Economia
Atlantia convoca il Cda per la risposta.Mistero manleva nell'accordo di luglio

Il 30 settembre scade l'ultimatum del Governo
Mentre si avvicina la scadenza dell’ultimatum del 30 settembre sull'ingresso di Cdp in Autostrade per l'Italia, i Cda di Aspi e della controllante Atlantia sono stati convocati per domani. Lo riferisce l’agenzia Radiocor, secondo cui i due board saranno chiamati a discutere le repliche da inviare al Governo: il giorno successivo, cioè il 30 settembre, scade infatti il termine fissato dallo stesso esecutivo per ricevere risposte che consentano di portare avanti il riassetto di Aspi con la cessione del controllo a Cassa Depositi e Prestiti.
In alternativa, il Governo tornerebbe a prendere in seria considerazione l'ipotesi della revoca della concessione, che avrebbe effetti devastanti su Aspi, a livello finanziario ed occupazionale, e di riflesso sulla controllante Atlantia. Il Governo aveva inviato il proprio ultimatum nella notte tra mercoledì e giovedì scorso sottolineando, in una lettera, la necessità che nell'atto transattivo inviato dal Ministero dei Trasporti alle società il 2 settembre restasse l'articolo 10, che di fatto vincola l'efficacia dell'atto stesso (con la chiusura della procedura di revoca e l'ok al Pef) alla cessione della maggioranza di Aspi a Cdp: un punto contestato prima da Aspi e poi da Atlantia e dai suoi soci poichè di fatto le impedisce di disimpegnarsi dalla controllata attraverso procedure di mercato, ovvero il dual track deliberato giovedì dal cda della holding.
L'articolo 10 è oggetto di un intenso confronto tra le parti ormai da alcune settimane ed e' sicuramente uno dei temi piu' caldi sul tavolo insieme con quello della manleva, su cui le distanze da Atlantia e Cdp sembrano al momento incolmabili. L'atto transattivo, peraltro, presenta - secondo alcuni osservatori - un altro punto piuttosto controverso, riportato all'articolo 5, in cui il ministero dei Trasporti sottolinea che "il concedente dà atto che non sussistono le condizioni per formulare nei confronti del concessionario ulteriori contestazioni di inadempimento per fatti e atti, noti al concedente, verificatosi fino alla data di sottoscrizione dell'atto". In sostanza, si osserva, il Mit dichiarava che Aspi non era più inadempiente, salvo poi oggi - a distanza di quattro settimane - tornare a minacciare la revoca.
Intanto, all’interno dell'esecutivo la pazienza sembra ormai finita. "Se entro venerdì - ha avvertito Giancarlo Cancelleri, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti- Atlantia non cede Autostrade a Cdp gli revochiamo la concessione. Loro non vogliono sottoscrivere la manleva: loro sono indagati dalla magistratura per il crollo del Ponte Morandi, hanno delle responsabilità amministrative e penali. La manleva è quell'atto con cui si solleva quella responsabilità al nuovo acquirente. Loro vorrebbero vendere non solo le quote societarie, ma anche la responsabilità. Invece devono vendere le quote societarie, ma la responsabilità se la tengono loro".
"Entro venerdì si scioglie questo nodo, il presidente Conte è stato perentorio. Non è serio quello che hanno fatto, loro hanno sottoscritto un accordo il 14 luglio nel quale c'era anche la manleva delle responsabilità civili e amministrative, ora non stanno mantenendo questo accordo. Si stanno tirando indietro perché speravano che le regionali facessero cadere il governo ma questo, mi dispiace per loro, non è accaduto. Quindi devono sottoscrivere quell'accordo altrimenti ci sarà la revoca", ha aggiunto il vice ministro.
Fonti vicine alla holding infrastrutturale hanno fatto invece sapere all'Ansa che "diversamente da quanto dichiarato dal vice ministro Cancelleri, nella lettera inviata al Governo il 14 luglio non è prevista alcun tipo di manleva. E' sufficiente leggere lo stesso documento per rendersene conto. Atlantia quindi non sta violando alcun tipo di accordo. In generale, come chiarito più volte, non esiste nel mondo infrastrutturale il concetto della manleva".
In Borsa, giornata negativa e in chiara controtendenza per Atlantia in Piazza Affari: dopo l'ultimatum, il titolo e' stato l'unico in ribasso tra i principali della Borsa di Milano e ha ceduto l'1,15% finale a 13,36 euro.