Economia
Agnelli all'attacco, Exor punta a una maxi acquisizione in Europa o negli Usa. Il ticket dell'operazione è di 2 miliardi
All'agenzia stampa straniera Bloomberg, il CFO di Exor Guido de Boer rivela: “Con una quota del 10-15% di una società si può esercitare una influenza significativa”

John Elkann
Exor punta a una acquisizione da 2 miliardi in Europa o negli Stati Uniti
Agnelli all'"attacco": la famiglia sta puntando a una maxi-acquisizione in Europa o negli Stati Uniti. La caccia al nuovo obiettivo, che potrebbe valere un ticket da 2 miliardi di euro, è già partita. Lo rivela a Bloomberg Guido de Boer, il CFO di Exor, che aggiunge: “Con una quota del 10-15% di una società si può esercitare una influenza significativa”.
Secondo quanto dichiarato da de Boer, Exor ha ricevuto 3 miliardi di euro dalla cessione della quota Ferrari effettuata all’inizio del 2025. Ora è alla ricerca di una nuova opportunità d’investimento, puntando ad acquisire una partecipazione compresa tra il 10% e il 15% in una società quotata, diventandone così il principale azionista. In base a questi criteri, il valore di mercato dell’azienda target dovrebbe aggirarsi attorno ai 20 miliardi di euro. “Abbiamo detto che, se facciamo un’acquisizione, deve essere abbastanza rilevante da fare la differenza nel nostro portafoglio complessivo,” spiega De Boer.
L’obiettivo della mossa è quello di proseguire nel percorso di diversificazione del portafoglio familiare, spostandosi sempre più oltre il settore automobilistico. Già al momento della vendita della quota in Ferrari, Exor aveva annunciato che i fondi sarebbero stati impiegati per una “nuova acquisizione di rilievo” e per un programma di riacquisto di azioni proprie da 1 miliardo di euro.
Secondo De Boer, il nuovo investimento potrebbe riguardare settori come la sanità, i beni di lusso e la tecnologia, anche se Exor resta aperta ad altre industrie con prospettive di crescita a lungo termine. “Ci concentriamo principalmente su Europa e Stati Uniti,” ha precisato. “C'è un gruppo selezionato di aziende che rientrano in questo ambito". “Possedere il 15% ci consente di avere un’influenza rilevante, pur lasciando all’azienda la propria struttura di governance e le responsabilità tipiche di una società quotata,” conclude De Boer.