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Culture
Deloitte, il mercato dell'arte e dei beni da collezione ai tempi del covid

Sono cresciute significativamente e in senso positivo le risposte relative all’efficacia degli strumenti online nell’acquisto di opere d’arte: l’83% dei rispondenti ha attribuito media (46%) o elevata (37%) efficacia alle piattaforme virtuali. Il 62% dei rispondenti (rispetto al 65% dell’edizione precedente) ha utilizzato le piattaforme virtuali per la fruizione dell’arte; solo il 4% dei rispondenti sostiene che l’online sostituirà i servizi dal vivo per una quota superiore al 50%. Aumentano invece coloro che ritengono l’online in grado di sostituire tra il 25% e il 50% le proposte dal vivo; mentre più della metà dei rispondenti ritiene che ci vorranno 1-2 anni per uscire dalla pandemia e il 19% che ci vorranno oltre 2 anni. Infine, sono raddoppiati coloro che dichiarano di aver visto ridotto di oltre il 50% il proprio volume di affari rispetto al 2019 (da 17% a 38%), mentre la quasi totalità dei rispondenti (91%) afferma di attendersi una contrazione pari o superiore al 25% del fatturato, con conseguenze per tutto il 2021.

Giunge a questo risultato il report sul mercato dell’arte e dei beni da collezione ai tempi del Covid-19, a cura di Deloitte Private.

Il report è composto da due sezioni principali. La prima indaga le principali dinamiche e i principali trend che hanno connotato il settore dell’arte e dei beni da collezione nel corso del 2020. La seconda si concentra sullo stato dell’arte ai tempi del Covid-19 presentando in esclusiva i risultati di un’indagine che ha interessato i principali stakeholder del mondo artistico-culturale, ovvero musei pubblici e privati, case d’asta, gallerie d’arte, collezionisti, dealers e art advisor, fruitori e appassionati, artisti e imprese che operano sia in ambito legale e fiscale sia in applicazioni tecnologiche per l’arte in Italia.

Il mercato dell’arte, i trend del 2020                                                                                                                          Il primo capitolo indaga le principali dinamiche e trend che hanno connotato il mondo dell’arte e dei beni da collezione nel corso del 2020, al fine di fornire una panoramica dell’andamento del settore e degli impatti che la pandemia ha avuto su di esso.

Incertezza e flessibilità sono state le due costanti, indissolubilmente legate, di un mercato dell’arte 2020 che ha necessariamente incrementato la propria propensione al rischio, all’innovazione e alla sperimentazione per sopravvivere.

Da un lato, infatti, l’incertezza derivante dall’imprevedibilità degli eventi e da un contesto globale in continua evoluzione come conseguenza della crisi economica e sociale internazionale ha messo a dura prova sia gli operatori del settore artistico, sia i collezionisti, gli esperti o i semplici appassionati d’arte, abituati a fare parte di un mondo fondato sull’esperienza “in presenza”.Dall’altro lato, la flessibilità, intesa come capacità di adattamento di un mercato  alle inedite sfide poste dalla pandemia, è stato l’altro elemento di sintesi che ha caratterizzato questo complesso 2020. La flessibilità è stata dimostrata certamente sul lato dell’offerta, con operatori e professionisti del settore impegnati a cercare sempre nuove soluzioni per tenere vivo il mercato, affidandosi alle piattaforme virtuali, per mantenere l’attenzione di collezionisti e investitori; ma anche sul lato della domanda, con collezionisti e appassionati disposti ad adattarsi e a volte a “cedere” ai compromessi dell’online, pur di mantenersi attivi nelle attività di fruizione, ricerca e acquisto di beni da collezione.

La pandemia ha colpito tutte le categorie di stakeholder del settore: dagli artisti, alle gallerie, dalle case d’asta, ai musei, fiere d’arte ed altri enti espositivi, ovvero tutti i principali attori di un mondo tradizionalmente resistente al cambiamento, che si è scoperto di colpo vulnerabile. Una resistenza che nel passato aveva già comportato il consolidamento di “prassi” peculiari, uniche e talvolta obsolete, se comparate con le dinamiche di molti altri mercati dell’economia globale.

Il mondo dell’arte, che fino agli inizi del 2020 si basava su un fittissimo calendario di appuntamenti che spingevano collezionisti e appassionati di tutto il mondo a viaggiare da una parte all’altra del globo per prendere parte a fiere, mostre e aste di caratura internazionale, nel frenetico desiderio di “esserci”, è stato così messo completamente in pausa dalla pandemia, che ha, inevitabilmente, rimesso tutto in discussione.

