Bce, il tasso cala al 2% ma il Taeg sui mutui resta oltre il 3,5%. Milano la capitale dei prestiti con 86,9 mld   - Affaritaliani.it

Economia

Bce, il tasso cala al 2% ma il Taeg sui mutui resta oltre il 3,5%. Milano la capitale dei prestiti con 86,9 mld  

Secondo la Fabi, il taglio odierno del costo del denaro da parte della Bce corre il rischio di mettere a dura prova l'attrattività delle nuove offerte di prestiti da parte del settore bancario

di Redazione

Bce, Fabi: il taglio non sorprende ma ancora lenta la trasmissione della politica monetaria 

"La riduzione del costo del denaro da parte della Bce, che taglia il nastro dell'ottavo taglio dei tassi, non ha colto nessuno di sorpresa, perché è arrivata, quasi in maniera naturale, come la prosecuzione dell'orientamento espansivo della politica monetaria europea avviata da oltre un anno e che, molto probabilmente, non si arresterà nei prossimi mesi". Lo scrive il sindacato bancario FABI in un'analisi.

"A beneficiarne sono state, sinora, non solo le famiglie che avevano già contratto mutui a tasso variabile, e per i quali gli impatti positivi si sono concretizzati nella contrazione dei costi legati al rimborso, ma anche quella fetta di clientela che si è affacciata per la prima volta al mercato dei prestiti e che, per l'acquisto della casa o di altro bene di consumo, si è avvalsa di condizioni bancarie più agevolate rispetto al passato. La svolta monetaria della Bce non si è però tradotta in un marcato e completo sostegno all'economia perché è stata accompagnata da un fenomeno di parziale riallineamento tra i livelli dei tassi di interesse da parte della Bce e il costo del credito applicato alla clientela bancaria, nonché al riavvicinamento sempre più marcato tra i livelli dei tassi variabili rispetto a quelli a tassi fissi. I rischi legati all'incertezza economica e l'approccio più prudente delle banche alla concessione di prestiti hanno fatto sì che chi beneficiasse dei nuovi livelli del costo del denaro fissato dall'Eurotower non lo facesse pienamente, seppur in un contesto più favorevole di condizioni bancarie".

"La discesa del tasso Bce, passato dal 4,5% di settembre 2023 al 2% di oggi, equivale a una contrazione di 250 punti base in 21 mesi, ma è valsa, finora, una riduzione di soli 118 punti base per i tassi di erogazione di mutui per abitazione alle famiglie (il dato è calcolato come differenza tra il Taeg a ottobre 2023, pari a 4,72%, e Taeg a marzo 2025, pari a 3,54, ultimo dato disponibile). Se a ciò si aggiunge il fenomeno della ricrescita, seppure lenta, dei tassi di interesse sui mutui a tasso fisso, così come registrata nei primi mesi del 2025 - continua il sindacato bancario - anche il taglio odierno del costo del denaro da parte della Banca centrale europea, corre il rischio di mettere a dura prova l'attrattività delle nuove offerte di prestiti da parte del settore bancario e di avere effetti meno incisivi del previsto nel rilancio della liquidità nel tessuto economico.

A fine marzo 2025 il tasso di interesse finale (Taeg) dei mutui a famiglie per l'acquisto di abitazioni si è assestato al 3,54%, con una discesa che è proseguita da dicembre 2023, quando il tasso era pari al 4,82%. La sola risalita del parametro, registrata a febbraio al 3,58%, è riconducibile alle dinamiche legate all' indice di riferimento dei mutui a tasso fisso che risente di aspettative a lungo termine, parzialmente già inglobate nel tasso finale. La crescita complessiva dei prestiti erogati alle famiglie negli ultimi mesi (+1,9% da maggio 2024 a marzo 2025 ovvero 7,8 miliardi in più), considerato come un effetto di stimolo del pacchetto dei tagli dei tassi europei, lascia presagire che le misure economiche fissate dalla Banca centrale europea potranno dispiegare tutti il loro impatto in un contesto di maggiore stabilità economica", conclude l'analisi del sindacato.

