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Economia
Cassacolf, primi aiuti per badanti e sostituti maternità per datori di lavoro

Dal 1° luglio sono entrati in vigore il rimborso per i costi della badante da 300 euro al mese per un anno per chi diventa non autosufficiente e l’indennità una tantum da 300 euro per aiutare le famiglie a pagare un sostituto quando la colf, la baby sitter o la badante vanno in maternità. A riportarlo è Il Sole 24 Ore. 

"I contributi da versare a Cassacolf, per tutti coloro che applicano il Ccnl siglato da Fidaldo e Domina con Cgil, Cisl, Uil e Federcolf, sono passati da tre a sei centesimi per ciascuna ora lavorata nel trimestre (due centesimi a carico del lavoratore e quattro centesimi a carico del datore). Il nuovo Ccnl chiarisce che, per la quota a carico del datore, i contributi di assistenza contrattuale hanno natura retributiva: quindi chi non li versa, in aggiunta ai contributi Inps, rischia di vederseli chiedere un domani dal lavoratore". Oggi, scrive il Sole 24 Ore, su 920mila lavoratori domestici regolari censiti dall’Inps, quelli iscritti a Cassacolf sono solo 400mila.

Il datore di lavoro domestico che diventa non autosufficiente può accedere al rimborso spese da 300 euro al mese per coprire almeno parzialmente i costi di una badante. Il primo requisito per poterlo fare, l’iscrizione a Cassacolf deve essere avvenuta quando il beneficiario aveva meno di 67 anni ed era ancora autosufficiente, "è un requisito selettivo" ammette Alessandro Lupi, vicepresidente di Cassacolf" stabilito per ragioni di sostenibilità finanziaria della misura. Lo consideriamo un punto di partenza, che alla lunga non rappresenterà più un problema".

Il secondo requisito è aver versato i contributi a Cassacolf, con continuità, nei quattro trimestri precedenti. Più facile è accedere all’aiuto una tantum da 300 euro per coprire le spese di sostituzione della lavoratrice domestica che va in maternità. "Questa misura" spiega ancora al Sole 24 Ore Alessandro Lupi "nasce con la finalità di favorire rapporti di lavoro regolari, anche se di breve durata, evitando che la famiglia ricorra a sostituzioni in nero". Si stima infatti che i 920mila lavoratori domestici censiti dall’Inps rappresentino solo la metà di quelli in servizio presso le famiglie.

 

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