Con riferimento al solo mercato delle aste, dopo un inizio 2020 pre-pandemia non particolarmente entusiasmante, in scia ad un 2019 già poco brillante, l’avvento del Covid ha determinato la necessità di riorganizzarsi e trovare le giuste modalità per tenere vivo il mercato. Per questo motivo il primo semestre si è concluso con un generalizzato e drastico calo dei fatturati (oltre il -60%), considerando nel campione le aste svoltesi in presenza o in forma “ibrida” che hanno superato 1,0 milioni di dollari di fatturato e le aste “online-only” che hanno superato i 150mila dollari.

La forza e l’interesse dei collezionisti hanno tuttavia consentito, soprattutto a partire dal secondo semestre dell’anno, di ridare linfa vitale a un mercato inizialmente messo in totale stand-by dall’avvento della pandemia. La riduzione dei volumi d’affari rispetto al 2019, delle aste comprese nel campione di ricerca, si è così assestata complessivamente al -29,7%, e in particolare al -34,1% a/a per il settore della pittura e al -22,5% a/a per il comparto degli altri beni da collezione. Tra le principali cause della riduzione del fatturato si segnala la scarsa propensione dei collezionisti a mettere in vendita lotti di elevata qualità in periodi di crisi, che ha ridotto nel corso dell’anno la disponibilità di lotti di grande qualità.

Nonostante la sospensione di molti appuntamenti nel calendario primaverile, si sono limitati gli effetti della pandemia sul numero delle aste realizzate nel corso dell’anno grazie alle vendite online, che hanno conosciuto un incremento del +204,8%. Le piattaforme virtuali, nonostante l’importanza che hanno rivestito e tuttora rivestono nel tenere vivo il mercato, si sono tuttavia rivelate solo parzialmente in grado di sostenere il mercato, data l’impossibilità di prendere parte fisicamente ai principali appuntamenti dedicati all’arte e ai beni da collezione. È divenuto presto chiaro che la componente fisica nell’esperienza artistica e culturale, ivi inclusa la partecipazione a mostre, fiere e aste di settore, sia fondamentale e spesso imprescindibile. La pandemia ha tuttavia generato una nuova percezione dei canali digitali, che continueranno a rappresentare efficaci punti di contatto tra operatori, collezionisti, appassionati e semplici curiosi.

La seconda survey, condotta tra l’11 e il 29 gennaio 2021, ha interessato musei pubblici e privati, case d’asta, gallerie d’arte, collezionisti, dealers e art advisor,fruitori e appassionati, artisti e imprese che operano sia in ambito legale e fiscale sia in applicazioni tecnologiche per l’arte in Italia. I risultati emersi sono stati messi a confronto con la prima edizione dell’indagine, condotta nel settembre 2020,per analizzare in modo tempestivo, e coerente con l’instabilità del contesto attuale, i mutamenti in atto.

La fruizione dell’arte                                                                                                                                                    La fruizione dell’arte da parte degli intervistati è stata ancor più condizionata dalla pandemia nel corso della seconda ondata rispetto a quanto registrato e accaduto fino a settembre,con una crescita del 10% della quota di rispondenti secondo cui l’influenza della pandemia è stata molto elevata sulle abitudini di frequentazione di luoghi dedicati a iniziative artistico-culturali (oltre otto rispondenti su dieci).

A conferma di quanto sopra, solo poco più di sei intervistati su dieci hanno continuato a godere in prima persona i luoghi della cultura ancora aperti al pubblico. Questo a significare che,anche quando l’accesso a questi luoghi è stato possibile, il pubblico si è sentito comunque in parte disincentivato a partecipare dal vivo a mostre, esibizioni presso musei, gallerie e altri luoghi espositivi.

Di nuovo in linea con il pessimismo dimostrato nelle risposte alle domande precedenti, il percepito di quasi la metà degli intervistati nei confronti delle prospettive di fruizione dell’arte è peggiorato rispetto alla prima. Il 31% afferma che non è cambiato nulla e solo il 21% dei rispondenti ha dichiarato che le prospettive per la fruizione dell’arte sono migliori di prima.

La digitalizzazione del settore artistico-culturale                                                                                                      Ciò che è migliorato rispetto alla prima ondata pandemica, è stata sicuramente la digitalizzazione del settore artistico-culturale, che aveva registrato un notevole impulso già nel corso del primo lockdown. Se quattro intervistati su dieci ritengono che la situazione digitale non abbia subito alcuna evoluzione, la percentuale maggiore dei rispondenti (sei su dieci) è convinta invece del contrario ovvero che abbia subito un’evoluzione in senso migliorativo.

