Cronache
Ira dei docenti italiani all'estero: "Con il decreto legge 71/24 il Parlamento ci discrimina"

La proposta di emendamento: "Tutti gli insegnanti esteri devono poter avere i benefici della nuova legge, non solo a partire dall'anno scolastico 23/24 "
I docenti italiani che insegnano all'estero propongono un emendamento per modificare la legge 71/24: vogliono un trattamento equo per tutti gli insegnanti
I docenti italiani che lavorano all'estero (in scuole italiane) non sono molto rappresentati e lo sono ancora meno da quando il decreto legge n.71 del 31/05/2024 è stato convertito in legge. Questi docenti sono preoccupati soprattutto per il comma 2 dell'articolo 14 della norma per cui, infatti, hanno formulato una richiesta di emendamento. Chiedono "che il governo intervenga nella seduta odierna con un ulteriore emendamento all'Art. 14, per consentire a tutto il personale al sesto anno di servizio all'estero nell'anno scolastico 2023/2024 di optare per un unico periodo di 9 anni scolastici consecutivi nell'arco dell'intera carriera". Solo in questo modo, sostengono gli insegnanti, si potranno "superare la disparità di trattamento tra docenti introdotta dalla prima formulazione dell'articolo 14, comma 2, del Dl 71/2024 ed attualmente irrisolta, realizzare un significativo risparmio di spesa pubblica eliminando i costi di avvicendamento per una parte del personale nei prossimi tre anni, garantire l'avvio regolare delle attività didattiche per l'anno scolastico 2024/2025, fissato al 1/09/2024 nell'emisfero boreale, assorbendo i disagi che ricadrebbero su famiglie e alunni a causa dei ritardi nelle procedure di nomina. Difatti l’assenza nelle sedi dei docenti in avvicendamento, tenuto conto del ritardo che attualmente si sta già producendo nelle procedure di nomina, produrrebbe notevoli situazioni di disagio in molte sedi, compromettendo il regolare avvio dell’anno scolastico. Infine, si potrebbero prevenire contenziosi, dispendiosi e gravosi per l'amministrazione sia in termini di costi sia in termini di carico di lavoro, che il mancato superamento della disparità di trattamento inevitabilmente produrrebbe. Nell'attesa di una risposta dal governo, il Coordinamento del personale estero D.L. 71/24 fa chiarezza attraverso un comunicato:
"Il passaggio alla Camera dei Deputati del decreto 71 del 31 maggio 2024 che regola, tra le molte materie, anche la durata del mandato degli insegnanti all’estero, conferma l’incredibile discriminazione tra i lavoratori della scuola in servizio all’estero nell’anno scolastico 23/24, introdotta dall’art. 14 comma 2: soltanto una categoria di questi lavoratori potrà optare per un unico periodo di nove anni nell’arco dell’intera vita lavorativa. Molti emendamenti bipartisan sono stati presentati in VII Commissione: da Lega, FI, FDI, PD, 5S. Tutti incomprensibilmente ritirati o respinti nonostante un’eccezionale condivisione tra tutte le forze politiche! Non è nota la motivazione di una tale scelta.
Non è una scelta economica: includere tutti i lavoratori attualmente al sesto anno di servizio (circa 60/70) avrebbe implicato un consistente risparmio di soldi pubblici (circa 10 milioni in due anni). Non è una scelta per la continuità didattica: includere tutti i lavoratori attualmente al sesto anno di servizio avrebbe consentito di intervenire tempestivamente con ore eccedenti per arginare il disastro che si verificherà il 1° settembre in moltissime circoscrizioni, sui Corsi, sulle Sezioni Internazionali, nelle Scuole italiane. La verità è che questa “selezione innaturale” di un gruppo di docenti, tra tutti i lavoratori della scuola all’estero, non obbedisce a nessun principio di economicità o di efficienza del servizio. Di conseguenza, può obbedire soltanto a inaccettabili logiche di leggi ad personam.
Noi siamo contenti per i docenti ai quali viene garantita questa scelta. Ma non accettiamo che la stessa scelta non sia garantita a TUTTI i lavoratori della scuola in servizio all’estero in questo anno scolastico 2023/2024! Il personale della scuola attualmente in servizio all’estero ed ESCLUSO da questa opportunità, chiede giustizia e denuncia pubblicamente questa incomprensibile discriminazione nell’ambito di un’unica categoria di lavoratori".