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Culture
Franco Maria Ricci: "Così ho creato il labirinto più grande del mondo"
Labirinto della Masone - Foto di Mauro Davoli

"Percorrevo l’Autostrada del Sole da Milano a Bologna e vedevo tutt’intorno capannoni decisamente brutti sotto il profilo estetico. Ho pensato che dovevo fare qualcosa per ‘aggiustare' il paesaggio, qualcosa di semplice. Allora mi è venuta l'idea di creare degli schermi davanti alle fabbriche grazie alle piante di bambù”. Così Franco Maria Ricci, editore, designer, collezionista d’arte e bibliofilo, racconta ad Affaritaliani.it come ha dato vita alla Fondazione che porta il suo nome, dedicata alle problematiche estetiche del paesaggio e al restauro del paesaggio padano.


Alla Fondazione è legato un geniale progetto visionario: il Labirinto della Masone, il più grande del mondo, realizzato a Fontanellato, in provincia di Parma. Lo aveva promesso nel 1977 allo scrittore argentino Jorge Luis Borges, affascinato da sempre dal simbolo del labirinto, visto anche come metafora della condizione umana.

"Il labirinto è il più antico monumento del mondo - spiega Ricci -. Quattromila anni fa a Creta c’era già quello di Cnosso. I romani decoravano le case di lusso a Pompei con mosaici a forma di labirinto. Poi è diventato anche un simbolo religioso della Chiesa cattolica: molte chiese in Francia hanno il pavimento a labirinto. E’ un’immagine ricca di significati e di valenze”.

Poi c’è la passione di Ricci per il bambù, sviluppatasi già negli Anni Ottanta. Nel suo Labirinto ne sono stati piantati 200mila appartenenti a 20 specie differenti, da quelle nane a quelle giganti. “E’ una pianta straordinaria che non si ammala, non si spoglia d'inverno, assorbe grandi quantità d'anidride carbonica e rilascia ossigeno". Il Labirinto è la dimostrazione vivente delle immense potenzialità di questa pianta: persino il pavimento a parquet degli edifici è stato realizzato con lo stesso materiale, per una maggiore coerenza dell'intero progetto. Attenzione però. Il bambù non è un gioco e il Labirinto della Masone non è un parco divertimenti. “E’ un luogo dove riflettere e scoprire significati. Vogliamo sensibilizzare le persone sull'importanza della conservazione del paesaggio".

A quasi un anno dall’apertura, avvenuta il 29 maggio 2015, il Labirinto, di cui è responsabile il nipote Edoardo Pepino, è stato visitato da 60mila persone. Domenica 20 marzo 2016, per esempio, sono stati registrati settecento ingressi, lunedì 21 marzo seicento. Ricci è molto soddisfatto: “Il progetto è andato benissimo da subito e anche durante l'inverno scorso abbiamo continuato offrendo attività interessanti non necessariamente all’aperto”.

Il Labirinto è un tempio della cultura. La vastissima collezione d'arte di Ricci verrà ospitata nel museo allestito all'interno: ad oggi comprende oltre 500 opere fra pitture, sculture e oggetti artistici, dal '500 al '900. La biblioteca contiene inoltre la collezione di volumi stampati da Giambattista Bodoni, incisore, tipografo e stampatore italiano, noto per i caratteri tipografici da lui creati (Bodoni): oltre 1.200 volumi con preziosissime legature, raccolti negli anni da Ricci.

Il Labirinto in questa primavera 2016 ospiterà una ciclo di incontri, dal titolo “Utopie”: ospiti saranno alcuni imprenditori che si sono distinti in questi anni per l’estrema cura e l’attenzione dedicate alla custodia del paesaggio italiano, convinti che la loro funzione nella società non si limiti al conseguimento di un profitto. Si inizia giovedì 24 marzo con Brunello Cucinelli. “Vogliamo dare una buona notizia: in Italia siamo in molti ormai a condividere la cura verso il nostro paesaggio, non soltanto attraverso la tutela e la conservazione, ma anche grazie a progetti nuovi che valorizzano l’ambiente in cui sono inseriti”, afferma Franco Maria Ricci.

Importante il ruolo dei privati per la promozione della cultura del territorio e dell’arte. “Negli ultimi 2-3 anni in Italia ho colto un certo fermento. Vedo tante fondazioni e tanti imprenditori mossi dall’impegno civile, unito a un pizzico di vanità. Spero che questo sia di esempio ad altri ed inneschi un cambiamento positivo nella società e nella politica”.

Politica da cui Ricci non ha mai ricevuto aiuti: “Io non ho mai cercato sovvenzioni. Mi sono sempre arrangiato, anche faticando. Per il Labirinto ho solo ricevuto una telefonata dal ministro della Cultura Franceschini, ma nessuno è venuto a visitarlo. Meglio così, forse, meglio non abituarsi ad essere aiutati, ma imparare a fare da sé. Io prima ero visto con compassione o con ironia. Il mio sembrava un progetto avventato, un dispendio di tempo e soldi. Invece adesso in tanti mi ringraziano e mi chiedono consigli: sicuramente un motivo sufficiente per aver fatto tutto questo”.

Il 17 aprile in Italia si svolgerà il referendum sulle trivelle. Ricci, che da sempre nutre un grande interesse per la terra e il paesaggio ed ha anche una formazione come geologo, avverte: “Troppo facile schierarsi contro nel nome della pulizia dell’aria, troppo facile dire che le trivelle non devono esserci. È un problema che va studiato e approfondito con un’articolata visione d’insieme. Forse si potrebbe trovare un modo per inserirle nel territorio e nel mare italiano in modo che non siano troppo impattanti. Non dico che sono favorevole, ma nemmeno contrario. Se poi vedremo che non funzionano, torneremo indietro. Abbiamo tenuto in vita fabbriche bruttissime in Italia, è inutile andare a scagliarsi contro queste piattaforme ora. E poi ripenso alle polemiche scoppiate in Europa quando è stata introdotta l’energia eolica. In molti erano contrari all'istallazione delle pale, che invece spesso si sono trasformate in un elemento di arricchimento del paesaggio. Ricordo un mio recente viaggio in Spagna in un'area ricchissima di impianti eolici: vedere queste pale girare lentamente era bello e affascinante”.

Infine, una riflessione sul ruolo delle tecnologie per l'arte e la cultura: “La vera arte di oggi è la tecnologia e io seguo con interesse le sue evoluzioni. Il design ha inciso moltissimo, e in senso positivo, nella vita quotidiana. Agli oggetti si chiede di essere utili, ma anche belli. Non amo invece l'arte contemporanea, in questo senso il moderno non mi interessa. Ci sono quadri venduti a prezzi troppo alti rispetto al loro vero valore, quando va bene è un espediente per fare soldi. Per le mie collezioni preferisco continuare a comprare un Parmigianino rispetto a un Fontana”.

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