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Cronache
Rider in piazza a Roma chiedono di restare lavoratori autonomi

Buongiorno Segretario Abbrescia, allora #IORESTOAUTONOMO, un nuovo slogan che va in controtendenza con le proteste dei rider che chiedono contratti da lavoro subordinato. Perché?

Intanto raccogliamo quella che è la richiesta dei rider di Roma oggi, ma prevediamo nei prossimi giorni di andare anche in altre piazze d'Italia. Fondamentalmente i rider sono lavoratori che hanno strutturato la loro attività in un ambito di consegne nel delivery food. E qui oggi chiedono e insistono che il loro lavoro resti autonomo. Preso atto che si tratta di un lavoro innovativo che si basa su piattaforme online, quindi domanda e offerta si incontrano attraverso il web, essendo un lavoro collegato a delle varianti e per giunta diverso dal lavoro in fabbrica di un tempo che prevedeva le otto ore continuative, i rider chiedono l'autonomia della prestazione. Questa battaglia l'abbiamo fatta nostra come sindacato UGL. I rider, dunque, chiedono l'autonomia della prestazione, aggiungendo però un rafforzamento delle tutele.

Quindi in contrasto netto con la firma del contratto collettivo avvenuta nei giorni scorsi fra CGIL CISL e UIL con le compagnie del food delivery?

Sì. Quell'accordo recepisce il lavoro subordinato ma lo aggancia a tutta una serie di flessibilità arrivando di fatto ad un contratto che porta ad una retribuzione molto bassa, intorno ai 200/300 euro al mese. Quindi i rider in piazza oggi insistono a chiedere l'autonomia del lavoro. Ma vorrei aggiungere una cosa importante.

Prego.

Sembra strano che un sindacato non voglia sposare in toto la linea della subordinazione del lavoro che sappiamo tutti essere molto importante, ma è pur vero che queste nuove economie richiedono dei modelli contrattuali che verosimilmente non possono essere quelli di una matrice industriale classica. Inoltre, su queste economie si stanno costruendo nuovi modelli e dovremmo concentrarci per trovare forme di contratto ad ampio respiro.

Segretario come si concilia il lavoro autonomo con la richiesta di maggiori tutele?

Noi stiamo discutendo con le più importanti piattaforme del food delivery per cercare di inserire a spese delle piattaforme stesse una copertura assicurativa. Quello che ci dicono questi lavoratori è molto semplice: sono autonomo, ho un introito economico interessante, ma se subissi un incidente al di fuori del lavoro, o anche mi debba fermare per malattia, rischio di perdere quelle che sono le mie entrate. Quindi dobbiamo cercare di rafforzare le tutele e perché no, percorrere una strada che porti a pensare a nuove forme di assistenza. E perché non pensare a tutelare i periodi di maternità e paternità? Insomma, quello che dobbiamo discutere è la creazione di nuove linee assicurative che garantiscano il lavoro autonomo dei rider.

La presa di posizione di UGL non potrebbe creare due blocchi e dividere i lavoratori?

Allora, partiamo da una premessa fondamentale: non abbiamo alcuna intenzione di creare una situazione di scontro fra i lavoratori rider, che è una categoria che vive in un equilibrio già molto delicato. Però, allo stesso tempo, riteniamo inappropriato il contratto sottoscritto da CGIL, CISL e UIL con le piattaforme del delivery food. Perché se da un lato è vero che hanno generato una nuova contrattazione nell'ambito di questo lavoro, dall'altro sono andati ad indebolire le basi del lavoro subordinato stesso. Su tutte penso alle dieci ore settimanali, quindi un part-time, che di base, come ho già avuto modo di dire, significa una retribuzione netta di 200/250 euro al mese. Quindi, anche se ho molto rispetto per tutte le altre organizzazioni sindacali, se si è ritenuto che il lavoro subordinato potesse dettare un miglioramento delle condizioni, in realtà le va a peggiorare.

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