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Cronache
Natale, pure Zuppi contro il presepio. Così si disgregano i valori occidentali

Zuppi contro il presepio, vince la linea del relativismo culturale. Il commento 

Per il Santo Natale il cardinal Matteo Zuppi, presidente della Cei, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera che lascia perplessi. Il porporato ci parla della sua esistenza in una famiglia assai cattolica, ad iniziare dal babbo giornalista all’Osservatore Romano che per non sapere né leggere né scrivere prendeva i figli a cinghiate. “Allora si faceva così” –dice il presule- “ma ci picchiava di controvoglia, più che altro per dovere”, ci confessa candidamente don Matteo. Insomma, ai tempi nostri, papà Raffaele sarebbe incorso in vari codici, rosso, azzurro e chissà quanti altri. Mamma Zuppi invece era nipote del cardinale Confalonieri, però don Matteo mette subito le mani avanti, perché l’importante prelato spaventava i consanguinei tuonando: “non voglio parenti in Vaticano”.

Zuppi scopre la vocazione a 22 anni, nel 1971 quando incontra la Comunità di Sant’Egidio nella persona di Andrea Riccardi, ora ex ministro e ancora molto in auge. E da allora rimarrà sempre la voce della potentissima comunità trasteverina, insieme a Monsignor Paglia (ne abbiamo scritto qui). 

Il prelato ci racconta poi che da giovane amava le messe beat, i capelloni e la controcultura giovanile, un novello Bob Dylan di periferia che strimpellava nelle chiese e con gli scout. Il giornalista gli cita Pupi Avati che ha detto: “la Chiesa rischia di non sapere parlare del Vangelo, di ridursi a una Ong e i preti assistenti sociali”. E qui Zuppi spara la prima stranezza teologica: «Il Vangelo non è un distillato di verità. Il Vangelo è legato alla vita, all’umanità, all’incontro. Non dobbiamo aver paura di contaminare la verità con la vita, perché nell’amore per il nostro prossimo troveremo la verità, che è Gesù”. E noi che eravamo rimasti al “Vangelo di Verità” scopriamo oggi, il giorno del Santo Natale, che non è più così. La principale fonte dottrinaria del Nuovo Testamento “non è un distillato di verità” (sic).

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“Annamo bene, sì proprio bene!”, direbbe la sora Lella. Poi finalmente don Matteo torna alla politica perché per lui ha lo stesso effetto della luce sulle falene: ne è attratto irresistibilmente. Peccato che penda da una parte ben determinata: la sinistra. Un anno fa la Chiesa ha perso Papa Benedetto. Quanto era diverso da Francesco?“Sono molto diversi gli stili. Ma questo è sempre successo: dopo Pio XII viene Papa Giovanni, e il partito romano reagisce male, lo trova un semplicione, privo di autorevolezza, senza neanche la fisionomia del Pontefice. Invece Giovanni sorprende tutti con la sua immediatezza, la sua affettività; non parla ex cathedra, parla di sé, e inventa il Concilio. Al Concilio Ratzinger c’era, ne fu tra i protagonisti, e anche se i suoi avversari l’hanno accusato di aver tradito lo spirito conciliare, lui l’ha trasmesso a Francesco, come un passaggio di testimone”.

E qui il sottile cardinale cerca di contaminare, perché lo spirito vero del Concilio Vaticano II era certamente un momento di rinnovamento per la Chiesa ma poi il processo è sfuggito di mano e da allora siamo giunti alla moderna pastorale di apertura alla benedizione di coppie gay (ma Gomorra non vale più?), matrimonio per i preti e suore di clausura canterine che lascia francamente perplessi. Il giornalista gli chiede di Papa Ratzinger che era l’esatto opposto di Papa Francesco e qui il capo Cei cerca di salvare capra e cavoli: “Certo furono mesi difficili, tra uno svolazzare di corvi. Ma Benedetto ci disse di rimetterci in viaggio, di avere fede, di unire verità e amore per combattere la sporcizia e il relativismo. E Francesco si è messo in viaggio. Anche lui ha i suoi avversari che lo accusano di aver tradito”.

Non rinuncia alla difesa di Casarini: Casarini vi ha imbrogliati? “Casarini ha dato querela ai suoi accusatori. Vedremo come va a finire. Alcune diocesi hanno aiutato la sua Ong, in misura peraltro molto limitata in confronto al bilancio dell’associazione. Lui ha presentato tutti i rendiconti. Nel nostro mare affogano migliaia di donne e neonati, e il problema secondo lei è Casarini?”. E poi la botta finale: «Non vorrei che il presepe, che è bellissimo e umanissimo così com’è, pieno di umano e divino e che è già per tutti diventasse antipatico e divisivo”. Il riferimento è a un ddl di Fratelli d’Italia che vuole impedire di vietarlo, come è stato fatto in alcune scuole.

Dunque il cardinal Zuppi, il numero 2 del Vaticano, proseguendo la deriva post - conciliare, rinuncia alla protezione legale del presepio che così potrebbe continuare ad essere vietato nelle scuole per non turbare “la sensibilità di immigrati di altre religioni”. È questo che la gente non capisce. Dopo Papa Benedetto XVI si è assistito a un totale rovesciamento di valori nella Chiesa cattolica che lascia perplesso e sgomento il gregge di Cristo. È l’avanzare del relativismo culturale, una pratica nociva che mira a distruggere i valori dell’Occidente, tra cui c’è quella della protezione dei suoi simboli. E quindi incredibilmente dobbiamo dire: “Giù le mani dal presepio”, visto che chi lo dovrebbe fare non lo fa. Buon Natale.

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