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Cronache
Omicidio Francavilla, la comunità in piazza per la legalità e la giustizia

Le associazioni Radici 01, Libera e Uds hanno organizzato un corteo a Francavilla Fontana in memoria del 19enne barbaramente assassinato sotto casa, l'autopsia fissata al 19 novembre

Ci vuole il coraggio di avere più coraggio. Tutti, nessuno escluso. Questa non è una manifestazione è una mobilitazione perché oggi ognuno di noi scendendo qui mette la propria faccia”: ci sono associazioni, singoli cittadini ed esponenti politici tra le oltre duecento persone che nella serata del 12 novembre hanno invaso piazza Umberto I e attraversato in corteo il centro storico di Francavilla Fontana che “alza la testa”, come riporta uno striscione.

In prima fila ci sono papà Giuseppe, mamma Nunzia e la sorella Vanessa, accompagnati dal sindaco Antonello Denuzzo e dall’avvocato di famiglia Domenico Attanasi, a stringersi nell’abbraccio del dolore perla perdita del proprio amato figlio e fratello Paolo Stasi, il 19enne freddato con dei colpi d’arma da fuoco sotto casa, nel pomeriggio del 9 novembre intorno alle 17.

C’è un silenzio religioso interrotto dalle parole pronunciate da Antonio De Simone di Radici 01 e volontario di Libera associazione contro le mafie che insieme all’Unione degli studenti, ha organizzato la marcia per la legalità.

“La legalità deve diventare una parola di vita, la legalità è il prerequisito per raggiungere la giustizia. Occorre una discussione da parte di tutte le forze dell’ordine della nostra comunità e su ciò che è accaduto loro devono alzare la soglia dell’impegno e dell’attenzione. Non sono ammesse diserzioni. Le mafie sono parassiti che vivono a nostre spese. Non è ammesso essere neutrali e guardare dalla finestra aspettando che siano gli altri a fare qualcosa.”

Chi ha ucciso Paolo Stasi? C’è davvero l’ombra della mafia locale dietro il barbaro assassinio? D’altronde, se si considera l’assenza di bossoli sul luogo del delitto, come già ipotizzato, o il killer ha avuto la freddezza e il tempo di raccoglierli o è stata utilizzata una pistola a tamburo, tipica arma degli ambienti di criminalità organizzata.

Negli gli sguardi dei partecipanti al corteo c’è tristezza e ancora sgomento, che non escludono anche quelli di chi è guardingo, di chi osserva un passante con sospetto. E se fosse lui l’assassino di Paolo Stasi? Ciò che nessuno della comunità mai confesserà è proprio questo: l’atto di accusa nei riguardi di uno sconosciuto.

Odi qualcuno che si conosce e si tradisce. Com’è accaduto al 19enne che ha aperto la porta di casa al proprio sicario. Lo conosceva o no? Ha provato a fuggire dopo il primo colpo o è rimasto pietrificato perché non si aspettava l’esecuzione?

Gli interrogativi che nessuno mai avrà il coraggio di confessare hanno avuto lo stesso ritmo dei passi lenti di chi ha partecipato alla marcia. Probabilmente pochi i cittadini che vi hanno aderito, vuoi per il maltempo o perché era domenica.

Eppure, tra di loro vi è stato chi ha raggiunto il collega Giuseppe da Roma e da altre regioni per stringerlo in quell’abbraccio che il figlio Paolo, sul finire della propria giovane vita, non ha avuto.

C’è scalpitante attesa nel risvolto che avranno le indagini serrate svolte dai carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana che insieme ai colleghi del nucleo investigativo di Brindisi conducono, in questi giorni, le analisi sui dispositivi come cellulari e pc sequestrati nella casa di via Occhibianchi, luogo del delitto, a caccia del contesto criminale in cui è maturato l’omicidio.

Intanto, l’autopsia del corpo di Paolo Stasi è stata fissata per sabato 19 novembre e il medico legale incaricato dal pm Giuseppe De Nozza è Raffaele Giorgetti dell’università delle Marche.

"I giovani non sono il futuro, sono il presente. Quando usciamo dobbiamo fare attenzione a chi abbiamo davanti. Ed è importante oggi questo corteo perché dobbiamo dare un segnale dopo tutto quello che è successo a Francavilla (un’escalation di aggressioni di baby gang a coetanei, all’esecuzione di Paolo Stasi, ndr). Dobbiamo dare il segnale che la cittadinanza è attiva e si spende per trovare una soluzione collettiva a questi episodi perché la riposta non può essere soltanto quella della sicurezza e repressione delle forze dell’ordine, ma anche sociale e deve mobilitarci tutti nel cercare nuove opportunità e alternative per questi giovani di vivere insieme in maniera sana” ha detto Valerio D’Amici, referente di Libera Brindisi.

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