Economia
Alitalia, Lufthansa va al decollo. Ecco le condizioni per l'acquisto

Fs deve scegliere il partner industriale. Anche Delta in pista. Fonti governative: "Siamo ancora in fase di discussione"
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Alitalia, Lufthansa ci riprova e mette sul piatto l'acquisto dell'intero capitale nel lungo periodo, a fronte però di 3 mila esuberi, del pieno controllo con il 51% del gruppo (ma prenderebbe anche il 100% da sola) e senza Ministero dell'Economia nel capitale, accettando però le Fs come socio di minoranza.
Il consiglio di amministrazione delle Ferrovie dello Stato italiane deve scegliere il partner industriale nel progetto di salvataggio dell'Alitalia con il quale fare la trattativa in esclusiva. Le alternative sull'alleato da sottoporre al ministero dell'Economia, azionista unico del gruppo, sono la cordata formata da Delta Airlines e gruppo Air France-Klm o la Lufthansa.
Secondo molti osservatori, sino a stamane, la cordata franco statunitense sembrava essere in pole position anche perchè l'Alitalia è già legata ai due vettori con l'alleanza Sky Team. Ma la compagnia tedesca sta cercando di scompaginare le carte.
Contattato da Affaritaliani.it, Boris Ogursky, responsabile della comunicazione area Emea dell'aviolinea teutonica, fornisce la dichiarazione del membro del Cda Harry Hohmeister, secondo cui "Lufhtansa ha tenuto colloqui per prendere una quota di maggioranza in Alitalia ed è interessata a crescere anche al 100% del capitale nel lungo periodo. In più, la compagnia italiana rimarrebbe operativamente indipendente all'interno del gruppo Lufhtansa, con un proprio marchio".

"Siamo interessati al mercato italiano e questo include Alitalia, ma le condizioni per un nostro takeover rimangono immutate (rispetto all'offerta presentata lo scorso anno, ndr)", ha aggiunto il manager tedesco secondo cui "i tagli del personale, da effettuarsi in maniera socialmente responsabile, dovranno aggirarsi intorno alle 3.000 unità".
La scelta dell'alleato è tutt'altro che semplice visto lo stretto legame tra il nuovo piano industriale e il partner prescelto. E' di tutta evidenza che sulla decisione peserà in misura rilevante il capitolo esuberi visto che il Governo ha garantito che con la "nuova Alitalia" nessuno "andrà a casa'" Una parte dei dipendenti considerati in eccesso potrebbe, forse, essere ricollocata nelle varie società del gruppo di piazza della Croce Rossa ma è estremamente improbabile che le Fs possano assorbire esuberi nell'ordine di migliaia di addetti.
Comunque sia, i tempi per il perfezionamento dell'operazione non dovrebbero essere brevi. Scelto il partner si dovrà fare il piano industriale attorno al quale completare la nuova compagine azionaria che, nelle intenzioni del Governo dovrebbe essere italiana per almeno il 51%, quota che le Ferrovie dello Stato non intendono coprire totalmente. In questo ambito continuano a circolare i soliti nomi, a cominciare da Cassa Depositi e prestiti e Poste italiane (che però ha smentito).
La scorsa settimana, al termine degli incontri con i vertici delle Fs, Delta e Air France-Klm, secondo alcune fonti, avevano espresso una disponibilità a investire con una quota del 20% ciascuna nella newco Alitalia. L’obiettivo di Delta è difendere la posizione di vantaggio nei voli sul Nord Atlantico, all’interno della joint venture con Air France, Klm e Alitalia, ed evitare un rafforzamento di Lufthansa, che già lo scorso anno ha presentato un’offerta alternativa per l'aviolinea italiana finita in amministrazione controllata.

Secondo il vecchio progetto (sempre valido), i tedeschi vogliono mettere le mani su poco più di metà dell’attuale Alitalia, con 70 aerei e metà della flotta di lungo raggio, assorbire direttamente 5mila dipendenti di volo e impiegarne ulteriori mille in altre attività del gruppo Lufthansa. Resterebbero esclusi quasi 6mila lavoratori dell’handling, manutenzione, uffici centrali. Lufthansa vuole almeno il 51% (ma prenderebbe anche il 100% da sola), non vuole il Mef, accetta le Fs come socio di minoranza.
Da parte franco-americana, i due vettori esteri potrebbero prendere invece il 40%. Quota se si accosterebbe a quella delle Fs, soci con una quota di minoranza (l'amministratore delegato delle Ferrovie Gianfranco Battisti non vuole più del 25-30%), a quella del ministero dell’Economia che potrebbe convertire parte del prestito statale nel 15% e il residuo 10-15% verrebbe coperto da una o due altre società pubbliche: si ipotizza un coinvolgimento di Cdp non diretto, attraverso un veicolo partecipato o in altra forma.
Alla richiesta di pronunciarsi su quale vettore sia favorito nella scelta da parte del Cda di Fs, fonti governative vicine al dossier hanno dichiarato ad Affaritaliani.it: "Siamo ancora in fase di discussione".