Culture
Gianni Berengo Gardin, la vera fotografia In mostra a Milano
di Simonetta M. Rodinò
Grande narratore dell’Italia, innamorato dei grandangoli, con la sua Leica rigorosamente analogica, sempre a portata di mano, Gianni Berengo Gardin, tra i grandi fotografi conosciuti in tutto il mondo, da sempre non è scalfito dal proprio successo.
Presenza ineludibile nel panorama culturale del Novecento, l’autore, nato a Santa Margherita nell’ottobre del 1930, è protagonista della mostra “Gianni Berengo Gardin - COME IN UNO SPECCHIO. Fotografie con testi d’autore”, nelle sale di Forma Meravigli a Milano.
“Un omaggio non tanto a me quanto alla fotografia italiana”, si schermisce il quasi 90enne maestro con quel suo fare sempre educato e corretto.
Il percorso è tematico e filologico: dalle prime immagini di Venezia degli anni ’50, attraverso quelle del mondo del lavoro e le sue trasformazioni, le condizioni della donna al Nord come al Sud. Non ha trascurato le sfere degli innamorati, degli zingari per giungere alle più recenti foto dedicate alle grandi navi che s’impongono nella Laguna.
Una rassegna, da non perdere, dal taglio particolare: non è la consueta antologica, ma un’esposizione a più voci. Le 24 immagini selezionate dall’immenso corpus fotografico sono commentate da altrettanti personaggi dell’arte e della cultura. Amici, intellettuali, colleghi, artisti, giornalisti, registi, architetti. Hanno accostato i propri testi a ciascuna delle foto scelte.
“Una rimessa dell’atm, a Milano, trent’anni fa. Elementi di disturbo, nessuno. Linee architettoniche perfettamente orchestrate. Il punctum dell’immagine è rappresentato dai due uomini che avanzano…. Un tocco incongruo, un tocco di classe, quella casualità cercata che definisce l’immagine. Ogni elemento è al suo posto, inquadrato in modo magistrale e tuttavia ancora non basta. La fotografia è semplice e potente …” scrive Giovanna Calvenzi, curatrice della mostra.
“Dieci minuti buoni senza muoversi. Come un cacciatore. Poi improvvisamente schiaccia e scatta la fotografia. Si gira e mi dice: Fatto”. Parole di Renzo Piano in occasione nel 1993 del cantiere dell’aeroporto di Osaka, nel Kansai.
“I segni oggettivi del manicomio, il taglio dei capelli, le giacche sempre troppo larghe o troppo strette, le camicie senza collo appaiono in tutta la loro drammaticità nel contrasto con gli sguardi, che… testimoniano la resistenza dell’umano ma anche cominciano a far emergere le singolari identità perdute”. Commenta lo psichiatra Peppe Dell’Acqua davanti all’immagine scattata da Berengo nel 1968 nell’istituto psichiatrico di Parma.
Guardando le foto della serie “Venezia e le Grandi Navi”, realizzate dal 2013 al 2015, la critica d’arte Lea Vergine scrive: “Non un’elaborazione virtuosistica per creare situazioni stravaganti…La nave appare immobile…capiamo che l’incontro del silenzio sbigottito di chi guarda e del rumore della nave dà alla foto il senso di un accadere concreto… Qualcosa di funebre e di tristo in questa in naturalità. Una gelida seduzione che pala di morte”.
Ha raccontato in bianco e nero le sfaccettature della vita soprattutto del nostro Paese documentando storie visive a tutto tondo. Una straordinaria narrazione dettata dalla sua costante curiosità e voglia di denuncia.
Gianni Berengo Gardin – COME IN UNO SPECCHIO. Fotografie con testi d’autore
Forma Meravigli – Via Meravigli 5 - Milano
12 febbraio – 5 aprile 2020
Da mercoledì a domenica dalle 11.00 alle 20.00; lunedì e martedì chiuso
Infoline: 02 5811 8067
Ingressi: intero: 6 euro - ridotto: 4 euro
www.formafoto.it