ArcelorMittal, cambia l'ad: via Jehl, arriva Morselli - Affaritaliani.it

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ArcelorMittal, cambia l'ad: via Jehl, arriva Morselli

Rivoluzione ad ArcelorMittal Italia. Va via Matthieu Jehl, amministratore delegato, ed arriva Lucia Morselli, già ad di Ast Terni e nel team della cordata guidata da Jindal e Cassa Depositi e Prestiti che nella primavera del 2017 contese l’Ilva ad ArcelorMittal. Jehl si era insediato ufficialmente l’1 novembre del 2017. È stato lo stesso manager a comunicare la sua uscita ai sindacalisti, i segretari generali delle federazioni metalmeccaniche, affermando di non saper dare una spiegazione alla decisione presa dai vertici della multinazionale. “Decisione incomprensibile”commentano fonti dei sindacati nazionali metalmeccanici. Che ricordano come la Morselli sia stata anche protagonista del lungo e duro braccio di ferro con più di 30 giorni di sciopero nella vertenza ThyssenKrupp Ast Terni.  

ArcelorMittal: l'addio di Jehl, in Italia dal 2017

L’ultima uscita pubblica di Matthieu Jehl, da oggi non più amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, la società che ha preso l’Ilva dall’amministrazione straordinaria, è stata ieri sera in tv. Ora nuovo ad di ArcelorMittal ė Lucia Morselli, già ad di ThyssenKrupp Ast Terni.    La notizia dell’avvicendamento al vertice è stata data inizialmente dai vertici nazionali dei sindacati metalmeccanici e successivamente confermata da ArcelorMittal. È stato lo stesso Jehl ad informare questa mattina i segretari generali dei metalmeccanici che non era più ad di ArcelorMittal. Intervistato ieri sera da Riccardo Iacona per “Presa Diretta” su Rai Tre, Jehl aveva parlato degli sforzi dell’azienda soprattutto sul piano del risanamento ambientale. Aveva detto che ArcelorMittal sta rispettando i tempi del cronoprogramma, che la multinazionale vuole fare di Taranto uno stabilimento ambientalmente sostenibile, che una soluzione sarebbe stata trovata per la decarbonizzazione (entro il 2050,ha precisato il manager, perché la siderurgia programma e lavora su tempi lunghi). Su questo e su altro, però, la palla passa adesso a Lucia Morselli, una manager di cui i sindacati ricordano soprattutto, in questo momento, gli oltre 30 giorni di sciopero per il lungo braccio di ferro all’Ast Terni.    Jehl, nel gruppo dal 2002, era arrivato in Italia nella primavera del 2017 dallo stabilimento belga di Gant ed aveva partecipato alla trattativa al Mise per la cessione dell’Ilva. Di fatto ha preso pieno possesso del suo incarico di ad l’1 novembre scorso, quando ArcelorMittal è ufficialmente partita col contratto di fitto dall’amministrazione straordinaria di Ilva. Il 7 novembre 2018 ha tenuto la sua prima conferenza stampa a Taranto. Disse che a Taranto c’era molto lavoro da fare, che risanare l’ambiente era una priorità, che ArcelorMittal non prescindeva dalla sicurezza sul lavoro e che per la produzione l’obiettivo era riportare il siderurgico a 6 milioni di tonnellate nel 2019, il livello autorizzato dall’Aia.

In realtà, le cose sono andate molto diversamente perché Jehl si è trovato a gestire la crisi che ha investito il mercato dell’acciaio dall’inizio del 2019. E così a Taranto prima è stato rinviato al 2020 l’obiettivo dei 6 milioni di tonnellate - quest’anno non si sa se si riuscirà a produrne 5 milioni di tonnellate - e poi si è fatto ricorso alla cassa integrazione ordinaria. Le prime 13 settimane, dal 2 luglio al 28 settembre, per 1395 addetti, le ulteriori 13 settimane, dal 30 settembre, per 1276 unità. Non sono state rese note sinora le motivazioni che hanno portato i vertici di ArcelorMittal a togliere Jehl e a mettere al suo posto Morselli. Certo al quartier generale di ArcelorMittal, secondo quanto si apprende da varie fonti, non sono affatto soddisfatti di come vanno le cose a Taranto ad un anno dal subentro all’amministrazione straordinaria di Ilva, che resta comunque proprietaria degli impianti perché ArcelorMittal è ancora in fitto. La nuova società è infatti in perdita pesante, di più di quelle contabilizzate dall’amministrazione straordinaria.    Il dato fornito da Jehl nei mesi scorsi ai sindacati, in un vertice a Roma, è che ArcelorMittal perdeva circa 150 milioni di euro a trimestre. Una situazione difficile, resa complicata anche dal mercato, che ha portato di recente l’azienda a mettere in campo una serie di progetti per cercare di contenere le perdite già dalla fine di quest’anno. A ciò si aggiunga che, tolto il periodo iniziale, che ha segnato delle aperture quantomeno dal Comune di Taranto, dalla primavera di quest’anno i rapporti tra ArcelorMittal Italia e le istituzioni locali (Regione Puglia e Comune di Taranto) sono progressivamente peggiorati. Le parti sono da mesi ai ferri corti.

Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, intervenuto anch’egli ieri sera a “Presa Diretta”, ha infatti di nuovo lamentato la mancanza di dialogo tra l’azienda e la città. Il rapporto si è via via inasprito prima col ricorso alla cassa integrazione (l’azienda, a giugno, durante la prima trattativa, non ha ascoltato gli appelli, anche degli enti locali, perché riducesse il numero dei cassintegrati) ed ora con i nuovi contratti nell’indotto-appalto siderurgico.    È tutt’ora in piedi a Taranto la vicenda dei 200 lavoratori licenziati dall’impresa Castiglia, che sino a fine settembre si è occupata di pulizie industriali in ArcelorMittal, e che non si riescono ancora a ricollocare nelle aziende subentranti. Si sono svolti tre vertici sul caso, tra Regione Puglia e Prefettura Taranto, ma ArcelorMittal, benché sia committente degli appalti, non si è mai presentata, e questo ha suscitato le critiche sia dei sindacati che delle istituzioni e anche di Confindustria Taranto.