dallo scorso aprile o maggio. I report parlavano già allora di una sovrapproduzione superiore ai 500 milioni di tonnellate. Thailandia, Giappone, Corea, ma anche India e Cina hanno tutte rivisto i propri piani industriali in relazione a questa nuova situazione. E non solo loro, ma l'elenco degli esempi sarebbe troppo lungo. In più si è aggiunta la guerra dei dazi tra Usa e Cina che ha ulteriormente complicato le cose. 

Insomma, la crisi di ArcelorMittal era intuibile?

Ma certo. Possibile che nessuno della nostra classe politica si sia accorto che già maggio ArcelorMittal aveva iniziato a operare tagli drastici della produzione in tutti i suoi stabilimenti, in particolare europei? Aveva già tagliato in Spagna, Francia e Germania. A Taranto erano legati a quel contratto e aspettavano solo una scusa come quella dell'immunità. E ora hanno deciso di giocarsela come abbiamo visto.

E ora che cosa può accadere all'impianto di Taranto?

Si arriverà probabilmente alla chiusura dell'area a caldo e al mantenimento dell'area a freddo. ArcelorMittal ha fatto operazioni analoghe in Francia, dove Hollande a suo tempo reagì con la cosiddetta legge Florange per proteggere gli impianti siderurgici dalle delocalizzazioni. Ciè quello che solo ora da noi cominciano a richiedere alcuni sindacalisti. 

Lei è contrario allo scudo penale?

La trovo una cosa aberrante. Leggevo ieri Giuliano Pisapia scrivere della necessità di una norma generale per lo scudo penale per tutte le società che ottemperano a un ordine della pubblica amministrazione. Onestamente trovo questa proposta una vergogna, un'idea che non esiste in nessuna parte d'Europa e nemmeno in Corea. Significherebbe di fatto legalizzare la possibilità di inquinare. Tra l'altro l'articolo 54 del codice penale prevede già la non punibilità delle persone che operano all'interno di un ordine di pubblica autorità. Ma questa è una questione che attiene alla salute dei cittadini. Se si estende ancora di più questa norma, per esempio al petrolchimico, come va a finire? Ci sono sei milioni di italiani che vivono in zone altamente inquinate. In Germania o altrove chi non rispetta la legge viene perseguito: stop. Perché in Italia

Il ministro Provenzano ha però ricordato che chi risana non può pagare le colpe del passato...

Ma infatti nessuno prevede o chiede che ArcelorMittal paghi penalmente responsabilità di chi c'era prima. Il nostro ordinamento prevede che la responsabilità sia individuale e quindi se quando c'era l'Ilva sono stati commessi dei reati ne risponderanno i manager di quel tempo. Saranno loro a dover pagare nel caso di fronte alla legge, non Arcelor. E' incredibile che in un paese come il nostro non si riesca mai a dire la verità.

Taranto può avere un futuro diverso dall'acciaio?

In altri paesi europei sono riusciti a fare un grande lavoro di riconversione. Qualche esempio? Bilbao o il bacino della Ruhr, dove il fiume locale veniva definito la "fogna chimica della Germania" e oggi c'è la gente che ci fa il bagno. Questi paesi sono stati in grado di riconvertire impianti in grossi parchi divenuti attrazioni turistiche con aree archeologiche industriali, realtà produttive importanti. E senza portare a un calo occupazionale. Per non parlare di Pittsburgh, che un tempo produceva il 50 per cento del fabbisogno di acciaio Usa e oggi è diventata un pilastro della scena tecnologica, scientifica, robotica e nanotecnologica. 

Perché in Italia non ci riusciamo?

Perché manca una visione di futuro. Hanno gestito la vicenda Ilva a colpi di decreti, quasi due all'anno, sospendendo i diritti costituzionali. Chiaro che per ArcelorMIttal lo scudo penale sia un alibi, così come è incredibile che venga usata la storia delle prescrizioni del tribunale di Taranto. Si tratta di prescrizioni che derivano dalla morte di Alessandro Morricella, un operaio travolto da una colta di ghisa. In un paese normale le norme di sicurezza sul lavoro devono essere rispettate oppure no? Busogna sempre aspettare il prossimo morto? Anche i sindacati dovrebbero dare una risposta su questo.

Ripartendo da Shanghai (dove ha presenziato al China International Import Expo) per l'Italia, Di Maio ha dichiarato che i cinesi guardano con interesse al porto di Taranto. Entrare nella Via della Seta potrebbe essere un'idea di futuro per la città?

Già tempo fa i cinesi avevano mostrato interesse ma poi si erano ritirati. Il problema è che oggi il porto di Taranto è per l'80 per cento al servizio dell'Ilva. Per riuscire davvero a fare questi discorsi bisognerebbe allargare lo sguardo e portare avanti un disegno strategico d'insieme. La posizione di Taranto è strategicamente favorevole e la potrebbe davvero rendere la porta non solo per l'Europa ma anche per l'Africa settentrionale. Il problema è che se vogliamo un sistema di portualità integrato va avviato un processo di conversione. Mi riferisco per esempio all'alta velocità o all'istituzione di un'area no tax. Il mio timore è che come sempre si pensi solo all'immediato ma per queste cose serve una visione strategica d'insieme.

C'è qualcuno all'interno della classe politica che ha più responsabilità di altri?

Ora danno la colpa al M5s ma la colpa è di tutti. E' colpa del M5s che ha fatto le stesse cose di chi c'era prima, da Renzi a Calenda a Monti. A luglio del 2012 l'impianto di Taranto è stato sequestrato perché produceva inquinamento e morte. Secondo i dati l'incidenza sulla mortalità dei bambini tra gli 0 e i 15 anni di Taranto è +21% e di +15% di malattie tumorali rispetto alla media pugliese. Dopo sette anni e tre mesi non è accaduto nulla. Lo Stato ha messo 700 milioni nelle casse dell'Ilva e non è cambiato nulla. A Duisburg, in una situazione analoga, gli impianti li hanno fermati. Hanno demolito cokerie e spostato gli agglomerati lontano dai centri abitati. In due anni e mezzo è nato una nuova acciaieria. Si immagini che cosa si sarebbe potuto fare in sette anni e mezzo a Taranto se solo lo si fosse voluto. Il problema è che servivano, servono, scelte coraggiose che nessuno si è mai assunto la responsabilità di prendere. E mi faccia dire una cosa. Lo dico io che in questa storia ho dato tutto me stesso, conosco direttamente persone che non hanno più figli e gente senza lavoro: la sinistra ha perso l'anima.

twitter11@LorenzoLamperti

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