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Culture
Institut Francais, 24 incontri per costruire un mondo post-Covid più solidale

“Nel 2020, al culmine dello shock epidemico della primavera, la ricerca, la creazione, l’istruzione sono emerse come beni di prima necessità, la condivisione dei saperi, delle opere d’arte, delle idee, come una risorsa indispensabile al nostro equilibrio.” scrive nella presentazione del programma di Nessun uomo è un’isola Christian Masset, Ambasciatore di Francia in Italia.

Nel periodo di rilancio che si apre per l’Europa, con nuove sfide socio-economiche e ambientali, e la grande speranza nata da un inedito slancio di solidarietà, l’Institut français Italia punta su un programma di dialoghi italo-francesi che presta ascolto alle idee e proposte di scienziati, intellettuali, artisti di entrambi paesi per aiutarci a proiettarci oltre la crisi, e guardare al futuro.

Nato dal rapporto proficuo con i nostri partner, festival, editori, università che si impegnano a promuovere  il dialogo  tra grandi voci francesi e italiane,  il programma “Nessun uomo è un’isola” riparte dall’esperienza inedita del lock down per interrogare il paradosso delle nostre società iperconnesse eppure frammentate, capire meglio le nostre interdipendenze locali e globali, e cogliere l’occasione di una tale rottura storica per immaginare altri modi per vivere insieme.

Questo programma ambizioso è giunto ormai alla terza edizione, insieme all’altra importante iniziativa dell’Institut français in ambito di dibattito rappresentata dalla Notte delle idee. Entrambe le manifestazioni sono rese possibili grazie al prezioso sostegno di Edison, che sostiene il dibattito su questioni e tematiche attuali, ambientali e sociali.

Le illustrazioni del ciclo sono dell’artista francese Philippe Hérard, presente alla B.east Gallery a Firenze, dal 19 settembre al 15 dicembre, con una prima mostra personale in Italia.

Frammentazione e interdipendenze

È l’evento che si è svolto in diretta streaming venerdi 23 ottobre dalle ore 18.30. Bruno Latour, filosofo, in occasione dell’uscita di La Sfida di Gaia, Meltemi, 2020, in dialogo con Donatella di Cesare, filosofa, Virus sovrano? L’asfissia capitalistica, Bollati Boringhieri, 2020. Con la partecipazione a distanza di Carlo Rovelli, astrofisico, Ci sono luoghi del mondo dove più che le regole è importante la gentilezza, Solferino, 2020 e Aurélien Barrau, astrofisico, Ora. La più grande sfida dell’umanità, add Editore, 2020.

In La Sfida di Gaia, (Meltemi, 2020), raccolta di otto conferenze, sconvolgente come una profezia, Bruno Latour esamina le innumerevoli e ambigue figure di Gaia per districare gli aspetti etici, politici, teologici e scientifici che la nozione ormai obsoleta di Natura aveva confuso, alla ricerca di una rinnovata solidarietà universale. L’aria, gli oceani, i ghiacciai, il clima, il suolo: tutto quel che abbiamo reso instabile interagisce con noi. La vecchia Natura scompare e lascia il posto a un essere di cui è difficile prevedere le manifestazioni: Gaia.

Bruno Latour, filosofo, antropologo e sociologo delle scienze, è professore ordinario all’Istituto di studi politici (SciencesPo) di Parigi. Tra il 1982 e il 2006 è stato professore alla London School of Economics and Political Science e al dipartimento di Storia delle scienze di Harvard. Ha pubblicato in Italia, fra i suoi scritti più noti: Non siamo mai stati moderni (Elèuthera, 1995), La scienza in azione (Einaudi, 1998), Politiche della natura (Raffaello Cortina Editore, 2000), Il culto moderno dei fatticci (Meltemi, 2017).

Il nuovo saggio Virus sovrano? L’asfissia capitalistica della filosofa Donatella di Cesare ci spiega perché il coronavirus è un virus sovrano che aggira i muri patriottici, le boriose frontiere dei sovranisti. Rivela in tutta la sua terribile crudezza la logica immunitaria che esclude i più deboli. La disparità tra protetti e indifesi, che sfida ogni idea di giustizia, non è mai stata così sfrontata. Il virus ha messo allo scoperto la spietatezza del capitalismo e mostra l’impossibilità di salvarsi, se non con l’aiuto reciproco, costringendoci a pensare un nuovo modo di coabitare.

