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Cronache
Mutui, gratis con tassi di interesse usurai. Sentenza dà ragione a correntista

Mutuatari di tutta Italia guardate bene nel vostro mutuo, cercando anche di capire che tipo di evoluzione ha avuto nel tempo, soprattutto se si è in ritardo nei pagamenti e può essere scattato un interesse di mora. Può capitare che gli interessi, spese ed oneri risultino troppo alti.

 

Ma con la lievitazioni dei tassi di interesse ci si può trovare in una situazione che però la legge sanziona.

Dal 1960 la Banca di Italia conduce indagini sui bilanci delle famiglie italiane. “Nel 2019 i debiti delle famiglie verso banche e società finanziarie sono cresciuti del 3,5 %” scrive Banca d’Italia, “alla fine dell’anno in rapporto al reddito disponibile erano pari al 61,9 %, un valore nettamente inferiore rispetto a quello medio dell’area dell’euro (95,0 %), soprattutto in ragione del volume più basso dei finanziamenti per l’acquisto di abitazioni".

 

Bisogna sapere che un prestito a tasso di interesse usuraio, cioè che sfora la soglia stabilita dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, quella calcolata ogni tre mesi dalla Banca d'Italia comprensivo di tutte le spese praticato dalle banche e dagli intermediari finanziari (sulla base del TEGM - Tasso Effettivo Globale Medio), fa cambiare completamente natura al vostro mutuo, cioè lo fa diventare gratis.Lo stabilisce l'articolo 1815 del codice civile, comma 2.: “Salvo diversa volontà delle parti, il mutuatario deve corrispondere gli interessi al mutuante. ... Se sono convenuti interessi usurari la clausola è nulla e non sono dovuti interessi”.

 

E’ quanto è successo a un signore pugliese che ha intentato una causa civile a un banca. La seconda Sezione Civile del Tribunale di Bari, in composizione monocratica, nella persona del giudice Antonio Ruffino, ha stabilito la vittoria del signor F.C. contro la banca locale perché ha considerato usurai i tassi di interessi applicati al suo mutuo. E il tribunale ha ricalcolato quanto il signor F.C. dovesse alla banca. “Ne consegue che il debitore è tenuto a restituire la sola sorte capitale residua, dal cui importo devono essere detratte le somme già indebitamente versate a titolo di interessi, che, in quanto usurari, non sono dovuti”, c’è scritto nella sentenza pubblicata il 14 luglio scorso.Il signor F.C. aveva citato in giudizio la banca che si era opposta all‘ipotesi formulata.

 

Scrive esplicitamente la sentenza mettendo a confronti i tassi: “da tale raffronto è emerso il superamento del tasso soglia ex L. 108/1996 dal quale discende che il mutuo in questione è affetto da usura. In particolare, dal confronto tra la misura del tasso riproduttivo del costo complessivo della concessione del credito in questione (2,72% + 3 punti per lo spread di mora) e quello del tasso-soglia (3,84%) emerge la natura usuraria del mutuo de quo e la conseguente nullità ex art. 1815, comma 2, c.c. della clausola relativa alla pattuizione degli interessi”. 

 

Quando questo accade, e non è affatto la prima sentenza in questo senso, si dovrà restituire solo il capitale e non più gli interessi, ricalcolando l'esatto importo dare/avere tra le parti. L’usura è una sproporzione oggettiva, sempre, anche se la fa una banca. E in periodi di magra e di post pandemia con gli effetti della crisi da lockdown non è di poco conto fare attenzione al particolare.Anche la Corte di Cassazione, in vari dispositivi e nell’ordinanza emessa dalla Sesta Sezione Civile il 4 ottobre 2017, n. 23192, è intervenuta in proposito, come in passato con la sentenza numero 350/2013 il cui principio di diritto, era che “ai fini dell’applicazione dell’art. 644 c.p., e dell’art. 1815 c.c., comma 2, si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, quindi anche a titolo di interessi moratori”.

 

Anche se le le disposizioni della Cassazioni sono state considerate interpretabili il Tribunale di di Bari ha mostrato che il tasso di interesse non può mai superare una certo limite. Il mutuo è un contratto tipico, con il quale una parte consegna all'altra una somma di denaro o una quantità di beni similari, che l'altra si obbliga a restituire successivamente, in una dinamica che non deve superare certi limiti. Ma negli ultimi anni questi tipi di cause sono lievitate e non sempre i giudici danno ragione ai correntisti. Il quadro normativo risulterebbe ancora troppo interpretabile e complesso.

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