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Culture
Al Naba "Disegnare un cucchiaio per cambiare la città". E' ancora possibile?

Da un’idea di Claudio Larcher, un gruppo di designer italiani si incammina verso una vetta di montagna. La meta è il rifugio Taramelli, a 2046 metri, nel cuore delle Dolomiti. Lo scopo del viaggio è quello di provare a ragionare su alcuni temi contemporanei legati alla progettazione: i nuovi scenari, la città reale e quella digitale, il valore etico del progetto, il valore del dato che surclassa quello dell’oggetto. Ne deriva un tentativo di definire quello che è oggi il design contemporaneo. Una conversazione tra otto professionisti che, con punti di vista differenti, talvolta opposti, descrivono un’immagine su quello che accade oggi, fornendo spunti di riflessione. A partire dalla citazione di Ernesto Nathan Rogers del 1952 “dal cucchiaio alla città”, che crede possibile affrontare tutto con la progettazione architettonica, gli autori ribaltano il concetto in “dalla città al cucchiaio”: il piccolo che agisce sul grande, la scala ridotta che influenza la grande scala. Una conversazione racchiusa nel “Disegnare un cucchiaio per cambiare la città” (Quodlibet editore) di Claudio Larcher, Naba Design Area Leader, e Valentina Dalla Costa, giornalista e docente Naba, con un intervento di Andrea Branzi, che sarà presentato il 15 luglio nell’ambito della rassegna Triennale estate della Nuova accademia di belle arti di Milano.

Alla presentazione del volume, dopo un’introduzione di Guido Tattoni, direttore Naba, interverranno oltre agli autori, Marco Sammicheli, International Relations Chief Officer di Triennale Milano, e Italo Rota, architetto e Naba Scientific Advisor, per un confronto sui temi legati alla progettazione contemporanea che emergono dal libro. Sfide, nuovi scenari, difficoltà, cambiamenti di paradigma, di mercato e di scala. Tutto quello che oggi è il design ed il ruolo del progettista. Il volume include un dialogo finale con Italo Rota,sui pensieri   scaturiti   dalla   situazione   di   autoisolamento   collettivo   vissuto   durante  il confinamento sanitario per   il   Covid-19, un “cambiamento” sociale, culturale,   economico che attende i progettisti per porre le basi per una nuova creatività.

 

 

 

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