Donatella Di Cesare insegna filosofia teoretica alla Sapienza Università di Roma. Le sue ricerche più recenti interrogano la violenza nell’età della globalizzazione, così come il tema della sovranità, influenzata anche dalla biopolitica. Firma di numerose testate, siti e riviste, ha pubblicato saggi come Stranieri residenti. Una filosofia della migrazione (2017, Premio Pozzale per la saggistica 2018; Premio Sila Economia e Società 2018), Sulla vocazione politica della filosofia (2018, Premio Mimesis Filosofia 2019) e Virus sovrano? L’asfissia capitalistica (2020) usciti per Bollati Boringhieri. Inoltre, dal 2016 dirige la collana “Filosofia per il XXI secolo” presso Mimesis.

In Ora. La più grande sfida dell’umanità, l’astrofisico francese Aurélien Barrau ci dà una chiarissima visione del nostro futuro: “Di fronte alla più grande sfida dell’umanità, la politica deve agire con fermezza e tempestività. Ogni azione politica che non farà di questa lotta la sua priorità assoluta e inderogabile, non sarà credibile. Molte altre lotte sono importanti, ma questa è fondamentale”. Questo testo nasce dall’appello lanciato dall’autore su Le Monde nel 2018, firmato insieme ad altre personalità del mondo culturale e scientifico.

Aurélien Barrau è un astrofisico specializzato in relatività generale, fisica dei buchi neri e cosmologia. È professore all’università di Grenoble, membro dell’Institut universitaire de France e del Laboratorio di Fisica Subatomica e Cosmologia di Grenoble (LPSC). Molto impegnato nelle questioni ambientali, Aurélien Barrau è anche noto per aver lanciato un appello a contrastare il cambiamento climatico sul giornale Le Monde, da cui nasce il suo ultimo libro Ora. La più grande sfida della storia dell’umanità (add Editore, 2020).

Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza di Carlo Rovelli parla di passioni e di sogni, di buchi neri e telescopi. Soprattutto parla di scienziati come Stephen Hawking, di filosofi, di poeti come Lucrezio, Dante e Leopardi. Parla di viaggi, di università, e “dell’importanza politica di promuovere, ascoltare e usare la scienza”, di ateismo, della natura della mente e della coscienza (anche di quella dei polpi). È un libro che raccoglie articoli comparsi tra il 2010 e il 2018 su diversi quotidiani ed è una sorta di diario delle avventure intellettuali di un fisico teorico che crede nell’impegno civile e nella necessità di una seria divulgazione.

Nel suo ultimo libro, Helgoland, spoglia isola nel Mare del Nord, luogo adatto alle idee estreme, nel giugno 1925 il ventitreenne Werner Heisenberg ha avviato quella che, secondo non pochi, è stata la più radicale rivoluzione scientifica di ogni tempo: la fisica quantistica. A distanza di quasi un secolo da quei giorni, la teoria dei quanti si è rivelata sempre più gremita di idee sconcertanti e inquietanti (fantasmatiche onde di probabilità, ecc.), ma al tempo stesso capace di innumerevoli conferme sperimentali, che hanno portato a ogni sorta di applicazioni tecnologiche. Si può dire che oggi la nostra comprensione del mondo si regga su tale teoria, tuttora profondamente misteriosa.

Carlo Rovelli è un fisico e saggista italiano, professore ordinario all’università di Aix-Marseille, dove dirige il gruppo di ricerca in Gravità quantistica del Centro di Fisica teorica di Luminy. Si è anche occupato di storia e filosofia della scienza con il libro Che cos’è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro (Mondadori, 2011). Tra gli altri libri pubblicati: L’ordine del tempo (Adelphi, 2017) o la raccolta di articoli Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza (Corriere della sera, 2018). Carlo Rovelli collabora inoltre con La Repubblica e il supplemento culturale de Il Sole 24 ore.

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