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Culture
Botero al Complesso del Vittoriano: una mostra antologica per i suoi 85 anni
D'après Velàzquez

di Maura Babusci

L’esposizione “Botero”, inaugurata presso il Complesso del Vittoriano a poche settimane dall'ottantacinquesimo compleanno del maestro, rappresenta un vero e proprio omaggio antologico all'opera dell'artista colombiano, che ha stravolto i canoni estetici della forma e della figura, restituendone una visione assolutamente personale e unica nel panorama dell'arte contemporanea. Come evidenziato anche dal curatore della mostra, Rudy Chiappini, parliamo di uno stile artistico basato sui concetti di riconoscibilità e coerenza. L'opulenza delle forme nell'arte è sempre stata associata ai canoni di Rubens; oggi si fa riferimento, sempre più spesso, alla definizione di figura “boteriana”.

In mostra la prima opera dell’artista; nel percorso si passa da modalità di deformazione che ricordano Bacon, all’influenza dei grandi maestri del ‘600 come Velasquez o dell’opera di Piero della Francesca, per arrivare alle caratteristiche riconoscibili della corrente del Muralismo messicano. Il Rinascimento italiano incontra la tradizione estetica della cultura latinoamericana e precolombiana, nella galleria di ritratti e nelle nature morte, nella descrizione della vita quotidiana, del circo, di scene e personaggi della politica o della religione.

Forte della tecnica si procede alla creazione del linguaggio sperimentale. Lo stesso Botero, parlando della sua arte e introducendo la mostra, ha tenuto a sottolineare che l’esaltazione della forma, del volume, del colore, vuole crea una comunicazione con il pubblico molto diretta, che non richieda spiegazioni. E il messaggio arriva: in modo potente, potremmo dire prorompente, prorompente come le sue figure. I temi rappresentati, e presenti nel percorso espositivo, vengono trattati per certi versi con distacco, sicuramente senza giudizio e con grande ironia. Anche le scene religiose sono sottoposte a un approccio molto libero, come se interessasse più il “vestito”, l’usanza, il rito.

I nudi fuoriescono dalla tela o si trasformano in sculture imponenti. L’artista dilata la forma perché è un atto funzionale, anche a far comprendere l’importanza del colore steso in grandi campiture piatte e uniformi, prive di contorni e di ombreggiature. Proprio la grandezza favorisce un senso di smarrimento pur nell’assenza, nella resa delle figure, di stati d’animo riconoscibili.

A prima vista è espressa una verità semplice, che nasconde una complessità del sentire che semplice non è affatto. Anche nella rappresentazione della cultura della sua terra, la mancanza di steccati data dalla molteplicità delle fonti d’ispirazione, la sospensione del tempo, evitano la riduzione a un luogo definito. L’arte di Fernando Botero rispecchia la società e riflette su di essa.

La mostra accoglie il visitatore con il gigantesco bronzo del “Cavallo con briglie” e si conclude con “Il bagno” capolavoro del 1989 ed “Adamo ed Eva” del 2005; sarà ospitata dal Complesso del Vittoriano fino al 27 agosto ed è promossa dall’assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia e MondoMostreSkira, con il patrocinio della regione Lazio e dell’Ambasciata di Colombia in Italia. 50 opere in prestito da tutto il mondo sono state scelte per rappresentare oltre 50 anni di carriera dell’artista che ha fatto della difesa dell’immagine, della sua visione fantastica del mondo e della trasformazione dell’archetipo in concetto artistico universale la propria bandiera.

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