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Economia
Banche, Fabi: “Sofferenza riguarda prestiti superiori a 500mila euro”

Sono i gruppi industriali e le grandi aziende a pesare, coi prestiti non rimborsati, sui bilanci delle banche italiane, ma i piccoli debitori (famiglie, partite Iva, pmi) hanno avuto maggiori difficoltà, nell'anno del Covid, a saldare le rate dei finanziamenti. Circa la metà delle sofferenze bancarie, sul totale di quasi 50 miliardi di euro, si riferisce a finanziamenti di importo rilevante, superiori a 1 mln di euro. Si tratta, per l'esattezza, di 23,8 mld, pari al 49,96% dei 47,6 mld complessivi, riconducibili a 11.989 soggetti (famiglie e imprese) che corrispondono soltanto al 2,36% della galassia della clientela degli istituti di credito interessata dal fenomeno delle rate non pagate.

E ad appena 126 soggetti fanno capo ben 2,9 mld di crediti deteriorati relativi a prestiti oltre 25 milioni di euro: allo 0,02% della clientela, quindi, fa capo il 6,12% delle sofferenze. Pochi soggetti, quindi, che, nella platea di oltre mezzo milione di 'cattivi pagatori' dell'industria creditizia, hanno una incidenza significativa sulle sofferenze del settore bancario. La percentuale sale, se si prendono in considerazione gli impieghi da 500.000 euro in su: il 4,39% dei clienti è 'responsabile' del 60% delle rate non pagate, vuol dire che a 22.290 soggetti corrispondono oltre 28 miliardi di sofferenze. I dati emergono dalla 'Mappa delle sofferenze bancarie' realizzata dalla Fabi, che ha fotografato i dati relativi a marzo 2021, osservando le variazioni rispetto al 2020. Nell'anno della pandemia da Covid, rileva Fabi, il totale delle sofferenze bancarie è continuato a calare, in linea con una tendenza in corso da anni, avviata su impulso della Banca centrale europea e supportata negli ultimi mesi dalle misure di sostegno nazionali.

Nel corso dei 12 mesi in esame, si è registrata una diminuzione di 21,3 mld (-31%) dello stock di rate non pagate, da 68,9 mld di marzo 2020 a 47,6 mld di marzo 2021. In calo (- 25%) anche i clienti con arretrati: da 677.360 a 507.951, con una riduzione di 169.409 unità. In quest'ultimo anno, tuttavia, è lievemente salita la quota di sofferenze riconducibile a prestiti di importo minore, spia di una situazione, quella cagionata dall'emergenza sanitaria, che ha pesato maggiormente sui piccoli clienti degli istituti di credito e un po' meno sui grandi debitori. Rispetto al 2020, infatti, la composizione della clientela che ha 'arretrati' in banca ha subìto alcune variazioni di rilievo: se si osservano le sofferenze relative a finanziamenti superiori a 500.000 euro, a marzo dello scorso anno queste ammontavano a 44,1 miliardi e si attestavano al 63,98% del totale con 30.181 clienti coinvolti; a distanza di 12 mesi, questa categoria di crediti deteriorati valeva 28,5 mld (meno 15,5 mld) e corrispondeva al 59,93% del totale.

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