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Cronache
Messina Denaro, a processo per estorsione ma con rito abbreviato
Matteo Messina Denaro

Messina Denaro: sì al processo per estorsione, ma con rito abbreviato

Matteo Messina Denaro sceglie il rito abbreviato ponendo una condizione: sentire le "persone offese" di un tentativo di estorsione. Il Gup del tribunale di Palermo Rosario Di Gioia accoglie la richiesta di abbreviato condizionato e rinvia a settembre, quando saranno "esaminati" Giuseppina Passanante, figlia di un boss, e il marito di lei. Ad avanzare la proposta è stata, per conto del boss detenuto all'Aquila, la nipote avvocato, Lorenza Guttadauro. In uno dei suoi interrogatori davanti ai pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Messina Denaro aveva respinto quasi con sdegno le accuse che gli venivano mosse, di avere scritto una lettera (firmandola con nome e cognome e facendola spedire per posta) in cui rivendicava la proprietà di un terreno di Campobello di Mazara (Trapani) che formalmente apparteneva a Passanante padre, che sarebbe stato però intestatario fittizio.

Quella lettera, aveva spiegato il boss, era stata una sfida (oltre che una minaccia, ma questo lui non lo ha ammesso esplicitamente) perché Giuseppina Passanante ammettesse e restituisse il maltolto. Ora la nuova sfida, stavolta nelle aule di giustizia. 

Messina Denaro, il procuratore di Palermo De Lucia: "Ha svolto una funzione carismatica"

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro "non è mai stato il capo di Cosa nostra, non lo abbiamo mai detto. Perché non lo è di fatto, non ha mai governato l'organizzazione". A dirlo è il Procuratore di Palermo Maurizio De Lucia audito ieri in Commissione antimafia. "Ma le regole di Cosa nostra vogliono che sia la Commissione di Palermo a nominarlo. Messina Denaro è stato il capo della provincia di Trapani - dice - e su Palermo ha svolto una funzione carismatica, essendo l'ultimo stragista libero. Un soggetto mitizzato".

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Il pm Guido: "Trovate a Messina Denaro somme di denaro consistenti"

"Abbiamo trovato a Matteo Messina Denaro somme di denaro non indifferenti e una contabilità puntuale e quasi ossessiva delle spese sostenute anche grazie all'aiuto della sorella. E' evidente che il contate gli ha consentito negli anni della malattia di vivere in modo non tracciabile". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido nel corso di una audizione davanti alla commissione nazionale antimafia. Guido, che ha coordinato l'indagine che ha portato alla cattura dell'ex latitante, ha parlato delle attività economiche in cui il boss ha investito: dalle rinnovabili alla grande distribuzione alimentare.

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"Anche da lì sono arrivati ingenti capitali e di questo ci stiamo occupando. - ha spiegato - Abbiamo scoperto una importante documentazione e stiamo avviando un percorso di ricostruzione sfruttando indizio per indizio". Guido, infine, ha smentito che allo stato delle indagini esistano spunti per dire che la latitanza del boss è stata favorita da contesti massonici.

Colosimo (FdI); "Serve il risveglio delle coscienze, stop a omertà"

"In questi ultimi mesi si è a lungo parlato dell'arresto di Matteo Messina Denaro. Per sgombrare il campo da ogni dubbio, le pongo una domanda relativa agli aspetti penali in rapporto al reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso, e lo faccio alla luce di quanto da lei affermato in diverse occasioni e interviste che ho trovato particolarmente interessanti. Vorremmo provare a capire come la commissione possa affiancare e non interferire, non sostituire il suo lavoro in sede giudiziaria. Come organo politico abbiamo la necessità di risveglio della coscienze civili e anche una curiosità su come alcune relazioni,complicità e omertà possano essere sconfitte insieme". Lo ha detto il presidente della commissione bicamerale Antimafia Chiara Colosimo (FdI), ponendo una domanda al procuratore di Palermo Maurizio De Lucia in audizione nella seduta odierna. 

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