Mutui, Roma e Milano il mercato nazionale con prestiti che valgono 86,9 miliardi

Roma e Milano valgono da sole quasi il 23% del mercato nazionale dei mutui. Le famiglie delle due principali città italiane hanno prestiti immobiliari per complessivi 86,9 miliardi di euro, 44,5 miliardi nella Capitale e 42,4 miliardi nel capoluogo lombardo, su un totale nazionale di 380,1 miliardi. Alle spalle di Roma e Milano, si colloca Napoli, con 13,9 miliardi di euro, seguita da Torino con 13,7 miliardi, Bologna con 10,2 miliardi e Firenze con 8,4 miliardi. Queste quattro città, tutte con popolazione superiore ai 300.000 abitanti e mercati immobiliari molto attivi, contribuiscono per ulteriori 46,2 miliardi al totale nazionale, ovvero il 12,1% circa. E' quanto emerge da un'analisi del sindacato bancario FABI.

Nella fascia intermedia della classifica troviamo Verona (6,9 miliardi), Bari (6,5 miliardi), Genova (6,1 miliardi) e Palermo (5,9 miliardi). Pur con caratteristiche diverse, tutte queste città si distinguono per un peso significativo in ambito regionale e un ruolo trainante nei rispettivi territori, anche se in alcuni casi, come Genova e Palermo, si registra una lieve contrazione rispetto al biennio precedente, complice un rallentamento del mercato e una minore dinamicità nelle nuove erogazioni. Complessivamente, considerando le prime 10 città italiane per volumi di mutui attivi, si arriva a una cifra vicina ai 140 miliardi di euro, pari a oltre un terzo (36,8%) dell'intero stock nazionale.

Un dato che evidenzia con chiarezza come il mercato del credito immobiliare in Italia sia fortemente polarizzato, con una netta prevalenza dei grandi centri urbani, mentre le aree interne e periferiche mostrano dinamiche molto più contenute. È questa la geografia del credito per la casa in Italia, dopo oltre un anno di riduzioni del costo del denaro deciso dalla Bce. Ma il nuovo taglio dei tassi d'interesse da parte della Banca centrale europea, l'ottavo consecutivo, che conferma la traiettoria espansiva della politica monetaria dell'Eurotower avviata ormai un anno fa, corre il rischio di avere effetti attenuati sull'economia reale. La riduzione del costo del denaro, che ha portato il tasso ufficiale dal 4,5% di settembre 2023 al 2% di giugno 2025 (-250 punti base), non si è ancora tradotta in un beneficio pieno per famiglie e imprese: nello stesso periodo, il tasso effettivo medio (Taeg) sui mutui per l'acquisto di abitazioni è sceso solo di 118 punti base, dal 4,72% di ottobre 2023 al 3,54% di marzo 2025.

L'allentamento monetario sta producendo segnali positivi ma lenti: tra maggio 2024 e marzo 2025, i prestiti alle famiglie sono cresciuti dell'1,9%, con un aumento di quasi 8 miliardi, mentre restano ancora elevati i margini bancari e i criteri di accesso al credito sono rigidi. In particolare, si assiste a un riavvicinamento tra i tassi fissi e variabili, con una lieve ripresa del Taeg registrata a febbraio (3,58%), a causa dell'andamento dei rendimenti a lungo termine.

Mutui, tra il 2022 e il 2024 l'ammontare complessivo è in crescita a 3,7 mld 

Tra il 2022 e il 2024, l'ammontare complessivo dei mutui concessi alle famiglie italiane è cresciuto di circa 3,7 miliardi di euro, pari a una variazione di poco inferiore all'1%, da 376,4 a 380,1 miliardi. E' quanto emerge da un'analisi del sindacato bancario FABI. L'andamento medio, però, nasconde marcate differenze tra le aree del Paese. Le performance migliori si registrano nel Nord Est, dove l'incremento complessivo è stato di 2,4 miliardi (+2,9%), e nel Sud, che ha segnato una crescita di 1,5 miliardi (+2,7%). In cima alla classifica per variazione percentuale si colloca la Sardegna, con una crescita del 3,3% e un incremento pari a 210 milioni di euro, passando da 6,36 a 6,57 miliardi. Seguono la Puglia (+3%, +521 milioni), l'Emilia-Romagna (+2,1%, +706 milioni), il Veneto (+1,8%, +611 milioni) e l'Abruzzo (+1,7%, +85 milioni).

