I conti di Papa Francesco non tornano: patrimonio e finanza in ordine, ma l'Obolo di San Pietro langue - Affaritaliani.it

Economia

I conti di Papa Francesco non tornano: patrimonio e finanza in ordine, ma l'Obolo di San Pietro langue

Crisi delle donazioni e riduzione dei contributi da Germania e Usa. Il patrimonio c'è, ma la cassa è vuota. I bilanci

I conti di Papa Francesco non tornano: patrimonio e finanza in ordine, ma l'Obolo di San Pietro langue

L'avviso Papa Francesco l'aveva mandato nel settembre dello scorso anno con una lettera ai Cardinali nella quale invitava a dare contributi per sostenere le casse del Vaticano verso il profondo rosso, con l'obiettivo di azzerare il deficit. Via Francesco, l'eredità economico-finanziaria del microstato del Vaticano è densa di luci e ombre.

La banca Ior e il patrimonio immobiliare Apsa in attivo

Luci, perché le due casseforti patrimoniali, lo Ior (la Santa Banca) e la Apsa che invece gestisce il patrimonio soprattutto di beni immobili, dopo la “cura Francesco” hanno chiuso i bilanci in attivo. La banca nel 2023 ha registrato un utile netto in aumento a 30, 6 mln di euro. Il patrimonio netto è di 0,7 mld, gestisce beni di clienti per 5,4 miliardi di euro e così nella cassa generale sono finiti 13,6 mln di euro. Scenario più o meno identico nella colonna col segno positivo per l'Apsa con utili per 45,9 mln di euro e contributi al Papa per 37,9 mln. E fin qui siamo nel settore finanziario e immobiliare.

Le entrate del Vaticano

Il vero nodo che fa tremare i polsi è il drastico calo delle entrate dello Stato, composto principalmente dalle donazioni dell'Obolo di San Pietro, dai ticket dei Musei Vaticani, e dall'Annona. Il “buco” è tutto nell'Obolo ed è dovuto al venir meno delle contribuzioni di principali finanziatori: la Chiesa americana e la Chiesa tedesca, che storicamente hanno sostenuto il Vaticano, ripianando ogni anno le “spese di Stato”. Da circa due anni, però, il flusso si è ridotto, presumibilmente per le politiche di rinnovamento messe in atto da Bergoglio che hanno “sfilacciato” i rapporti con gli americani che lo hanno considerato troppo progressista e i tedeschi che gli hanno rimproverato di essere conservatore e così il flusso generato dalle donazioni si è assottigliato sino al lumicino. Dietro le contribuzioni è evidente che si è nascosto un gioco di potere che avrà i suoi effetti anche sul prossimo Conclave.

I costi del Vaticano

Anche qui, il dualismo tra Santa Sede e Stato Vaticano, rende difficile l'individuazione ordinata delle uscite. All'Obolo fanno capo le spese per i Dicasteri “a servizio della missione del Papa” e i progetti di assistenza che nel 2013 hanno generato 52 mln di entrate e 109 mln di uscite causate soprattutto dai costi fissi della “macchina sacra”. A quanto ammonti il fondo dell'Obolo non è dato saperlo anche perché ha avuto sempre un bilancio tecnico, quasi “ideologico” pareggiato dai contributi internazionali.

La burocrazia vaticana e i 5 mila dipendenti

Tra le voci di costo più importanti c'è la struttura operativa di Stato con oltre 5 mila dipendenti. E qui le dolente note arrivano dalle scelte fatte dagli ultimi anni di sostituire i religiosi con i laici, con conseguente aumento dei costi di stipendi e pensioni. Negli ultimi anni il “Personale” è stato sottoposto ad una severa spending review con una diminuzione delle retribuzioni pari a circa l'8% per i laici, 5% per i cardinali e altrettanto per collaboratori e consulenti. Tra l'altro tra i dipendenti serpeggia il malumore per l'annunciata revisione del sistema pensionistico che prevede lo spostamento in avanti dell'eta pensionabile, ai quali vanno aggiunti il fondo sanitario per i religiosi e il fondo pensionistico.

Il calo delle donazioni

E il nuovo Papa, pur trovandosi in uno scenario favorevole sul lato patrimoniale, dovrà far fronte al calo clamoroso delle donazioni, in parte dovuto alla crisi economica globale, molto per la diminuzione del fedeli. E la carta di Papa Francesco sinora non è servita a molto: il Giubileo sinora è stato sottotono per via della malattia e resta poco per fare cassa: i funerali, il Conclave e la Giornata mondiale della Gioventù. Un cassiere attento suggerirebbe di allungare quanto più possibile l'elezione del nuovo Pontefice e chiamare a Roma quanti più pellegrini possibile.

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