Economia
Bruxelles verso l'ok alla manovra. Juncker dà ragione a Renzi sul Pil

"Si moltiplicano giorno dopo giorno i dati positivi sulla nostra economia. Oggi lo dice l'Istat, e anche in Europa la musica nei nostri confronti sta cambiando. Crescita piu' forte del previsto, ripartono i consumi, e - attenzione - nelle previsioni cala la curva del debito. Piu' lavoro e piu' fiducia, le riforme funzionano. Ripeto: non sono semplici numeri". Lo scrive su Facebook il premier Matteo Renzi. |
Prima l'ok informale da parte del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker alla clausola di flessibilità sui migranti (che vale lo 0,2% del Pil, circa 3 miliardi) richiesta da Renzi. Poi, la conferma della rotta, in quanto a numeri, della politica economica del governo italiano sempre da parte della Commissione europea. La correzione al rialzo delle stime (fatte a maggio) di crescita per il 2015 e del 2016 del nostro Paese da parte di Bruxelles fa ben sperare per il disco verde da parte dell'Ue alla legge di Stabilità del duo Renzi-Padoan, manovra che punta proprio sulla concessione delle clausole di flessibilità Ue in bilancio per buona parte delle sue coperture(circa 12 miliardi).
La Commissione europea ha allineato infatti le proprie indicazioni macroeconomiche alle stime di Palazzo Chigi contenute nella legge di Stabilità correggendo all'insù la crescita del Pil che nel 2016 sarà dell'1,5% (dall'1,4%, dopo lo 0,9% nel 2015) e nel 2017 dell'1,4%. Numeri che, secondo Bruxelles, provengono da una congiuntura caratterizzata da un rafforzamento della domanda interna.
"La ripresa in Italia è sempre più autosufficiente e meno dipendente da fattori temporanei come indebolimento dell'euro, calo dei prezzi petroliferi e allentamento della politica monetaria della Bce", ha affermato infatti il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, secondo cui "vi sono comunque i margini per un ulteriore miglioramento". Infatti, per l'Ue, la ripresa economica in Italia si sta rafforzando e la crescita aumenterà nel 2016 e nel 2017 con i prezzi del petrolio che rimangono bassi e la domanda interna "in miglioramento", in grado di "guidare" l'aumento del Pil il prossimo anno.
Quanto invece al deficit/Pil nominale, l'Ue lascia invariate le stime sul deficit italiano nel 2015 (2,6%) e rivede al rialzo quelle sul dato 2016 (2,3% invece del 2% previsto a maggio e del 2,2% inserito dal Governo nel Def). Questo "nonostante le positive prospettive di crescita", scrive l'esecutivo Ue, che vede anche un "peggioramento del deficit strutturale di circa mezzo punto".
Sull'debito, infine, sorvegliato speciale di Bruxelles, la Commissione prevede 132,2% nel 2016 (dopo 133% nel 2015) e 130% nel 2017, mentre il governo prevede 132,8% quest'anno, 131,4% l'anno prossimo e 127,9% nel 2017. Il miglioramento delle previsioni per quest'anno, spiegano i tecnici, si deve in particolare a fattori esterni quali il ribasso dei prezzi del petrolio, la politica monetaria accomodante della Banca centrale europea, e "un valore relativamente debole dell'euro".