Economia
Dazi di Trump? Un'opportunità non un fallimento. Cinque riflessioni di luglio sui mercati
L'accordo non andrebbe letto tanto come un trionfo o un fallimento, quanto piuttosto un’opportunità per andare avanti

L'UE ha fatto bene ad accettare l'accordo commerciale di Trump
L'UE ha accettato dazi del 15% sulle importazioni (più alcune intenzioni di investimento) in cambio di dazi zero sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. Economisti di spicco, tra cui Olivier Blanchard, hanno criticato l'accordo, affermando che “i dazi asimmetrici del 15% rappresentano una sconfitta per l'UE”. Il primo ministro francese François Bayrou ha espresso preoccupazioni simili, facendo eco al malcontento diffuso tra una certa fazione di leader europei.
Nella realtà, l'Europa ha affrontato i negoziati da una posizione di debolezza, limitata dalle vulnerabilità in settori chiave come l'industria automobilistica e la sicurezza. Con la conclusione dell'accordo, l'Europa può ora rivolgere la sua attenzione ad altre priorità. La Banca centrale europea ha normalizzato i tassi di interesse, la Germania si prepara a iniettare 1.000 miliardi di euro nella sua economia e il settore manifatturiero sta guadagnando slancio (l'indice dei responsabili degli acquisti è ora attorno a 50). Per questo l’accordo non andrebbe letto tanto come un trionfo o un fallimento, quanto piuttosto un’opportunità per andare avanti.
Schnabel ha dato il segnale di quella che i mercati hanno interpretato come una riunione “hawkish” della Bce a luglio
In un'intervista all'inizio di luglio, Isabel Schnabel, membro del Consiglio direttivo della Bce, ha affermato che la soglia per un altro taglio dei tassi è “molto alta”, sottolineando che i rischi per le prospettive di crescita dell'area euro sono diventati più equilibrati. La presidente Christine Lagarde ha ribadito questa posizione, aggiungendo che la Bce non si lascerà influenzare da lievi deviazioni dell'inflazione o della crescita e che la politica è definita in un'ottica di medio termine.
La BCE ritiene di aver raggiunto il giusto equilibrio, con una politica monetaria né eccessivamente restrittiva né eccessivamente accomodante. Qualsiasi aggiustamento ora, suggeriscono, sarebbe dettato principalmente da considerazioni di gestione del rischio. Ci vorrebbe uno shock significativo dal lato dell'offerta per invertire la tendenza dell'inflazione. Sebbene Lagarde non abbia escluso un cambiamento di rotta verso un aumento dei tassi, l'orientamento rimane quello di un ulteriore allentamento. Perciò, con l'allontanarsi di un taglio dei tassi, aumentano le probabilità che il prossimo taglio avvenga nel 2026 anziché quest'anno.
I tassi europei a lungo termine non hanno ancora fatto i conti con le forze fondamentali e tecniche che stanno plasmando il mercato
Le riforme dei fondi pensione olandesi ridurranno la domanda di titoli sovrani a lungo termine, con un trasferimento dei fondi verso attività a rendimento più elevato come azioni e credito. Secondo il Financial Times, i fondi pensione olandesi prevedono di vendere quest'anno 125 miliardi di euro di obbligazioni a lungo termine a causa di questa riforma. ING stima un impatto sulla duration di 500 milioni di dollari derivante dallo smantellamento delle coperture sui tassi d’interesse, in seguito alla riforma del sistema pensionistico olandese.
L'aumento delle emissioni, la riduzione del sostegno della Bce e i cambiamenti strutturali della domanda potrebbero destabilizzare i mercati obbligazionari a lungo termine. Barclays prevede che entro il 2026 l'emissione lorda di titoli sovrani europei raggiungerà 1.500 miliardi di euro (Barclays Research, July 2025); i tassi europei a lungo termine sono sottoposti a crescenti pressioni sia da fattori fondamentali sia tecnici che richiedono un attento monitoraggio.
Il rischio di credito nell'area sovrana europea è in forte aumento, con spread ai minimi dall'inizio dell'anno
L'incertezza geopolitica e i cambiamenti nelle regole del commercio globale hanno ulteriormente rafforzato le istituzioni europee. Iniziative come il programma SAFE (Strategic Autonomy and Defence of Europe) stanno promuovendo una maggiore integrazione, mentre la Bce continua a fornire sostegno monetario. L'indice Sentix Euro Break-up, che misura la probabilità che un paese dell'area euro esca dall'euro entro 12 mesi, è ai minimi storici.
L'ampia liquidità presente sul mercato sta alimentando le attività degli investitori. Il capitale viene spostato e rimpatriato, con il reddito fisso europeo che emerge come uno dei principali beneficiari. Gli spread più ridotti segnalano fiducia nella coesione europea, ma gli investitori devono rimanere vigili in un contesto globale fragile. La storia ci ha insegnato che un calo dello scetticismo, l'assenza di avversione al rischio e il clima generalmente positivo invitano alla prudenza, poiché i mercati possono cambiare in modo imprevedibile.
Le sfide fiscali del Regno Unito vanno ben oltre la questione immediata di come aumentare le tasse nel prossimo bilancio
Un rapporto dell'Office for Budget Responsibility (OBR) ha messo a nudo la dura realtà del debito galoppante e della persistente cattiva gestione delle finanze pubbliche. Il rapporto individua tre principali rischi fiscali a lungo termine: l'invecchiamento della popolazione, l'aumento dei costi pensionistici e le esigenze finanziarie legate al cambiamento climatico. Se le tendenze attuali non saranno invertite, il debito pubblico dovrebbe salire al 270% del Pil entro il 2070, superando di gran lunga livelli sostenibili.
I mercati hanno reagito, con i rendimenti dei titoli di Stato britannici a 10 anni ai livelli più alti del G7.L'abbandono da parte del governo dei tagli alla spesa previsti è un altro esempio di miopia politica. Il Regno Unito sta pagando il prezzo di uno scarso controllo dell'inflazione, di un indebitamento eccessivo e di una spesa insostenibile da parte dei governi che si sono succeduti. Senza riforme urgenti per affrontare i rischi fiscali a lungo termine, la traiettoria del debito e la resilienza economica del Regno Unito rimangono instabili.