In queste regioni, la domanda di mutui si è rafforzata, complice un mercato immobiliare dinamico e, in alcuni casi, un maggiore accesso al credito da parte delle famiglie. La Lombardia si conferma invece la regione con il contributo più rilevante in termini assoluti, grazie a un incremento di 1,4 miliardi (+1,5%), spinto soprattutto dal traino di Milano e delle altre aree urbane. Anche il Lazio registra un aumento (+0,5%, +241 milioni), sebbene la crescita sia concentrata quasi esclusivamente nella provincia di Roma. Sul fronte opposto, si segnalano flessioni più o meno marcate in diverse regioni, soprattutto al Nord Ovest e nel Mezzogiorno. La Liguria registra il calo più consistente in valore percentuale (-3,6%, -400 milioni), seguita da Valle d'Aosta (-2,5%, -17 milioni), Molise (-2,8%, -22 milioni), Calabria (-1,8%, -67 milioni), e Piemonte (-1,5%, -400 milioni). Anche in regioni come il Trentino-Alto Adige (-0,8%, -58 milioni) e le Marche (-0,2%, -17 milioni) l'andamento è stato debole o sostanzialmente stabile.

Il Nord Est ha mostrato complessivamente una buona tenuta, con incrementi in Friuli Venezia Giulia (+0,6%, +48 milioni), Emilia-Romagna (+2,1%) e Veneto (+1,8%). Al contrario, nel Nord Ovest si è assistito a una contrazione: oltre alla Liguria, in calo anche il Piemonte e la Valle d'Aosta. Il Sud ha offerto un quadro variegato: la Puglia e la Sardegna hanno evidenziato una dinamica positiva, così come la Campania (+1,4%, +279 milioni) e la Sicilia (+1,2%, +187 milioni), mentre la Calabria e il Molise hanno segnato una riduzione. Complessivamente, l'Italia conferma quindi un andamento differenziato a livello territoriale, riflesso delle diverse condizioni socioeconomiche e del diverso impatto dell'aumento dei tassi di interesse sull'accesso al credito.

Fabi, in Italia 6,9 milioni di famiglie indebitate. Oltre 3,5 mln con mutuo 

Le famiglie indebitate, in Italia, sono 6,9 milioni, pari a circa il 25% del totale: di queste, oltre 3 milioni e mezzo hanno un mutuo per l'acquisto di una casa. E' quanto scrive il sindacato bancario FABI in un'analisi. Nel corso del 2022 e del 2023, i tassi di interesse sui prestiti sono assai aumentati con il costo del denaro progressivamente arrivato al 4,5% per poi ripiegare al 3%. Dall'inizio del 2024, tuttavia, le banche, in previsione di un ritorno a una politica monetaria meno restrittiva da parte dell'Eurotower, hanno anticipato la prevista riduzione dei tassi e la discesa potrebbe proseguire nei prossimi mesi.

Di qui, vantaggi giù significativi per le famiglie, sia per comprare casa sia per comprare automobili o elettrodomestici. I tassi sui mutui sono già diminuiti a una media del 3,23% a dicembre, rispetto a livelli medi superiori al 5% del 2023 e potrebbero calare sotto quota 3%: sul mercato, sono già presenti molte offerte tra il 2,5% e il 2,9%. Sul totale di 380 miliardi erogati, circa un terzo, cioè 125 miliardi, è a tasso variabile e i restanti 255 miliardi sono a tasso fisso. Sono i titolari di mutui a tasso variabile ad aver patito gli effetti della fiammata dei tassi del biennio 2022-2023, con le rate salite anche del 70-80%. Sul totale di 25,7 milioni di famiglie italiane, quelle che hanno un mutuo sono circa 3,5 milioni, su complessivi 6,9 milioni di cittadini indebitati anche con altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali. 

LEGGI LE NOTIZIE DI ECONOMIA