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Violenza sulle donne: perché il 25 novembre è la data che continua a chiedere giustizia, memoria e coraggio
Dalle sorelle Mirabal, alle scarpette rosse fino alla decisione dell’ONU: il viaggio in una giornata nata per dire basta alla violenza sulle donne

Violenza sulle donne, 25 novembre: una data che ritorna ogni anno per riportare alla luce ciò che il silenzio non ha mai davvero nascosto
Il 25 novembre arriva ogni anno con un passo lento, quasi timido, come fanno le date che toccano ciò che è più fragile. Non è un giorno di celebrazioni – almeno non per chi la violenza l’ha conosciuta sulla propria pelle – ma un appuntamento che riporta in superficie tutto ciò che per troppo tempo è rimasto in silenzio. Una giornata che ritorna per ricordare ciò che il tempo, da solo, non riesce a guarire: le morti, le assenze, le storie che ogni anno si ripetono con la stessa, implacabile precisione.
Numeri, sì, ma prima ancora vite spezzate. All’8 novembre 2025 sono già circa 60 i femminicidi registrati – un dato ricostruito dall’Osservatorio di Non Una di Meno, in assenza di una banca istituzionale aggiornata e accessibile. Un conteggio che non basta, perché la violenza corre sempre più veloce di ciò che si riesce davvero a registrare.
Per capire il senso profondo del 25 novembre bisogna tornare alle sue radici: dalla storia delle sorelle Mirabal, uccise nel 1960 e diventate il volto universale della resistenza; alle scarpe rosse che hanno trasformato il dolore in memoria collettiva; alla decisione dell’ONU, nel 1999, di rendere questa data una ricorrenza mondiale.
Violenza sulle donne, 25 novembre 1960: la storia delle sorelle Mirabal
Patria, Minerva e María Teresa Mirabal vivevano nella Repubblica Dominicana sotto la dittatura di Rafael Trujillo. Erano donne colte, indipendenti, impegnate politicamente: ed è proprio per questo che il regime le prese di mira. Il 25 novembre 1960 furono attirate con un inganno, condotte in una piantagione di zucchero e uccise brutalmente dai servizi segreti. La notizia scosse il Paese e, nel tempo, il mondo intero: da allora “las Mariposas” sono diventate uno dei simboli più riconoscibili della resistenza femminile alla violenza.
Il simbolo della violenza sulle donne: le scarpette rosse
Anche il simbolo delle scarpe rosse nasce da una storia di dolore. Nel 2009 l’artista messicana Elina Chauvet realizzò a Ciudad Juárez un’installazione di decine di paia di scarpe femminili rosse per ricordare le donne scomparse e uccise nella città. Quelle scarpe vuote, ordinate in fila, raccontavano assenze più forti di qualsiasi parola. Da allora sono diventate un simbolo globale contro la violenza di genere, un gesto collettivo che riempie piazze e strade ricordando le vite interrotte.
Violenza sulle donne, 25 novembre: una data che parla al mondo intero
Il 25 novembre, riconosciuto dall’ONU nel 1999 come Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, è anche il primo dei “16 giorni di attivismo” che conducono al 10 dicembre, Giornata dei diritti umani: un modo per ricordare che la violenza di genere è, prima di tutto, una violazione dei diritti fondamentali. Non è un rito mediatico, ma un esercizio di responsabilità: chiede di guardare la realtà senza distogliere lo sguardo, di riconoscere i segnali, di educare al rispetto, di cambiare linguaggi e abitudini.
Ricorda che la libertà delle donne non è una questione di parte, ma un indicatore della salute democratica di un Paese. E che la memoria delle sorelle Mirabal – come le scarpe rosse in ogni piazza – ci chiede una cosa sola: non voltarsi altrove. Mai.
