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Cronache
Vitaliano Trevisan ha ingoiato troppi farmaci. Era molto solo...

L’ultima lettera del romanziere morto venerdì 7 gennaio


L’addio alla vita di Vitaliano Trevisan è un foglietto scritto a penna. «Uno stile asciutto, quasi freddo. Un biglietto ragionato, non certo compilato di getto» lo descrive Nicola, il nipote dello scrittore ritrovato senza vita venerdì nella sua abitazione sulle colline del Vicentino. Un borgo tra i boschi - scrive Il Corriere della Sera - nel quale abitavano solo l’autore de I quindicimila passi (Einaudi Stile libero) e una coppia di anziani. «Siamo rimasti solo noi — riflette il vicino, Santo Gecchele — mi dispiace. Si era trasferito quassù sei anni fa ed era gentile, non si è mai vantato di essere famoso». Sul cancello c’è un mazzolino di fiori bianchi, lasciato da due ragazzi saliti fin lassù per rendere omaggio. «I suoi libri mi hanno insegnato tanto — dice uno di loro — le parole uscivano come musica».

L’ipotesi più probabile è che Trevisan abbia ingoiato dei farmaci. Troppi. «Il mio è un gesto volontario» ha scritto nel biglietto, secondo il racconto del nipote: «Sono stanco, non ne posso più», quindi «nessuno deve sentirsi responsabile perché nessuno avrebbe potuto fare nulla». Infine chiede che il suo corpo sia cremato. Altri dettagli potrebbero trovarsi nel taccuino che usava per gli appunti e che è già in mano ai carabinieri. «Pare che tre giorni prima che venisse ritrovato morto, lo abbiano visto a Cavazzale, il paese dove è cresciuto», prosegue il nipote. «Mi piace pensare fosse andato per un addio, magari a trovare i genitori al cimitero e abbia salutato i luoghi della giovinezza».

Gli ultimi mesi erano stati difficili. «A ottobre, il ricovero in una struttura psichiatrica. Ma quando era uscito sembrava stare meglio», racconta l’amica Antonella Alvisi. «Aveva molti progetti. Ma era anche fragile e arrabbiato». Era molto solo, si legge ancora su Il Corriere della Sera. «Alternava momenti di serenità ad altri di depressione e a sfoghi che lo spingevano a rompere i rapporti con le persone che gli volevano bene», spiega l’amico-regista Pino Costalunga. «Era generoso e sapeva essere molto dolce, ma non era facile stargli accanto».

La sindaca di Crespadoro, Elisa Ferrari, lo ricorda al bar del paese: «Spesso rimaneva lì per ore, a scrivere al computer». E proprio i due pc potrebbero contenere le ultime opere. Ora sono custoditi dai familiari mentre Dean, l’amato cagnolino di Trevisan — che da un paio di giorni si vedeva vagare da solo per il borgo — sarà affidato all’ex compagna. «L’ho incontrato all’inizio di dicembre — conclude Ferrari — era inquieto. Mi disse: “Io non farei mai male a nessuno, se non a me stesso”».

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