Morte di Sara, indagini chiuse: il fidanzato rischia l'ergastolo - Affaritaliani.it

Cronache

Morte di Sara, indagini chiuse: il fidanzato rischia l'ergastolo

"Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, stalking e distruzione di cadavere"

Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, stalking e distruzione di cadavere: sono questi i reati (che comportano una condanna all'ergastolo) che il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Gabriella Fazi hanno contestato, nell'avviso di conclusione delle indagini, a Vincenzo Paduano, il vigilante di 27 anni che il 29 maggio scorso, in via della Magliana, uccise per gelosia l'ex fidanzata Sara Di Pietrantonio, perche' non accettava che lei avesse allacciato una storia sentimentale con un altro ragazzo. Sara, studentessa di 22 anni, fu prima tramortita, poi strangolata, quindi data alle fiamme da Paduano che risponde anche per l'incendio dell'auto della vittima cui diede fuoco con una piccola tanica di benzina.

Dalle indagini dei pm (che hanno pure acquisito da Facebook una serie di dati per ricostruire un contesto di minacce subite dalla vittima che non voleva essere controllata e monitorata dall'ex) e' emerso che Paduano aggredi' Sara sette giorni prima di ucciderla: la 22enne studentessa aveva avuto un acceso diverbio con il giovane vigilante, che l'aveva strattonata e spaventata. A raccontarlo era stato lo stesso Paduano che agli inquirenti aveva "descritto quanto accaduto la settimana precedente (l'omicidio, ndr), quando egli, non ricevendo risposta da Sara ai suoi messaggi, l'aveva raggiunta trovandola in compagnia di Alessandro Giorgi e, con forza (strattonandola per un braccio) l'aveva costretta a parlare con lui, fatto che, come dichiaratogli dalla stessa Sara, le aveva generato uno stato di agitazione". Il gip Paola Della Monica - dopo l' interrogatorio di garanzia - aveva definito Paduano una "persona totalmente inaffidabile", meritevole di restare in carcere per aver riferito "circostanze false" e per un concreto pericolo di fuga. Lo stesso vigilante, nei verbali dell'interrogatorio, aveva ammesso di aver raccontato alla polizia sempre cose diverse: "Non saprei ricostruire perfettamente la scena, ho dato una versione nei giorni scorsi, probabilmente ne daro' altre. Mi sono state proposte delle ipotesi su come potrebbe essere andata la vicenda, io ne ho in mente varie, non so quale sia quella vera. Faccio uso di cannabis - si era poi giustificato -. Il quantitativo di stupefacente che mi e' stato ritrovato ce l'ho da Natale e solo per mio uso personale. Non mi e' chiaro quanto accaduto. Sono certo che non era un gesto premeditato perche' mai avrei voluto farle del male".

Paduano aveva poi negato di aver pianificato il delitto: "Innanzitutto contesto che si sia trattato di un gesto premeditato", aveva affermato. Su questo, il gip gli aveva dato ragione ma solo perche' all'epoca (l'indagine della Procura era ancora alle battute iniziali) non c'erano elementi sufficienti per ritenere che si trattasse di un gesto premeditato. Per il giudice Della Monica, era "plausibile che Paduano si fosse dotato della sostanza infiammabile per danneggiare l'autovettura e che l'avesse, a tale scopo, portata con se' quella sera. In altri termini il solo possesso dell'alcool non si ritiene possa dimostrare la sussistenza dell'aggravante". Se non c'era l'aggravante della premeditazione (che la Procura ha ravvisato nell'avviso di conclusione delle indagini), per il gip a carico di Paduano c'era quella dei motivi abietti e futili. "Le modalita' del fatto e la sproporzione fra la situazione oggettiva, aver trovato la fidanzata oramai lasciata da oltre un mese in compagnia di un altro ragazzo, e la reazione, resa evidente dalla tragica fine della donna, porta a ritenere - aveva scritto il magistrato - che la gelosia, certamente causa scatenante, sia stata l'occasione per la manifestazione di una volonta' punitiva nei confronti della vittima assolutamente ingiustificabile". Il vigilante aveva raccontato: "Io non ho aggredito Sara, lei e' scappata dalla macchina perche' avevo gia' aperto la bottiglietta di alcool e l'avevo versata in macchina. Io le sono corso dietro. Non ho usato l'accendino. Non l'ho fatto apposta. Non era mia intenzione. Abbiamo litigato. Non ho capito niente, volevo spaventarla. Sono un mostro. L'ho fermata, abbiamo continuato a discutere... Ho perso la testa e basta. Avrei preferito esserci io al suo posto - aveva aggiunto il vigilante quella sera -. La macchina era gia' accesa, gli davo fuoco io con l'accendino. Avevo versato tutto l'alcool in macchina ma Sara si era sporcata. Non ho colpito Sara. Sono scappato, mi vergognavo. Ho acceso una sigaretta, eravamo vicini, stavamo continuando a discutere, c'e' stata una fiammata. Me ne sono andato. Mi vergognavo".