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Cronache
‘Ndrangheta, Matacena stop sequestro beni. Potrebbe tornare libero se...

Inchiesta "Breakfast": revocata l'ordinanza di custodia cautelare e restituiti i  beni ad Amedeo Matacena

Clamoroso al Cibali, si potrebbe dire, nome dello stadio di Catania città natale di Amedeo Matacena, armatore, imprenditore, ex parlamentare di Forza Italia scappato a Dubai da 10 anni perché condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.

Il nome Matacena è associato al capitolo rapporti 'ndrangheta-politica: condannato a cinque anni di reclusione con la Cassazione che ridetermina la pena a tre anni.

In queste ore è stata revocata la misura personale e reale già applicata per l’inchiesta “Breakfast”. Il provvedimento è stato emesso dal Gip di Reggio Calabria in accoglimento dell'istanza presentata dai difensori di Matacena, gli avvocati Marco Tullio Martino e Renato Vigna.

Vigna ad Affaritaliani: “E’ un gran risultato perché apre scenari nuovi anche davanti alla Corte Europea. Si è stabilito che tutti i suoi beni sono di lecitissima provenienza e non aveva alcuna pericolosità sociale, quindi non gli è stata data nessuna misura di prevenzione”.

Secondo il giudice non ci sono più le esigenze cautelari per mantenere l'ordinanza di custodia cautelare che grava sull'armatore "visto il lungo tempo trascorso dalla data del commesso reato", e la valutazione giuridica inerente i suoi beni vanno nella stessa direzione, con la "provenienza lecita" e proporzionati al patrimonio di famiglia.

In sostanza si dice che i beni di Matacena non avessero alcun bisogno di essere schermati con il favore dei suoi presunti sodali in quanto, per come ha stabilito una Ctu disposta dalla Corte di Appello di Reggio Calabria, tali beni erano di provenienza lecita e dunque non sottoponibili a vincoli di natura social preventiva.

Sono stati per tanto revocati l’ordinanza restrittiva e restituiti i beni sequestrati.

E la condanna che ha avuto a 3 anni?

Vigna: “Quella è relativa ad un altro procedimento, il processo Olimpia. Ha solo quella condanna lì. È stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma anche su quello stiamo ricorrendo alla Corte Europea e il vento sta cambiando, perché il fatto che gli restituiscono i beni dicendo che non c'è nessuna influenza mafiosa non è una cosa da poco. E seppure la pena, a cui si riferisce lei, è stata irrogata ma non viene eseguita, quando la pena è entro i 10 anni, e siamo in questo caso e per un delitto diverso, mi riferisco al concorso esterno che è una cosa diversa rispetto al reato di mafia, si parla di inesigibilità”.

In sostanza dopo 10 anni di pena non eseguita perché lo Stato non riesce a fare scontare una pena ad un soggetto la pena decade e diventa inesigibile.

In più il reato di “concorso esterno” è un po' particolare nella sua applicazione. Si deve cioè dimostrare che il reo abbia tenuto una condotta chiaramente espressiva della sua disponibilità a partecipare all’associazione, ma abbia anche agito con la coscienza e la volontà di concorrere alla realizzazione del particolare programma delinquenziale. Se mancano condizioni simili le attività di semplice supporto, agevolazione, fiancheggiamento, compartecipazioni nei singoli reati non possono ritenersi concorso esterno in associazione mafiosa, ma sono un diverso possibile reato penale.

Vigna: “E’ un reato sovra ordinato rispetto alle normative europee. E noi ricorreremo alla Corte. Ci sono numerosi e famose sentenza che lo dimostrano e abbiamo l’80% di flop nei tentativi di attribuzione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Su Matacena, con la condanna, è stata smentita questa statistica ma siamo ad una sentenza di anni e anni fa. E’ un delitto che c’è o non c’è: o sei mafioso o se c’è il concorso esterno i tratti, a nostro parere, devono essere ben diversi da quelli utilizzati nel caso Matacena. Comunque il nostro assistito resta a Dubai nella ragionevole attesa di essere giudicato dalla Corte UE e confida in questo giudice di grado superiore”.

"Ringrazio mia moglie e i miei avvocati Renato Vigna e Marco Tullio Martino”, ha dichiarato all'Ansa l'ex parlamentare, “perché grazie al loro impegno è stata revocata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell'ambito dell'inchiesta ‘Breakfast’, ed e' caduto anche l'ultimo sequestro dei miei beni che adesso tornano nella mia disponibilità. Alla fine la verità è venuta a galla. Adesso manca solo la ciliegina sulla torta: la sentenza della Corte Europea e giustizia, dopo tanta ingiustizia, sarà fatta!".

Questo il parere e l'auspicio dell’ex parlamentare.

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