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Cronache
Klaus Davi: "Mafia, boss rompono silenzio: aspetto chiamata di Messina Denaro"

Mafia, i super boss rompono la regola del basso profilo e sfilano davanti alle telecamere di Klaus Davi. L'intervista di Affari all'opinionista

Nino Imerti detto Nano Feroce, Pino Piromalli detto Facciazza, Vincenzo Pesce detto Sciorta, Tommaso Inzerillo degli 'Scappati' di Palermo, il presunto killer Giuseppe Curciarello cosi come il foggiano . Salvatore Manzela detto Sansone. Capitolano come dei fortini conquistati uno dopo l'altro i super boss di Cosa Nostra e della 'Ndrangheta e della Sacra Corona, cedendo alle domande di Klaus Davi, che ne ha intervistati diversi. L'ultimo di questi è proprio Giuseppe Piromalli detto Facciazza, capo del clan Piromalli. L'opinionista ne parla con Affaritaliani.it

Klaus, qual è il segreto? Sinora si diceva che la 'Ndrangheta volesse tenere un basso profilo.

È vero, ma solo in parte. Già Joe Marrazzo diversi anni fa riuscì a ottenere dichiarazioni di diversi boss del crimine campano e anche calabrese.

Sì, ma erano altri tempi. E tu hai serializzato la cosa...

Non ci sono segreti. Mi presento e faccio domande. Chi vuole risponde.

Stai sconvolgendo un luogo comune alimentato per anni anche dallo Stato?

Si riferivano al giornalismo "pre-Klaus Davi". Non lo dico per presunzione, perché non sono nessuno. Non mi ritengo talentuoso. Semplicemente ho detto alle famiglie "sono qui per raccontarvi, non per giudicarvi". Il mio motto ormai è noto: non sono un rabbino, non sono un prete, non sono un giudice. Sono solo un cronista e neanche tanto bravo.

E le famiglie di mafia che hanno detto?

Alcune mi hanno riso in faccia, altre hanno osservato incuriosite, altre ancora mi hanno detto "parliamone".

Quando ti presenti a loro, alcuni ti trattano quasi come se tu fossi un loro familiare...

Di alcuni figli di boss sono diventato amico. Con molti di loro ho aperto una fitta corrispondenza.

Cioè, ti scambi i messaggini con i mammasantissima...

Con Francesco Pelle, detto Ciccio Pakistan, per due anni ci siamo scritti. Diedi io la notizia della sua fuga da Milano, non dimenticarlo. Con Girolamo Mommino Piromalli ci sentimmo per 3 anni. Con Giuseppe Pesce, figlio di Sciorta, ci siamo visti e sentiti per molto tempo. Sono solo alcuni. Anche con Emanuele Mancuso ci siamo sentiti per anni, prima del suo pentimento.

Paura?

All'inizio sì, ma dopo un po' non ci penso.

È vero che un capo mafia ti ha fatto "sequestrare" a Reggio per conoscerti?

Non proprio. Ci siamo accordati con un suo affiliato per incontrarci. Lui voleva conoscermi. Ci siamo dati appuntamento davanti alla stazione di Reggio Calabria. Io li ho seguiti e ci siamo incontrati in una casa abbandonata in periferia. Il suo affiliato ci ha lasciati completamente soli.

Rischioso...

Sì, ma volevo conoscerlo. È un boss con una storia molto particolare... La curiosità era reciproca. È stato emozionante. Gli ho chiesto una intervista. Ha preso tempo. Ma mi disse 'volevo conoscerla'. Si sarà detto : ma chi e' sto pazzo svizzero che gira da noi.

(segue)

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