È indubbio che la crisi abbia favorito la presa di coscienza da parte di molte istituzioni e organizzazioni dell’importanza dell’innovazione, in un mondo sempre più globalizzato e digitalizzato. Ma strategie, canali, nuove modalità di comunicazione si sono rivelati efficaci per affrontare il periodo tragico di cui proprio in questi giorni ricorre l’anniversario? Per rispondere a questa domanda l’indagine ha indagato l’efficacia dei canali online e degli strumenti digitali da un lato per la fruizione di arte, dall’altroper la compravendita.

…per la fruizione di arte e…                                                                                                                                          Per quanto riguarda la fruizione dell’arte, rimane sostanzialmente invariata la percezione da parte degli intervistati sull’efficacia degli strumenti online. Cinque mesi fa alla domanda su quanto gli strumenti online fossero adeguati a sostituire la fruizione dell'arte dal vivo durante il primo lockdown il 28% dei rispondenti alla survey aveva attribuito elevata efficacia, il 31% ne aveva invece decretato la scarsa efficacia e la maggioranza dei rispondenti, il 41%, aveva attribuito una media efficacia a tali strumenti. Gli stessi esiti sono stati registrati nella seconda edizione dell’indagine, che ha visto ridursi da 28% a 25% la quota dei rispondenti che hanno attribuito elevata efficacia agli strumenti online per la fruizione dell’arte. Questo perché, come vedremo anche più avanti, nonostante una buona offerta di proposte online, resta imprescindibile per appassionati e fruitori d’arte l’aspetto emozionale e sociale della presenza dal vivo.

…e la compravendita di opere d’arte                                                                                                                           A differenza di quanto rilevato in relazione alla fruizione d’arte, sono cresciute significativamente e in sen     so positivo le risposte relative all’efficacia degli strumenti online nell’acquisto di opere d’arte: l’83% dei rispondenti ha attribuito media (46%) o elevata (37%) efficacia alle piattaformevirtuali implementate o rafforzate da parte di case d’asta, gallerie e fiere d’arte, che hanno consentito al mercato di mantenersi vivo, pur se “a porte chiuse”. Sela quota di chi ha risposto che gli strumenti e le piattaforme online siano stati molto efficaci è diminuita di 10 punti percentuali, quella di chi ha risposto che l’efficacia è stata media è sostanzialmente raddoppiata. La percentuale di chi ha decretato la scarsa efficacia dei canali e degli strumenti online è diminuita passando dal 29% al 17%. Questo risultato positivo è sicuramente dovuto alla sempre più mirata strategia messa in atto da parte degli operatori di settore per le attività di vendita di opere d’arte e beni da collezione.

“In un contesto in cui le speranze e l’ottimismo si sono troppo spesso scontrate con lo sconforto, come emerge anche dal nostro report, diventa indispensabile ripensare a nuove modalità per operare nel settore artistico-culturale con successo. Ripensare e innovare sono le parole d’ordine a cui attenersi attraverso una continua ricerca di innovazione che non va intesa solo dal punto di vista tecnologico, seppur fondamentale, ma soprattutto di modelli, di sistema, di collaborazione e di sostenibilità”, commenta Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader (nella foto).

“Il trasferirsi in rete ha costituito sicuramente una forma di sopravvivenza, ma ciò che si è verificato è destinato a incidere parecchio sulle dinamiche future. Ci attende una nuova fase in cui auspicabilmente online e offline coesisteranno, arricchendosi a vicenda e garantendo prospettive con risvolti positivi per tutto il settore”,  sottolinea Barbara Tagliaferri, Art & Finance Coordinator for Deloitte Italy.

“Il mercato dell’arte dopo una iniziale fase di stasi dovuta all’incertezza della evoluzione pandemica e dopo una necessaria fase di riorganizzazione ha saputo reagire nella seconda metà dell’anno. È presto per dire se il momento di contrazione è ormai alle spalle, ma di certo sta già mostrando importanti segnali di vitalità che fanno ben sperare per il futuro”, commenta Pietro Ripa, Private Banker Fideuram.

“Il mondo dell’arte e della cultura non può basarsi soltanto sull’esperienza virtuale ed è pertanto plausibile attendersi, per il futuro, un graduale ritorno all’esperienza fisica. È certo, tuttavia, che permarrà una nuova percezione dei canali digitali e che il settore continuerà ad orientarsi ad una sempre maggiore sostenibilità. Soltanto con la diffusione dei vaccini a livello internazionale e il ritorno alla “normalità” sarà possibile esaminare nel complesso gli impatti e le conseguenze della pandemia su un settore che, in un anno, ha vissuto le trasformazioni che sarebbero intercorse in tempi ben più lunghi”, conclude infine Roberta Ghilardi, Sustainability Senior Consultant, Deloitte

 

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