"Accordo Ue-Mercosur? Mossa contro gli Usa, non un beneficio per l’Europa. Concorrenza sleale, penalizzati i piccoli produttori" - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 18:52

"Accordo Ue-Mercosur? Mossa contro gli Usa, non un beneficio per l’Europa. Concorrenza sleale, penalizzati i piccoli produttori"

Per dare il via libera serve una maggioranza qualificata che al momento non è certa: Italia e Francia si mettono di traverso. L'intervista a Paolo Menarin, Partner di casa & Associati

di Rosa Nasti

Mercosur, Europa divisa: "Bruxelles chiede standard altissimi, ma non difende chi produce in UE"

L’accordo di libero scambio tra Unione europea e Mercosur torna a dividere i Ventisette e rischia di saltare proprioa un passo dalla firma dell’intesa con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, attesa questa settimana in Brasile. Servono almeno 15 Stati membri che rappresentino il 65% della popolazione dell'UE, ma ad oggi, l'Unione è spaccata. A mettersi di traverso è soprattutto la Francia, che ha chiesto un rinvio della revisione dell’accordo giudicando "incomplete" le garanzie offerte dalla Commissione, ma anche l'Italia avanza i propri dubbi, facendo così saltare il raggiungimento della maggioranza necessaria perché ci sia il via libera, e non solo, Polonia e Ungheria pure sono apertamente contrarie, sul fronte opposto, Germania e Spagna spingono per chiudere rapidamente. Che cosa succederà ora? Affaritaliani ne ha parlato con Paolo Menarin, Partner di casa & Associati.

Il rinvio chiesto da Italia e Francia è un vero tentativo di migliorare l’accordo o solo un modo per guadagnare tempo ed evitare uno scontro politico interno?

Il governo Italiano chiede un rinvio sull’accordo Mercosur senza dubbio più per ragioni di politica interna, in quanto si trova stretto nella morsa delle categorie produttive che premono in direzioni opposte. Le associazioni di categoria degli agricoltori non vogliono che si chiuda l’accordo, mentre l’industria lo vede senza dubbio più di buon occhio, salvo quella agroalimentare naturalmente. Chiaramente entrano in gioco anche equilibri a livelli UE, ma ritengo che le vere ragioni della prudenza dell’Italia risiedano più in quanto sopra detto.

Dal punto di vista squisitamente politico invece sarebbe stato quantomeno curioso se questo governo, che fa della sovranità alimentare una bandiera, avesse abbracciato l’accordo così come è scritto. Non si può negare infatti che se questo entrasse in vigore colpirebbe la filiera agroalimentare interna, la quale dovrebbe fare i conti con l’importazione di prodotti agroalimentari da paesi molto ricchi e sviluppati da questo punto di vista, quantomeno in termini di potenziali volumi (peraltro almeno inizialmente limitati).

Gli effetti dell’accordo infatti farebbero sì che prodotti agroalimentari dei paesi aderenti al Mercosur possano essere importati in UE con molta più facilità (per effetto principalmente dell’ampia riduzione dei dazi doganali prevista) con l’effetto primo, almeno desiderato/sbandierato, di una riduzione dei prezzi per i consumatori. Dall’altro lato bisogna però considerare che l’importazione dei prodotti in questione evidenzia dei rischi, principalmente legati alla diversità normativa UE e Mercosur in special modo concernente antibiotici e fertilizzanti, per tacere delle diversità su etichettatura e certificati di origine.   

Il vero punto critico dell’accordo Ue-Mercosur è l’agricoltura in sé o il fatto che l’Europa non ha ancora una strategia chiara su come difendere i propri settori? Se l’accordo passasse così com’è, chi pagherebbe davvero il prezzo più alto nei prossimi cinque anni?

Sono decenni che l’UE porta avanti politiche che scontentano il mondo degli agricoltori e, più in generale, dei produttori della filiera agroalimentare. Del resto anche le posizioni dei paesi membri sull’accordo Mercosur riflettono interessi nazionali che divergono chiaramente sulla base delle rispettive economie in campo agricolo: ovviamente Italia, Francia (ma anche Austria, Ungheria e Polonia) hanno interessi ben diversi rispetto ai paesi nordici (tutti favorevoli) che hanno una produzione interna, sotto il profilo agroalimentare, decisamente meno di impatto sulle rispettive economie.

La Spagna invece sembra anche favorevole all’accordo, ma in tutta evidenza per ragioni di legami economici storici e stabili coi paesi sudamericani in questione. Il settore in parola, di conseguenza, è uno di quelli in cui l’UE è sempre stata più balcanizzata, perché gli stati membri sono portatori di interessi molto differenti quando anche non totalmente divergenti, quindi una politica unitaria su questi temi è sempre stata difficile da mettere insieme.

Sotto il profilo eminentemente politico invece questa tetragona volontà della Presidente della Commissione UE di pervenire all’accordo sembra da leggersi più nel quadro di una risposta/avvertimento nei confronti della politica economica degli USA, che nel quadro di un beneficio per il mercato interno. Da ultimo, e per le ragioni compendiate nella risposta alla domanda che precede, a pagare il prezzo più alto nel caso in cui l’accordo si chiudesse così come è scritto, sarebbero i piccoli/medi produttori della filiera, già abbastanza vessati da normative molto stringenti (e assai differenti rispetto a quelle in uso in America Latina) nonché dalla forza commerciale della GDO nell’acquisto dei prodotti.