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Cronache
Vialli, Miha, 2 anni fa Rossi, atleti morti. Insider: “Cosa è accaduto a me”

Dopo giorni e giorni di corteggiamento siamo riusciti a convincere una vecchia gloria dell’atletica italiana a parlare delle morti relativamente giovani tra gli atleti

Per motivi comprensibili preferisce non rivelare la propria identità.

Alcune malattie colpiscono più gli atleti e i calciatori che il resto della popolazione?

"Mi piange il cuore a sentire storie come quelle di questi giorni, grandi campioni che muoiono così giovani. Poteva capitare a me".

Perché a lei?

"Non so niente di calcio, capiamoci, ma queste storie mi fanno venire fuori brutti ricordi. Ho paura di quello che ho visto e sentito nel mio mondo e di quello che dovrei dire davvero, senza nascondermi. Ma per farlo dovrei sparire, perdere il lavoro e cosa ho costruito in tutti questi anni, ricominciare da zero. Lei ricomincerebbe da zero alla mia età?"

Cosa dovrebbe dire davvero?

"Lo stress fa brutti scherzi ma non con questi numeri, c’è qualcosa che non va. Gli atleti di primo livello o sono fortissimi o non arrivano al primo livello o può capitare che a un certo punto non riesci più starci a quel livello e lì allora iniziano i veri problemi. Sono fisicamente e geneticamente i più dotati. Non possono morire a questa età, così, con questi numeri, sono stati sottoposti a controlli continui. Chi ha lavorato con loro conosceva ogni centimetro del loro corpo e sapeva se c’era anche un minimo segno di qualcosa che non andava. A un certo punto diventi come un cavallo e qualcuno di cui ti fidi ti spiega come vanno le cose".

Cosa ti spiega?

"Che devi scegliere!".

Il presidente della Lazio Claudio Lotito commosso, alla morte di Sinisa Mihajlovic, ha parlato della malattie dei calciatori, citando anche la situazione di Vialli. Le ripeto pressappoco le sue parole: “Ricorrono troppo spesso alcune malattie, potrebbero essere legate al tipo di stress, al tipo di cure… chi lo imputava ai campi, chi ai trattamenti che venivano fatti all’epoca. Dobbiamo porci delle domande. Non c’è niente di scientifico ma… Su dei fisici possenti, forti è più difficile che possano accadere perché temprati allo sforzo… mi auguro che non ci sia nessun nesso con la natura e con l’attività però bisogna porsi un interrogativo a 360 gradi in questo momento che queste malattie cominciano ad essere numerose...”. Intende questo? Due anni fa siamo rimasti sconvolti per la scomparsa del grande Paolo Rossi, anche lui relativamente giovane. Lei che pensa?

"Non conoscevo Lotito ma dopo quelle parole devo dire che ho avuto un moto di stima istintivo. Si comprende che è davvero toccato. Non sono dentro il mondo del calcio ma lo seguo e non so cosa è potuto accadere a questi campioni nello specifico. Magari i trattamenti fatti all’erba su alcuni hanno effetti... Ho il massimo rispetto per loro come atleti e come uomini anche nel dolore e non mi permetto di dare giudizi, non so davvero..."

Ma?

"Ma mi è venuto su qualcosa. Quello che è accaduto a me e ai mie colleghi, nel mio settore e ne ho avuto paura. Quando ero diventata una campionessa di prima fascia dovevo scegliere".

Cioè?

"Il mio preparatore non voleva ma mi spiegò lo stesso, lo avrebbe altrimenti fatto qualcun altro che non era attaccato a me come lui: se non sei nato con doti fisiche stratosferiche, se non si può tirare il tuo fisico oltre quel limite ma vuoi fare il salto di qualità devi prendere delle sostanze, non c’è strada, c’è poco da fare".

No?

"Capita anche che magari hai avuto un infortunio serio, magari sei caduto e vuoi restare a un certo livello e allora qualche medico ti aiuta, tu neanche hai capito di che si tratta davvero perché sei giovane ma vedi subito i risultati sul fisico. Glielo dico perché è capitato a dei miei colleghi che si sono resi conto dopo un pò".

Ma è credibile che molti non sappiano?

" É difficile".

E lei che ha fatto?

"Noi donne siamo facilitate... nella sfortuna. Lo dico ridendo. Io volevo avere dei figli e non mi passò neanche per la testa di prendere qualcosa, di accettare. Il richiamo della maternità a noi donne a volte ci salva..."

Le fu spiegato che…

"Mi fu detto chiaramente che c’era qualcosa di più del rischio di non avere figli. Il testosterone, gli ormoni della crescita… Ma io volevo essere madre quindi forse per me fu più facile dire: Grazie. Non mi interessa".

E che fece poi?

"Mi fermai al mio livello, molto buono ma non super. The show must go on certo, ma io preferivo vivere e pensare a farmi una famiglia. Oggi prova a dirlo a un ragazzo di 15 anni, che vuole andare via di casa, che magari non ha un soldo, casomai viene dall’Africa. Il successo e la fama ti stritolano. E, ripeto, non tutti hanno le doti fisiche e tecniche di un Ronaldo, quello dell’Inter che ho visto dal vivo, o di un Rivera, per dirne uno, tanto per parlare di calcio. Così accetti l’aiutino per stare sullo stesso loro palco. Sicuramente non sarà successo a chi muore oggi. Ci saranno altre cause che non conosciamo. Ma a me viene fuori la mia esperienza in un altro settore. Bisognerebbe comunque riflettere. Per tanti è difficile rinunciare. É nella natura umana voler arrivare”

Ha provato a denunciare?

"É totalmente inutile. Credo che il mondo moderno sia condannato a tutto questo. Non c’è scampo. All’inizio ne parlai con chi viveva con me la stessa situazione. Ma capimmo in fretta che c’era poco da fare. Isolano te e sei finita, verrai segnata per tutta la vita e di sicuro non gareggi più. Non è semplice mettersi contro un sistema che fa parole e basta. Anche in alto chi vorrebbe non può. Così le parole salvano tutti".

Perché dice questo?

"Perché non è solo una realtà italiana, tutt’altro. Pensi che ci sono medici che valgono in base a come e quanto riescono a far sparire quello che ti danno. Poi ci sono atleti che non ne hanno bisogno perché hanno che ne so, un ematocrito alto per genetica o doti fisiche assurde, quindi non hanno bisogno di aiuti ma la realtà del mondo in cui vivevo io mi poneva di fronte a questo bivio".

Chi accetta e chi rinuncia. In tutti e due casi è una sconfitta. Da cosa dipende la scelta?

"Secondo me dalla famiglia che hai alle spalle, i valori che hanno in testa e che hanno trasmesso a te. Magari poi sei in conflitto con loro e le sirene del successo ti ingannano. O qualcuno di cui ti fidi ti dà un aiuto di cui non sei neanche così consapevole o non vuoi sentirtelo spiegare. É molto dura dirsi la verità quando si è giovani. Ma io sono contentissima della mia di scelta, di averla potuta fare, nonostante tutto. Alla fine sono contenta".

Leggo po' di rammarico nelle sue parole...

"Un po' c’è sempre. Sai che senza aiuti quella là che era più forte di te non sarebbe mai arrivata prima. Se il gioco è così non è gioco. Ma che importa. A me fa paura il dolore brutale e ho scelto una strada diversa".

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Tags:
atleti mortiatleticacalciatoricancrodopingdubbimihajilovicpaolo rossitumorivialli
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