Fantastico Medioevo: le Diocesi tra fede, arte e cammini spirituali per valorizzare la Basilicata - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 15:10

Fantastico Medioevo: le Diocesi tra fede, arte e cammini spirituali per valorizzare la Basilicata

Mons. Fanelli: “La Diocesi può diventare motore di rilancio culturale: custode e promotore del patrimonio sacro, capace di coniugare tutela e offerta turistica senza snaturare la funzione religiosa”

di Elisabetta Marciano

Fantastico Medioevo: le diocese di Melfi- Rapolla -Venosa e l’Arcidiocesi di Acerenza al centro della valorizzazione del patrimonio sacro, dei cammini spirituali e delle tradizioni medievali per lo sviluppo culturale e turistico della Basilicata

La Basilicata medievale non è solo storia, ma un patrimonio vivo di fede, arte e cultura. In questo contesto si inserisce il progetto “Fantastico Medioevo”, un’iniziativa che mira a valorizzare il ricco patrimonio religioso e culturale della regione, con una attenzione particolare anche alla dimensione spirituale dell’epoca. La  Le Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa e l’Arciediocesi di Acerenza, assumono un ruolo centrale, non solo come custodie dei luoghi sacri, ma come protagoniste attive nella creazione di percorsi culturali, turistici e spirituali che uniscono passato e presente.

La collaborazione tra le diocesi lucane e la Fondazione Matera-Basilicata 2019 offre l’opportunità di trasformare chiese, cattedrali e abbazie medievali in veri e propri centri di educazione alla bellezza e alla spiritualità, coinvolgendo comunità, giovani e turisti. L’intesa punta a coniugare tutela del patrimonio, innovazione culturale e sviluppo sostenibile dei territori, attraverso itinerari, cammini spirituali, attività didattiche e narrazioni multimediali che raccontino la storia medievale con occhi contemporanei.

L’intervista di Affaritaliani a Mons. Ciro Fanelli, Vescovo della Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa

Eccellenza, il progetto “Fantastico Medioevo” intende valorizzare anche la dimensione spirituale di quell’epoca, spesso fraintesa come “buia”, ma in realtà ricchissima di esperienze religiose e sociali. In che modo la Diocesi di Melfi può contribuire a restituire questa profondità di fede, di pensiero e di carità tipica del Medioevo cristiano?

Per restituire al Medioevo la sua vera anima spirituale possiamo puntare su tre leve semplici e visibili: valorizzare liturgie e patrimonio con messe in gregoriano, mostre di paramenti e codici; aprire e digitalizzare l’archivio per studiosi e scuole; tradurre la carità medievale in azioni concrete, come settimane della carità o ospitalità per pellegrini. A questo si aggiungono percorsi turistico-spirituali nelle chiese e una campagna multimediale che racconti storie di fede, cultura e solidarietà. Un piano triennale, sviluppato insieme a università ed enti locali, può trasformare ‘Fantastico Medioevo' in catechesi, servizio e sviluppo culturale”, ha dichiarato Ciro Fanelli, Vescovo di Melfi.

Tra gli obiettivi del progetto c’è la riscoperta del patrimonio religioso, artistico e architettonico del territorio. Quale ruolo possono avere le diocesi nella valorizzazione e nella narrazione dei luoghi sacri, delle cattedrali e delle abbazie medievali, anche in chiave turistica e culturale?

La Chiesa non può limitarsi a fare da custode, deve essere protagonista di questi cammini. La sua presenza garantisce profondità e senso, offrendo accompagnamento spirituale, spazi liturgici e proposte formative, ma anche credibilità nelle relazioni con artisti, scuole e istituzioni culturali. Residenze d’artista nelle chiese rupestri, lectio, concerti sacri e percorsi didattici trasformano la memoria medievale in esperienza viva di bellezza per i giovani. Con formazione, collaborazione e spirito creativo, possiamo far diventare quei luoghi una scuola di bellezza e spiritualità

Il Medioevo è stato anche il tempo dei cammini spirituali e dei pellegrinaggi. Oggi assistiamo a una rinnovata attenzione verso questi percorsi di fede e di riscoperta interiore. Ritiene che la Basilicata possa diventare una “terra di cammini”, e che questo possa essere uno strumento di evangelizzazione e di crescita comunitaria?

La Basilicata ha tutti gli ingredienti per diventare una ‘terra di cammini’: paesaggi silenziosi, chiese rupestri come quelle di Matera e tradizioni di devozioni popolari offrono uno scenario ideale per pellegrinaggi che uniscano preghiera, contemplazione e scoperta culturale. I cammini possono essere strumento di evangelizzazione per attrazione e coesione sociale, con ricadute economiche per borghi, agriturismi e artigiani. Per realizzarlo servono infrastrutture, formazione di guide e animatori spirituali, tutela dell’ambiente e coordinamento tra diocesi, istituzioni e operatori. Un progetto condiviso può trasformare il patrimonio spirituale e naturale in un cammino di fede e rinascita comunitaria”.

Il progetto prevede anche momenti di dialogo tra fede, arte e cultura contemporanea. Quanto è importante, a suo avviso, che la Chiesa sia parte attiva di questi percorsi di conoscenza e confronto?

La Diocesi può diventare motore di rilancio culturale: custode e promotore del patrimonio sacro, capace di coniugare tutela e offerta turistica senza snaturare la funzione religiosa. Priorità operative sono inventario digitale, piano di conservazione condiviso, ufficio diocesano per i beni culturali e protocolli con Comuni e Regione. La narrazione può avvenire tramite itinerari tematici, pannelli e QR multilingue, visite virtuali e app. Con formazione di guide e volontari, il progetto diventa radicato nella comunità”.

Guardando al futuro, come immagina la collaborazione tra le diocesi lucane e gli altri enti istituzionali all’interno di “Fantastico Medioevo”?

La collaborazione può trasformarsi in una rete che unisce fede, storia e sviluppo locale. Mettere insieme chiese, riti, monumenti e tradizioni significa non solo custodire il patrimonio, ma usarlo come leva di bellezza, accoglienza e identità condivisa. Itinerari di pellegrinaggio, festival itineranti e formazione di giovani restauratori e guide possono generare ricadute culturali, sociali ed economiche. Con una narrazione digitale comune e progetti pilota coordinati, l’iniziativa può diventare modello di rigenerazione territoriale e coesione sociale”.