Nord conquistato, sempre più donne ai vertici. La mappa del potere mafioso - Affaritaliani.it

Cronache

Nord conquistato, sempre più donne ai vertici. La mappa del potere mafioso

Droga, scommesse, supermercati, appalti ma anche energie rinnovabili. Elezioni per la Cupola e nuove leve. Il ruolo di Messina Denaro. La mappa del potere della mafia in Italia.

Sequestri, confische e arresti

Quest'anno la Dia ha compiuto sequestri per oltre due miliardi e 670 milioni (2.673.902.509) e confische per quasi 550 milioni (541.789.828). Sequestri, confische e arresti Quest'anno la Dia ha compiuto sequestri per oltre due miliardi e 670 milioni (2.673.902.509) e confische per quasi 550 milioni (541.789.828). La Sicilia è l'area del Paese in cui è stata sottratta la fetta più grande di patrimoni illeciti per un valore complessivo di oltre due miliardi e mezzo (sequestri) e quasi 320 milioni (confische). Basta pensare che il solo sequestro compiuto quest'estate ai danni degli imprenditori Virga di Marineo, in provincia di Palermo, ammonta a un miliardo e 600 milioni. Segue la Campania, ma con numeri nettamente inferiori: poco più di 30 milioni e 660 mila euro per i sequestri e circa 11 milioni per le confische. Non solo. La Dia sta attualmente coordinando 329 inchieste contro le mafie e nel 2015 ha portato a termine 26 operazioni, con 163 arresti.

Controlli sugli appalti e antiriciclaggio

Visto che le mafie si infiltrano sempre di più negli appalti, quest'anno il contributo della Dia è stato fondamentale durante l'Expo: sono state controllate 6.566 imprese e 75.535 persone, sono stati compiuti 111 accessi ai cantieri e, alla fine, sono state emesse 133 misure interdittive antimafia. Durante l'anno, e al di là di Expo, sono state inoltre monitorate 4.997 imprese e compiuti accertamenti a carico di 40.289 persone e 139 accessi ai cantieri. In tutto sono stati poi emanati 408 provvedimenti interdittivi e dinieghi. Inoltre, nel 2015, la Dia è riuscita ad analizzare tutte le 70.698 segnalazioni di operazioni finanziarie sospette pervenute ai suoi uffici (un dato senza precedenti). Di queste, 11.080 sono state poi evidenziate alla Direzione nazionale antimafia perché potenzialmente attinenti alla criminalità organizzata.

Elezioni per la nuova Cupola e giovani leve

Cosa Nostra è in fribrillazione. Da una parte ci sono le elezioni per la nuova Cupola, dall'altra le giovani leve che vogliono scalare verso il potere. L’impianto verticistico di Cosa Nostra sembrerebbe tuttora proteso verso l’accentramento delle funzioni di indirizzo e direzione in un “organo centrale” interprovinciale, sebbene l’azione di contrasto ne abbia più volte impedito la concreta ricostituzione. In questo senso è stata sintomatica l'operazione delle forze dell'ordine delle scorse settimane battezzata "Torre dei Diavoli" con cui i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Palermo che hanno eseguito sei provvedimenti di fermo, emessi dalla Procura di Palermo per omicidio, tentato omicidio, associazione mafiosa e reati in materia di armi. Le indagini hanno interessato la cosca di Santa Maria di Gesu', di cui e' stato accertato il processo di riorganizzazione interna e la capacita' militare culminata nel recentissimo omicidio di Salvatore Sciacchitano e nel ferimento di Antonino Arizzi. In tale quadro e' stato inoltre accertato il coinvolgimento del clan e di alcuni dei fermati nell'agguato mortale del 3 ottobre scorso a Palermo, scattato perche' la vittima aveva partecipato, solo poche ore prima, al ferimento di Luigi Cona, legato allo stesso gruppo criminale pur non essendone organico.

Il ruolo di Messina Denaro

Centrale resta la figura di Matteo Messina Denaro, anche se ancora c'è molto dibattito sulla reale effettiuvità del suo comando. In molti sono insofferenti sulla mancanza di iniziativa del boss. Nel frattempo l'ultimo sequestro operato dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani ai danni dei due imprenditori Antonino e Raffaella Spallino, ritenuti prestanome del clan di Matteo Messina Denaro, hanno confermato il forte interesse e la pressante presenza del latitante rispetto ai lucrosi settori dell'energia e dei rifiuti. I sigilli sono scattati infatti per dodici imprese attive nei comparti della produzione di energia elettrica e della raccolta di rifiuti, per complessivi 10 milioni di euro. Sotto sequestro, nell'ambito dell'operazione 'Mandamento bis', pure attivita' agricole, edili, di ristorazione e gestione di immobili, 34 immobili tra appartamenti, uffici, autorimesse, magazzini e terreni; 28 rapporti bancari e 5 autocarri. L'operazione e' del resto la prosecuzione di quella che nel dicembre del 2012 aveva portato all'arresto degli esponenti di vertice del mandamento di Castelvetrano, inseriti a vario titolo nella struttura di supporto economico del latitante, e al sequestro del patrimonio di 16,5 milioni di euro. Gia' allora erano state documentate le infiltrazioni di Cosa nostra nella gestione delle attivita' economiche nella provincia di Trapani e accertato come la struttura criminale esercitasse un rigido controllo territoriale finalizzato, tra l'altro, all'acquisizione sistematica dei lavori per la realizzazione degli impianti di produzione delle energie rinnovabili.

Donne al vertice

Sempre più frequenti i casi in cui le donne sono ai vertici dei clan mafiosi. E' quanto emerso per esempio dall'indagine culminata nell'operazione "Panta Rei" nell'ambito della quale i carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito 38 fermi tra capi o gregari dei mandamenti mafiosi di Palermo Porta-Nuova e Bagheria. Si tratta della moglie di un boss di Porta-Nuova, accusata di avere diretto le attivita' criminali del clan, sulla base delle direttive impartite dal marito detenuto, condizionando costantemente le attivita' anche degli altri affiliati e capi famiglia, in particolare nel settore del traffico degli stupefacenti. A lei spettava anche la gestione della cassa, occupandosi soprattutto del sostentamento delle famiglie dei detenuti. Secondo quanto accertato dai carabinieri, Teresa Marino, 38 anni, eseguiva con autorevolezza ed efficienza le indicazioni impartite dal carcere dal marito, l'influente boss Tommaso Lo Presti, detenuto in carcere. Un compito che svolgeva da capace manager, in grado di guidare le dinamiche economiche, gli affari e un aspetto cruciale per la vita della cosca: la cassa, che diventava strumento di gestione sapiente e oculata delle finanze del clan, operando anche scelte e tagli, se necessario; ma anche una formidabile leva per assistere le famiglie dei reclusi, le cui necessita', peraltro, da moglie di un recluso e da mamma, condivideva