Culture
Woody Allen spegne ottanta candeline e porta al cinema “Irrational man”
«Non credo nell’aldilà anche se mi porterò la biancheria di ricambio», ma il neo ottantenne Woody Allen non sembra affatto temere il tempo che passa e si regala il suo 46esimo film, “Irrational man”, che in Italia uscirà il 17 dicembre con protagonista Joacquin Phoenix. Per ritrarre questo genio indiscusso del cinema sono ancora attuali le parole del fumettista Stuart Hample, che dopo un primo incontro casuale con un Woody Allen alle prime armi nei night di New York ebbe l’idea di farne il protagonista di una striscia a fumetti: «Uno che si sentiva solo nell’universo, era un disastro con le donne, veniva umiliato dai genitori e che farciva questi soggetti con le battute più divertenti dai tempi di Oscar Wilde». Era il lontano 1957 e da allora Woody Allen ha macinato un successo dopo l’altro, si é aggiudicato 4 Oscar senza mai ritirarli, ha amato donne affascinanti nonostante un aspetto lontano anni luce dal classico sex symbol, ha riempito le pagine dei tabloid scandalistici senza cercare mai visibilità e ha celebrato la psicoanalisi in tanti suoi film pur ammettendo che nel suo caso é stata inutile. Ad augurare buon compleanno a uno dei più grandi e prolifici registi di tutti i tempi sarà lo sterminato popolo dei suoi estimatori, che aspettano con curiosità ogni sua nuova pellicola, perché anche nelle meno riuscite sono certi di trovare la battuta folgorante che vale il costo del biglietto, e quelli che si sono innamorati delle magiche atmosfere di New York dipinte nei suoi film con l’aiuto del grande Carlo Di Palma, e ci saranno pure gli appassionati di jazz, quelli che fanno capolino ogni lunedì sera al Caffè Carlyle sperando di sentirlo suonare con la New Orleans Jazz Band. Un coro trasversale e unanime pronto a ringraziarlo per il tocco unico del suo cinema e per il genio dei suoi dialoghi, che nemmeno i suoi più acerrimi detrattori riusciranno mai a sminuire, anche perché per metterli a tacere basterebbe ricordargli che Woody Allen é stato fin dall’inizio il più velenoso critico di se stesso, arrivando a dire del suo primo film che «era così brutto che in sette stati americani aveva sostituito la pena di morte»