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Cronache
Ponte Morandi, "ancora nessuna scusa". Un polo chimico coi soldi pubblici

Ponte Morandi: portavoce Comitato: "Ancora nessuna scusa"

L'attenzione mediatica che scema, la presenza dello Stato sempre più contingentata alla commemorazione, il rischio che alcuni dei reati per cui 59 persone sono imputate vadano in prescrizione. E poi quel dolore mai placato di chi ha perso la possibilita' di condividere la vita con un figlio, una sorella, un compagno, un'amica. Ecco con cosa ogni giorno devono fare i conti i parenti delle 43 persone che il 14 agosto 2018 sono morte, inghiottite dal cemento di un Ponte crollato su se stesso, precipitato in pochissimi istanti alle 11.36 di quella mattina piovosa di quattro anni fa. A farsi portavoce di decine di famiglie che hanno vissuto quel dramma è Egle Possetti, portavoce del comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi. Nel disastro perse sorella, cognato e nipoti. E, tra le tante recriminazioni, una in particolare: "nessuno ha mai chiesto scusa" per quanto è successo. 

E' lei che ogni volta, il 14 agosto sale sul piccolo podio ai piedi prima del cantiere, poi del nuovo Ponte ricostruito, per gridare in faccia a istituzioni e magistratura che la richiesta e' sempre e una sola: giustizia, sotto ogni punto di vista. A lei l'AGI ha chiesto di parlare a cuore aperto anche rivolgendosi a chi, per questa vicenda, è chiamato a risponderne direttamente o indirettamente, sotto il profilo della responsabilita' penale, ma anche morale. Possetti, lei sente che il disastro di quattro anni fa stia cadendo nell'oblio? "Credo di si'. Sicuramente e' importante che anche quest'anno, il 14 agosto, ci sia la presenza di un ministro (Giovannini, ndr), ma è chiaro che l'attenzione mediatica, e non solo, è calata: questa e' una vicenda scomoda. Tra gli imputati ci sono persone che lavoravano per lo Stato, che rappresentavano coloro che avrebbero dovuto controllare".

Si riferisce anche al fatto che finora nessuno degli imputati sia stato colpito, anche solo a livello professionale? "Si'. Nessuno è stato colpito, anzi: abbiamo regalato loro 8 miliardi per riacquisire la gestione di una nostra infrastruttura. Questo è dal nostro punto di vista imperdonabile: dopo quanto accaduto, avrebbe dovuto esserci per lo meno un annullamento della concessione, o una gestione controllata, almeno fino alla fine del processo. Per noi e' inammissibile che non sia accaduto. Scrissi anche alla Corte dei conti prima che venisse approvata l'operazione sulle concessioni e non mi hanno mai risposto. Penso che una risposta, a livello istituzionale, sarebbe dovuta arrivare, non tanto perché sono Egle Possetti, ma per chi rappresento. Per noi anche questo è inaccettabile".

Ponte Morandi, un polo chimico coi soldi pubblici vicino alle case

Crede che la tragedia del Morandi sia stata oscurata dal 'modello Genova', per enfatizzare la rapida ricostruzione del viadotto? "Ha colpito nel segno ed è per noi un aspetto tremendamente angosciante. Il fatto che si sia ricostruito il Ponte era certamente un dovere nei confronti dei cittadini. L'aver dato grande enfasi all'inaugurazione, però, non l'abbiamo mai accettato e solo dopo l'intervento del presidente Mattarella c'era stato un ridimensionamento di quell'evento. E' chiaro che da una vicenda del genere come citta' devi provarne a uscire rafforzata, dando un segno di ripartenza, ma - senza apparire iper critica - sembra quasi che questo crollo sia diventata "la gallina dalle uova d'oro", col 'modello Genova' che viene rilanciato in ogni campagna elettorale. Ricordo che col decreto Genova, fatto dal governo Conte, si è agito in deroga alle abituali normative e questo è quel che ha permesso una certa velocità. La normativa regolare è chiaro che vada rivista, ma in questo caso si è potuto fare tutto senza il rispetto delle normative. Nulla toglie al grande lavoro fatto, ma sembra che - proprio perché ci sono tanti interessi economici in mezzo - si cerchi di far passare la tragedia in secondo piano, enfatizzando solo il buono che ne viene fuori". 

Ecco invece che cosa scrive oggi il Fatto Quotidiano: "La promessa, all’indomani del crollo del Ponte Morandi, era quella di risollevare l’economia delle zone più colpite. A quattro anni dal disastro Sampierdarena, quartiere limitrofo al viadotto, è tra quelli che hanno perso più aziende e ricchezza. Ora riceve in regalo una nuova enorme servitù industriale: un polo chimico a poche centinaia di metri dal centro abitato. La beffa è che il progetto", sostiene il Fatto Quotidiano,  "potrebbe essere realizzato con 30 milioni di euro del Decreto Genova. Quei fondi stanziati dal governo Conte che dovevano aiutare le realtà più colpite dalla crisi", conclude il Fatto.

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