Cronache

Ristoratore in difficoltà cede alla mafia. Usuraio applicava 120% di tassi

A Catania arrestato un trentaduenne per usura, aggravata da metodo mafioso. La vittima un ristoratore in difficoltà per il coronavirus

Coronavirus: a causa dei problemi economici dovuti alla pandemia un ristoratore di Catania si è rivolto alla mafia, che gli ha concesso un prestito a tassi altissimi. L'usuraio è stato fermato dalla GdF

Le indagini portate avanti dal Nucleo di Polizia economico e finanziario della Guardia di finanza di Catania si sono concluse con l'arresto di uno strozzino catanese per usura, aggravata da metodo mafioso. La paura delle infiltrazioni mafiose nelle crepe che si sono create a causa della crisi economico dovuta al Covid-19, diventa sempre più reale e preoccupante. In particolare le attività illecite del catanese Giuseppe Luigi Celi, 32 anni, si indirizzavano verso i ristoratori in difficolta. A loro applicava tassi del 120 percento.

Giuseppe Luigi Celi, secondo gli investigatori delle Fiamme gialle, ha numerose frequentazioni con personaggi appartenenti alle famiglie mafiose del clan Santapaola-Ercolano. Ecco perché all'uomo, sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, è stata contestata l'aggravante di aver agito con metodo mafioso, oltre a quella che il reato di usura è stato commesso a danno di un imprenditore in difficoltà economica. Dalle analisi è emerso che il ristoratore aveva nel tempo maturato una esposizione debitoria nei confronti di Celi caratterizzata da elevati tassi usurari. In particolare Celi aveva prestato, in più tranche, a partire da febbraio di quest'anno, 3500 euro, che li aveva utilizzati anche per la prosecuzione dell'attività economica in crisi per la pandemia: a fronte di quel prestito, il ristoratore doveva restituire rate con l'applicazione di un tasso d'interesse superiore al 120% su base annua.

L'intervento dei militari è scattato al momento del pagamento dell'ultima rata del prestito, presso un distributore di benzina a Misterbianco. Le perquisizioni hanno permesso di scoprire e sequestrare mille euro in contanti, agende, 'pizzini' e documenti relativi alla contabilità in nero che attestavano il prestito usuraio.