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Economia
Butti (FdI) ad Affari: "Tim venda il Brasile per ritrovare la forza"
Alessio Butti, parlamentare di Fratelli d'Italia

È vero che avete un piano che volete presentare che coinvolge anche Tim?
Si tratta di una proposta politica che stiamo ultimando. Però da quello che vedo anche in questi giorni continuano le frizioni tra Vivendi e Tim. L’ex-Sip paga tutti gli errori del passato più o meno recente che non abbiamo mai smesso di indicare anche quando eravamo in solitudine a farlo. Il valore azionario del titolo (0,22 euro per azione, controvalore di 4,83 miliardi, ndr) è un’offesa per i piccoli azionisti. E poi c’è il downgrade di Moody’s, che dimostra la totale sfiducia dei mercati internazionali.

Vivendi che partita sta giocando?
Vuole palesemente passare all’incasso, ha accettato di vedere il suicidio di Tim Vision con i diritti del calcio, ha avallato altre azioni masochistiche e autolesioniste e adesso ovviamente, essendo socio di riferimento, pretende di monetizzare. Però è francese e questo non va troppo bene. Su Tim gravano, come abbiamo più volte evidenziato, fondi che sono già inseriti nei board o che aspettano di potervi entrare: e questi di certo non sono lì per fare beneficenza, oltretutto essendo stranieri non hanno alcun interesse a giocare a favore dell’azienda. Cdp continua a gestire tutto in modo molto opaco, essendo socia sia di Open Fiber che di Tim. 

L’integrazione tra FiberCop e Open Fiber procede…
Sì, ma c’è stato un pesantissimo rallentamento nelle aree bianche. Qualche responsabilità andrà pure attribuita ai bandi del Mise e di Infratel, ma Open Fiber negli ultimi mesi ha dormito sonni profondi. Il rischio è di replicare nelle aree grigie il fallimento delle aree bianche. Ci sono i fondi del Pnrr, che mi permetto di far notare essere denari pubblici, che non possono e non devono finire nelle tasche di Vivendi.

I francesi valutano la rete tra i 31 e i 34 miliardi. Secondo lei?
È una valutazione che non ha alcun senso, loro parlano per conto degli azionisti. Ma è una boutade bella e buona perché tra quattro anni l’attuale rete in rame non ci sarà più. Questo non lo dice Alessio Butti, ma il ministro Colao. Allora perché questa valutazione stratosferica della rete? In tutto ciò ci si dimentica delle ricadute sociali pesantissime che ci sono: si parla di migliaia di esuberi, a quanto mi risulta potrebbero essere fino a 12mila. Intanto però i vari ceo che si sono alternati si sono garantiti le loro pesanti buonuscite. 

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