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Economia
Colao dà il via al piano "Cloud Italia".In gara le cordate di Tim e Aruba e...

Via libera definitiva al progetto di cloud nazionale. Annunciato alla fine di giugno, è stato oggi presentato dal ministro Vittorio Colao. "È una casa moderna per i dati degli italiani. Si tratta di un risultato bilanciato, orientato a garantire al tempo stesso sicurezza e nuove tecnologie". Da questo momento, dunque, inizia un percorso di digitalizzazione e informatizzazione dei dati che si concluderà nel 2025 con la completa migrazione dei dati sulla “nuvola”.

I fondi complessivi stanziati saranno di 1,9 miliardi, la gran parte dei quali proverranno direttamente dal Pnrr. Da notare come l’obiettivo è quello di portare il 75% della pubblica amministrazione sul cloud, sotto il controllo e l’egida dell’agenzia per la cybersecurity guidata da Roberto Baldoni.

L’architettura non sarà organizzata su un unico cloud, ma su cinque, divisi in base alla delicatezza dei dati contenuti. Il primo e più importante è quello criptato che godrà di protezioni crittografate tra le più avanzate al mondo. L’Italia sceglierà partner tecnologici non necessariamente europei.

Questi controlli vigileranno anche sul cloud, pubblico e privato, su licenza. Terzo livello: servizi cloud interamente appaltati ai privati. Quarto livello, un cloud pubblico sottoposto a controlli ordinari. Infine, un quinto livello è quello di una struttura non qualificata che potrà risiedere anche al di fuori dei confini europei.

A fornire la piattaforma tecnologica ci dovrebbe essere – salvo sorprese – una cordata composta da Leonardo, Cdp, Sogei e Tim. La procedura per la gara, infatti, è quella del partenariato pubblico-privato che secondo Colao è il metodo più indicato per la coprogettualità. La gestione operativa del Polo Strategico Nazionale sarà suddivisa tra almeno quattro data center distribuiti in due regioni. Per questo è necessario individuare “un fornitore qualificato sulla base di opportuni requisiti tecnico-organizzativi” per  garantire il controllo sui dati in conformità con la normativa in materia, nonché rafforzare la possibilità della Pa di negoziare adeguate condizioni contrattuali con i fornitori di servizi Cloud”.

Dunque, appare quasi scontato che i quattro player (aziende private ma con una partecipazione pubblica diretta, come nel caso di Cdp, o indiretta come con Tim) possano avere una strada e un percorso preferenziale. Tra l’altro, Tim ha una partnership con Microsoft, che è già ora il fornitore di servizi d’elezione della pubblica amministrazione.

Sicuramente parteciperanno alla gara altri nomi di peso: il tandem Almaviva-Aruba, per esempio. La prima, azienda di servizi informatici di lungo corso, è al centro delle cronache perché, dopo aver fornito per molti anni il call center di Alitalia, si è vista sfilare la commessa dalla neonata Ita che ha assegnato il servizio a Covisian senza le clausole di salvaguardia sociale. Aruba è il principale fornitore di pec per professionisti e pmi ed è uno degli host più importanti in Italia.

Altri possibili interpreti sono le cordate Fincantieri-Amazon e Fastweb-Poligrafici. Ma in questo caso, come riporta Repubblica, sembra improbabile che si possano anche solo presentare: il Mef, infatti, starebbe scoraggiando altre partecipate dal presentare offerte. In realtà, secondo quanto risulta ad Affaritaliani, la partita non sarebbe chiusa e c’è – eccome – lo spazio per l’inserimento di altri attori sulla scena che completino l’offerta.

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